Bauhaus
Giravo nella categoria Varie della sezione Basico di Dafont. E mi sono imbattuto nel Moderna, un font (Fontalicious) che ha una a con qualcosa di familiare. Ha una forma geometrica, circolare, con una gamba che esce obliqua e rettilinea sulla destra, andando a poggiare sulla linea di base.
È una caratteristica ripresa da uno degli alfabeti derivati dal Bauhaus. Quale? Facile arrivarci: l’Itc Ronda, disegnato da Herb Lubalin nel 1970.
Il Moderna non è ricalcato sul Ronda, comunque. Basta guardare la forma della Q, o la g che è ad un solo occhiello.
Comunque tutto questo mi ha fatto porre di nuovo il problema di che cosa ha disegnato Bayer.
Cioè: se noi andiamo su Wikipedia in inglese e cerchiamo Bauhaus typeface, l’enciclopedia ci risponde che il carattere Bauhaus è basato sui disegni dell’alfabeto universale di Herbert Bayer, del 1925.
Il sito Design History però ci tiene a precisare che il carattere Itc Bauhaus risale al 1975, porta le firme di Ed Benguiat e Victor Caruso, ed è soltanto ispirato alle idee di Bayer Schmidt e altri, “ma non è un revival di nessun disegno Bauhaus”.
Nella stessa pagina, più in alto, un altro riquadro parla dell’alfabeto universale commissionato a Bayer da Gropius. C’è anche un’immagine, che però contiene due alfabeti diversi (due fasi diverse della lavorazione?) Nel primo la a ha ancora la forma del Futura, la g ha una forma tradizionale. La t ha la forma della maiuscola. La y ha il tratto discendente curvo.
Il secondo ha la a di forma più Bauhaus, ma non geometrica, ha la forma irregolare. La g riprende la forma della miuscola, ma con tratto discendente. La t è cruciforme, la y ha il tratto discendente rettilineo. La z ha alcuni spigoli arrotondati,. Cambiano le proporzioni tra m e n.
In ultima riga, una a isolata, dalla consueta forma a due livelli.
Queste forme sono state riprese dal P22 Bayer Universal, “uno dei molti esperimenti tipografici di Herbert Bayer che cercavano di ricondurre l’alfabeto a un single case” (nessuna necessità di avere differenza tra lettere maiuscole e minuscole).
A complicare il quadro c’è il Bauhaus 93, della Urw, che viene distribuito con pacchetti di software Microsoft e non solo, e che non ha nulla a che vedere con l’Itc Bauhaus di Benguiat.
Identifont scrive l’anno, 1993, ma non il nome del disegnatore. Se andiamo a guardare, si tratta di una versione del Blippo Black, disegnato nel lontano 1969 da Joe Taylor e Robert Trogman.
Sia il Bauhaus della Itc che il Blippo/Bauhaus non sono affatto unicase, come li immaginava Bayer. Hanno delle maiuscole, concepite anche in maniera abbastanza diversa. Blippo ha una M con la stessa forma della minuscola, mentre il Bauhaus della Itc ha una M con la forma della maiuscola, ma con gli spigoli di raccordo arrotondati. Il Bauhaus della Itc ha una E a forma di C col trattino centrale. Blippo invece ha una forma tradizionale, ma con gli spigoli arrotondati.
I motori di ricerca mettono in primo piano Wikipedia e qualche sito scarso che ha copiaincollato quelle poche righe che si trovano sull’enciclopedia libera.
Ma subito sotto c’è l’interessante articolo di introduzione ai font geometrici pubblicato da Font Shop. L’autore è storico dei caratteri tipografici (giovane e tedesco).
“Nessuno dei disegni originali del Bauhaus è stato realizzato in metallo. Erano invece disegnati a mano per le rispettive applicazioni”.
Tra le foto della pagina, anche un interessante confronto tra font geometrici dell’epoca, in cui mi colpisce quello disegnato da Josef Albers, avvicinando forme geometriche nere per formare le lettere dell’alfabeto.
È lo stesso concetto alla base del Futura Black. E infatti la scheda del Futura Black della Bitstream su Myfonts deve sforzarsi un po’ per fare luce sulla questione. Il disegno di Albers è del 1923, quello di Renner del 1929. Il concetto di partenza è lo stesso, ma la forma delle lettere è diversa. (dei font di Albers ne ha realizzato delle versioni digitali l’immancabile P22).
Comunque molti tendono ad attribuire il disegno del Futura Black a Albers. Il sito, per non scontentare nessuno, lo attribuisce ad entrambi i disegnatori, pur specificando che non c’è nessuna prova che i due si siano incontrati o abbiano collaborato al Futura Black.
Che, dice ancora il sito, “piuttosto confusamente è stato incluso nella serie Futura”, a cui non somiglia per niente.
Myfonts ha una biografia di una riga e un quarto su Renner: “Disegnatore tedesco attivo nel disegno di caratteri nel secondo quarto del ventesimo secolo, associato con Bauhaus e Bauer”.
Wikipedia ha una biografia più dettagliata, che non menziona il Bauhaus neanche una volta.
È una caratteristica ripresa da uno degli alfabeti derivati dal Bauhaus. Quale? Facile arrivarci: l’Itc Ronda, disegnato da Herb Lubalin nel 1970.
Il Moderna non è ricalcato sul Ronda, comunque. Basta guardare la forma della Q, o la g che è ad un solo occhiello.
Comunque tutto questo mi ha fatto porre di nuovo il problema di che cosa ha disegnato Bayer.
Cioè: se noi andiamo su Wikipedia in inglese e cerchiamo Bauhaus typeface, l’enciclopedia ci risponde che il carattere Bauhaus è basato sui disegni dell’alfabeto universale di Herbert Bayer, del 1925.
Il sito Design History però ci tiene a precisare che il carattere Itc Bauhaus risale al 1975, porta le firme di Ed Benguiat e Victor Caruso, ed è soltanto ispirato alle idee di Bayer Schmidt e altri, “ma non è un revival di nessun disegno Bauhaus”.
Nella stessa pagina, più in alto, un altro riquadro parla dell’alfabeto universale commissionato a Bayer da Gropius. C’è anche un’immagine, che però contiene due alfabeti diversi (due fasi diverse della lavorazione?) Nel primo la a ha ancora la forma del Futura, la g ha una forma tradizionale. La t ha la forma della maiuscola. La y ha il tratto discendente curvo.
Il secondo ha la a di forma più Bauhaus, ma non geometrica, ha la forma irregolare. La g riprende la forma della miuscola, ma con tratto discendente. La t è cruciforme, la y ha il tratto discendente rettilineo. La z ha alcuni spigoli arrotondati,. Cambiano le proporzioni tra m e n.
In ultima riga, una a isolata, dalla consueta forma a due livelli.
Queste forme sono state riprese dal P22 Bayer Universal, “uno dei molti esperimenti tipografici di Herbert Bayer che cercavano di ricondurre l’alfabeto a un single case” (nessuna necessità di avere differenza tra lettere maiuscole e minuscole).
A complicare il quadro c’è il Bauhaus 93, della Urw, che viene distribuito con pacchetti di software Microsoft e non solo, e che non ha nulla a che vedere con l’Itc Bauhaus di Benguiat.
Identifont scrive l’anno, 1993, ma non il nome del disegnatore. Se andiamo a guardare, si tratta di una versione del Blippo Black, disegnato nel lontano 1969 da Joe Taylor e Robert Trogman.
Sia il Bauhaus della Itc che il Blippo/Bauhaus non sono affatto unicase, come li immaginava Bayer. Hanno delle maiuscole, concepite anche in maniera abbastanza diversa. Blippo ha una M con la stessa forma della minuscola, mentre il Bauhaus della Itc ha una M con la forma della maiuscola, ma con gli spigoli di raccordo arrotondati. Il Bauhaus della Itc ha una E a forma di C col trattino centrale. Blippo invece ha una forma tradizionale, ma con gli spigoli arrotondati.
I motori di ricerca mettono in primo piano Wikipedia e qualche sito scarso che ha copiaincollato quelle poche righe che si trovano sull’enciclopedia libera.
Ma subito sotto c’è l’interessante articolo di introduzione ai font geometrici pubblicato da Font Shop. L’autore è storico dei caratteri tipografici (giovane e tedesco).
“Nessuno dei disegni originali del Bauhaus è stato realizzato in metallo. Erano invece disegnati a mano per le rispettive applicazioni”.
Tra le foto della pagina, anche un interessante confronto tra font geometrici dell’epoca, in cui mi colpisce quello disegnato da Josef Albers, avvicinando forme geometriche nere per formare le lettere dell’alfabeto.
È lo stesso concetto alla base del Futura Black. E infatti la scheda del Futura Black della Bitstream su Myfonts deve sforzarsi un po’ per fare luce sulla questione. Il disegno di Albers è del 1923, quello di Renner del 1929. Il concetto di partenza è lo stesso, ma la forma delle lettere è diversa. (dei font di Albers ne ha realizzato delle versioni digitali l’immancabile P22).
Comunque molti tendono ad attribuire il disegno del Futura Black a Albers. Il sito, per non scontentare nessuno, lo attribuisce ad entrambi i disegnatori, pur specificando che non c’è nessuna prova che i due si siano incontrati o abbiano collaborato al Futura Black.
Che, dice ancora il sito, “piuttosto confusamente è stato incluso nella serie Futura”, a cui non somiglia per niente.
Myfonts ha una biografia di una riga e un quarto su Renner: “Disegnatore tedesco attivo nel disegno di caratteri nel secondo quarto del ventesimo secolo, associato con Bauhaus e Bauer”.
Wikipedia ha una biografia più dettagliata, che non menziona il Bauhaus neanche una volta.
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