Velvetyne
Su Fontlibrary è in evidenza un font chiamato Process, che dovrebbe essere disegnato per fare scritte multicolori. Ogni lettera è divisa in quadrati, a loro volta divisi in quattro spicchi dalle due diagonali. Ogni spicchio sarebbe di un colore diverso: quello in alto blu, quello a destra magenta, quello in basso giallo, quello a sinistra nero.
Il sistema è quello classico dei vari livelli: ripeti la scritta quattro volte, ogni volta in un colore diverso, e sovrapponi poi le quattro caselle di testo.
L’idea forse è interessante, la leggibilità del font è pessima. Tant’è vero che è pure scomparso dal sito della fonderia.
Per giunta credo ci sia anche qualche problema tecnico relativo al nome del font e alla sovrapposizione. Ma visto il risultato finale, non perdo tempo ad indagare.
Mi soffermo invece sul sito della fonderia. Che di sicuro attira l’attenzione.
Il nome è Velvetyne, ha un indirizzo francese, ma sito in lingua inglese. Impaginato in Steps Mono per i titoli e Sporting Grotesque per i testi. Entrambi caratteri display, d’impatto, che si notano.
Anche tutti gli altri font che si trovano in download sul sito hanno la attitudine a farsi notare, essendo strani per qualche caratteristica.
Il meno bislacco di tutti è forse il Fengardo Neue, che potrebbe spacciarsi per un normale senza grazie.
Altri sono abbastanza classici, tipo il Combat, che è una specie di Latin Wide, o un Daubenton, che è una specie di iscrizione romana fatta di tutte maiuscole.
Altri sono inutili in quanto illeggibili (Mourier), o dalle forme altamente sperimentali (Mixo).
C’è un Mister Pixel (pixelato) e c’è anche un dingbat con croci e crocette tipografiche di vari tipi (Mainz).
La fonderia è nata nel 2010. Il fondatore è Frank Adebiaye, che prima aveva un blog sulla tipografia.
Ora è un collettivo, di cui vengono nominati numerosi componenti.
I font forniti sono liberi e open source. Si possono usare, modificare e distribuire, anche nelle versioni modificate.
Sul sito si possono vedere numerosi usi dei font, anche se i link lampeggiano in maniera un po’ troppo frenetica per i miei gusti. C’è pure una barra superiore di intestazione che deve scorrere per forza.
Un comodo pulsante “random” permette di arrivare ad uno dei loro font in maniera casuale.
Altro effetto strano, quando si allarga una foto, la parte circostante anziché passare in grigio normalmente, passa in halftone.
L’account Twitter della fonderia è aggiornato costantemente.
Tra i tweet più recenti c’è il link al progetto Openmoji, che offre emoji gratis in formato svg e png con licenza Creative Commons.
Il sistema è quello classico dei vari livelli: ripeti la scritta quattro volte, ogni volta in un colore diverso, e sovrapponi poi le quattro caselle di testo.
L’idea forse è interessante, la leggibilità del font è pessima. Tant’è vero che è pure scomparso dal sito della fonderia.
Per giunta credo ci sia anche qualche problema tecnico relativo al nome del font e alla sovrapposizione. Ma visto il risultato finale, non perdo tempo ad indagare.
Mi soffermo invece sul sito della fonderia. Che di sicuro attira l’attenzione.
Il nome è Velvetyne, ha un indirizzo francese, ma sito in lingua inglese. Impaginato in Steps Mono per i titoli e Sporting Grotesque per i testi. Entrambi caratteri display, d’impatto, che si notano.
Anche tutti gli altri font che si trovano in download sul sito hanno la attitudine a farsi notare, essendo strani per qualche caratteristica.
Il meno bislacco di tutti è forse il Fengardo Neue, che potrebbe spacciarsi per un normale senza grazie.
Altri sono abbastanza classici, tipo il Combat, che è una specie di Latin Wide, o un Daubenton, che è una specie di iscrizione romana fatta di tutte maiuscole.
Altri sono inutili in quanto illeggibili (Mourier), o dalle forme altamente sperimentali (Mixo).
C’è un Mister Pixel (pixelato) e c’è anche un dingbat con croci e crocette tipografiche di vari tipi (Mainz).
La fonderia è nata nel 2010. Il fondatore è Frank Adebiaye, che prima aveva un blog sulla tipografia.
Ora è un collettivo, di cui vengono nominati numerosi componenti.
I font forniti sono liberi e open source. Si possono usare, modificare e distribuire, anche nelle versioni modificate.
Sul sito si possono vedere numerosi usi dei font, anche se i link lampeggiano in maniera un po’ troppo frenetica per i miei gusti. C’è pure una barra superiore di intestazione che deve scorrere per forza.
Un comodo pulsante “random” permette di arrivare ad uno dei loro font in maniera casuale.
Altro effetto strano, quando si allarga una foto, la parte circostante anziché passare in grigio normalmente, passa in halftone.
L’account Twitter della fonderia è aggiornato costantemente.
Tra i tweet più recenti c’è il link al progetto Openmoji, che offre emoji gratis in formato svg e png con licenza Creative Commons.
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