Ancora sull’incorporabilità
Ho scaricato l’Us Declaration, un font gratuito ricalcato su un manoscritto della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America.
Posso incorporarlo in un programma o in un pdf? La risposta è molto confusa. Ho letto che ci sono degli appositi bit che contengono la risposta alla domanda in questione, ma il problema è che se un comune mortale prova a leggerli ottiene delle risposte contraddittorie.
Se vado nella cartella Fonts di Windows, in modalità Dettagli, nella colonna “Incorporabilità” mi compaiono due voci: “Stampa e Anteprima”, “Modificabile”.
Se ci clicco col destro, Proprietà, Dettagli, alla voce Incorporabilità c’è scritto “Con restrizioni”.
Mi appello al giudice Fontforge: apro il font col programma, finestra Informazioni, tabella Os/2, scheda Misc. Alla voce “Il font può venire incluso” c’è scritto: “Document modificabile”.
Come ci si può regolare in questo caos? Perché le definizioni non coincidono?
Non mi pare che il problema sia all’ordine del giorno, sul web.
Wikipedia in inglese, parlando in generale, dice che l’incorporabilità del font è una pratica controversa, perché permette la libera distribuzione di font coperti da copyright. Questa controversia può essere mitigata incorporando solo i caratteri richiesti per vedere il documento, ma questo impedisce di aggiungere caratteri precedentemente non utilizzati.
Microsoft Internet Explorer, dice ancora Wikipedia, permette solo l’embedding di font che includono protezioni Drm.
Una pagina del sito della Microsoft spiega che molti font hanno una licenza che può aggiungere restrizioni addizionali al loro uso e alla loro distribuzione. “Per informazioni su una certa licenza o un certo font, contattare l’editore originale” (“the original publisher”).
L’Us Declaration è un font amatoriale. Probabilmente c’è qualche problema nel codice. Il Times New Roman invece risulta “modificabile” dal punto di vista dell’incorporabilità con tutti e tre i metodi (anteprima, proprietà, Fontforge). “Modificabile” ovviamente non significa che si può modificare il file, ma che il font può essere incorporato in contenuti che possono essere modificati dall’utente. Che include i file Word.
Su Myfonts c’è una pagina apposita che spiega il tipo di licenza relativa ad ogni font comprato da lì, ma senza riferimenti espliciti all’incorporabilità.
C’è pure un link che riguarda possibili restrizioni: l’uso del font in un marchio registrato (probabilmente se lo fanno pagare, restrizioni geografiche (numero di luoghi) e prodotti che saranno venduti. (?)
La licenza della Monotype per il Times New Roman invece è molto esplicita. “Tu puoi incorporare il software solo in un documento elettronico che (i) non è un prodotto commerciale, (ii) è distribuito in un formato sicuro che non permette l’estrazione del font incorporato, e (iii) nel caso in cui...” e qui la traduzione è complessa... “un destinatario di un documento elettronico è in grado di utilizzare il programma per la modifica, solo se il destinatario di tale documento è sotto la tua stessa licenza. (Licensed Unit)
Il comma due prevede l’incorporabilità di immagini grafiche, anche in prodotti commerciali, con rappresentazione di una scritta in un certo font, ma solo se l’immagine non è usata come sostituzione del software. Ad esempio, le immagini non devono essere una raccolta dei singoli glifi del font, né deve essere la base per richiamare individualmente nel documento i singoli glifi.
L’articolo 5 invece riguarda gli stampatori commerciali: potete incorporare il font in un documento elettronico solo per la stampa, e fornire il documento ad uno stampatore commerciale solo per la stampa. Dovete mantenere una copia del programma usato per un particolare documento a meno che (?) lo stampatore non garantisca che ha acquistato o ottenuto una licenza per usare un particolare font.
Insomma, una licenza commerciale è molto dettagliata. Forse anche troppo.
Sarebbe interessante sapere quante e quali sanzioni vengono comminate ogni anno per violazioni di questo tipo. Credo che sia un numero trascurabile. La gran parte delle sanzioni, semmai, riguarderà i siti che garantiscono il download abusivo di un gran numero di font commerciali. Ma anche su questo fronte, non mi pare che le informazioni riescano ad uscire dalle aule di tribunale.
Posso incorporarlo in un programma o in un pdf? La risposta è molto confusa. Ho letto che ci sono degli appositi bit che contengono la risposta alla domanda in questione, ma il problema è che se un comune mortale prova a leggerli ottiene delle risposte contraddittorie.
Se vado nella cartella Fonts di Windows, in modalità Dettagli, nella colonna “Incorporabilità” mi compaiono due voci: “Stampa e Anteprima”, “Modificabile”.
Se ci clicco col destro, Proprietà, Dettagli, alla voce Incorporabilità c’è scritto “Con restrizioni”.
Mi appello al giudice Fontforge: apro il font col programma, finestra Informazioni, tabella Os/2, scheda Misc. Alla voce “Il font può venire incluso” c’è scritto: “Document modificabile”.
Come ci si può regolare in questo caos? Perché le definizioni non coincidono?
Non mi pare che il problema sia all’ordine del giorno, sul web.
Wikipedia in inglese, parlando in generale, dice che l’incorporabilità del font è una pratica controversa, perché permette la libera distribuzione di font coperti da copyright. Questa controversia può essere mitigata incorporando solo i caratteri richiesti per vedere il documento, ma questo impedisce di aggiungere caratteri precedentemente non utilizzati.
Microsoft Internet Explorer, dice ancora Wikipedia, permette solo l’embedding di font che includono protezioni Drm.
Una pagina del sito della Microsoft spiega che molti font hanno una licenza che può aggiungere restrizioni addizionali al loro uso e alla loro distribuzione. “Per informazioni su una certa licenza o un certo font, contattare l’editore originale” (“the original publisher”).
L’Us Declaration è un font amatoriale. Probabilmente c’è qualche problema nel codice. Il Times New Roman invece risulta “modificabile” dal punto di vista dell’incorporabilità con tutti e tre i metodi (anteprima, proprietà, Fontforge). “Modificabile” ovviamente non significa che si può modificare il file, ma che il font può essere incorporato in contenuti che possono essere modificati dall’utente. Che include i file Word.
Su Myfonts c’è una pagina apposita che spiega il tipo di licenza relativa ad ogni font comprato da lì, ma senza riferimenti espliciti all’incorporabilità.
C’è pure un link che riguarda possibili restrizioni: l’uso del font in un marchio registrato (probabilmente se lo fanno pagare, restrizioni geografiche (numero di luoghi) e prodotti che saranno venduti. (?)
La licenza della Monotype per il Times New Roman invece è molto esplicita. “Tu puoi incorporare il software solo in un documento elettronico che (i) non è un prodotto commerciale, (ii) è distribuito in un formato sicuro che non permette l’estrazione del font incorporato, e (iii) nel caso in cui...” e qui la traduzione è complessa... “un destinatario di un documento elettronico è in grado di utilizzare il programma per la modifica, solo se il destinatario di tale documento è sotto la tua stessa licenza. (Licensed Unit)
Il comma due prevede l’incorporabilità di immagini grafiche, anche in prodotti commerciali, con rappresentazione di una scritta in un certo font, ma solo se l’immagine non è usata come sostituzione del software. Ad esempio, le immagini non devono essere una raccolta dei singoli glifi del font, né deve essere la base per richiamare individualmente nel documento i singoli glifi.
L’articolo 5 invece riguarda gli stampatori commerciali: potete incorporare il font in un documento elettronico solo per la stampa, e fornire il documento ad uno stampatore commerciale solo per la stampa. Dovete mantenere una copia del programma usato per un particolare documento a meno che (?) lo stampatore non garantisca che ha acquistato o ottenuto una licenza per usare un particolare font.
Insomma, una licenza commerciale è molto dettagliata. Forse anche troppo.
Sarebbe interessante sapere quante e quali sanzioni vengono comminate ogni anno per violazioni di questo tipo. Credo che sia un numero trascurabile. La gran parte delle sanzioni, semmai, riguarderà i siti che garantiscono il download abusivo di un gran numero di font commerciali. Ma anche su questo fronte, non mi pare che le informazioni riescano ad uscire dalle aule di tribunale.
Commenti
Posta un commento