La ballata di Woody Guthrie: Copasetic
È uscita da poco in Italia la biografia a fumetti del noto cantautore americano Woody Guthrie.
In copertina il titolo “La ballata di Woody Guthrie” è scritto con un bel font retrò. Ma di che font si tratta?
La B ha l’occhiello inferiore più piccolo del superiore. Come nell’Itc Anna (o sul cancello di Auschwitz). La A ha un fianco curvo (il sinistro) e uno rettilineo. La E è a vita alta, spigolosa, tranne nell’angolo inferiore sinistro, che è curvo.
La O è perfettamente circolare, mentre la D sembra essere un semicerchio (idem la G). H a vita alta, R a vita bassa.
Sono tutte caratteristiche inusuali, così inusuali che non sono inserite nelle caratteristiche inusuali dal sito Identifont.
Provo a sfogliare la lista dei 56 font che Identifont ha raggruppato sulla base della R a vita bassa. La lettera A però ha sempre entrambi i fianchi rettilinei, o la vetta curva. L’unico che sviluppa l’idea di un fianco curvo e uno dritto è il P22 Arts and Crafts, che però adotta soluzioni molto più sperimentali.
La tecnologia può semplificare molto le ricerche, ma non in questo caso: passando la parola “ballata” a What The Font, il risultato esatto non esce. Quello che ci si avvicina di più, secondo il sito, è il Samuello 1. Che davvero ha una A con la gobba dalla parte giusta, ma il tratto centrale spunta all’esterno sulla destra, mentre nella copertina del graphic Novel spunta a sinistra. La B ha l’occhiello più piccolo in alto, anziché in basso.
Il Grande Guignol, il Gretta, l’Hedgerow partono dalla stessa idea per la lettera A, ma la sviluppano in maniera molto, molto distante.
A questo punto per semplificare il tutto, tolgo tutte le lettere tranne la A. Ma non ottengo un bel niente. O quasi. Arrivo al Copasetic Nf Pro, della CheapProFont, che ha una A normale, a tratti rettilinei, ma con il tratto orizzontale che spunta dalla parte giusta (a sinistra).
E la E? È proprio quella. Evidentemente anche Copasectic ha attinto alla stessa fonte.
Ma... ci sono delle varianti. E tra le varianti c’è proprio la A come quella del libro. Mi sa tanto che ho trovato. C’è pure una B variant con l’occhiello basso più piccolo. Io dico che è lui.
Tag “art deco”, “1920s”.
Autori: Nick Curtis e Roger Nelsson (proprietario del disegno Nick’s Fonts).
Sembra di capire che l’ispirazione è tratta da un catalogo Letraset, prima che arrivassero i computer. L’originale era molto sottile, da usare solo in grandi dimensioni, mentre questa versione è molto più robusta.
Sono due font in uno, dice l’autore, visto che quasi tutto le posizioni dell’alfabeto minuscolo contengono varianti delle maiuscole di base.
Insomma, What The Font dalla forma della A è arrivata subito alla soluzione, solo che l’anteprima automatica mostra l’altra A. Se non ci avessi cliccato sopra sarei andato oltre senza accorgermi della versione alternativa. A questo problema qua nessuno ha trovato la soluzione. Idem per Identifont: se una lettera è disponible in due versioni, in quale categoria catalogare un certo font. Beh, comunque, il carattere l’ho trovato, no? Solved.
In copertina il titolo “La ballata di Woody Guthrie” è scritto con un bel font retrò. Ma di che font si tratta?
La B ha l’occhiello inferiore più piccolo del superiore. Come nell’Itc Anna (o sul cancello di Auschwitz). La A ha un fianco curvo (il sinistro) e uno rettilineo. La E è a vita alta, spigolosa, tranne nell’angolo inferiore sinistro, che è curvo.
La O è perfettamente circolare, mentre la D sembra essere un semicerchio (idem la G). H a vita alta, R a vita bassa.
Sono tutte caratteristiche inusuali, così inusuali che non sono inserite nelle caratteristiche inusuali dal sito Identifont.
Provo a sfogliare la lista dei 56 font che Identifont ha raggruppato sulla base della R a vita bassa. La lettera A però ha sempre entrambi i fianchi rettilinei, o la vetta curva. L’unico che sviluppa l’idea di un fianco curvo e uno dritto è il P22 Arts and Crafts, che però adotta soluzioni molto più sperimentali.
La tecnologia può semplificare molto le ricerche, ma non in questo caso: passando la parola “ballata” a What The Font, il risultato esatto non esce. Quello che ci si avvicina di più, secondo il sito, è il Samuello 1. Che davvero ha una A con la gobba dalla parte giusta, ma il tratto centrale spunta all’esterno sulla destra, mentre nella copertina del graphic Novel spunta a sinistra. La B ha l’occhiello più piccolo in alto, anziché in basso.
Il Grande Guignol, il Gretta, l’Hedgerow partono dalla stessa idea per la lettera A, ma la sviluppano in maniera molto, molto distante.
A questo punto per semplificare il tutto, tolgo tutte le lettere tranne la A. Ma non ottengo un bel niente. O quasi. Arrivo al Copasetic Nf Pro, della CheapProFont, che ha una A normale, a tratti rettilinei, ma con il tratto orizzontale che spunta dalla parte giusta (a sinistra).
E la E? È proprio quella. Evidentemente anche Copasectic ha attinto alla stessa fonte.
Ma... ci sono delle varianti. E tra le varianti c’è proprio la A come quella del libro. Mi sa tanto che ho trovato. C’è pure una B variant con l’occhiello basso più piccolo. Io dico che è lui.
Tag “art deco”, “1920s”.
Autori: Nick Curtis e Roger Nelsson (proprietario del disegno Nick’s Fonts).
Sembra di capire che l’ispirazione è tratta da un catalogo Letraset, prima che arrivassero i computer. L’originale era molto sottile, da usare solo in grandi dimensioni, mentre questa versione è molto più robusta.
Sono due font in uno, dice l’autore, visto che quasi tutto le posizioni dell’alfabeto minuscolo contengono varianti delle maiuscole di base.
Insomma, What The Font dalla forma della A è arrivata subito alla soluzione, solo che l’anteprima automatica mostra l’altra A. Se non ci avessi cliccato sopra sarei andato oltre senza accorgermi della versione alternativa. A questo problema qua nessuno ha trovato la soluzione. Idem per Identifont: se una lettera è disponible in due versioni, in quale categoria catalogare un certo font. Beh, comunque, il carattere l’ho trovato, no? Solved.
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