Google Fonts per popolarità

Quando si va su Google Fonts viene proposta la lista in ordine di “trending”. Che non si sa di preciso cosa significa. Nel senso che di sicuro c’è una formula che stabilisce l’ordinamento, ma nessuno sa questa formula quale sia. C’è però anche la possibilità di organizzarli per “popular”. Che già è qualcosa di più facilmente immaginabile.
Quelli che mi interessano in questo momento sono i font serif.
Al primo e secondo posto troviamo due slab: lo Slabo 27px e il Roboto Slab, il primo con 3 miliardi di Api servite nell’ultima settimana, il secondo a 1 e 67.
Più sotto ci sono Merriweather, Playfair Display, Lora, Pt Serif, Noto Serif, Crimson Text e Bitter. Alcuni dalle forme più moderne, altri più tradizionalisti.
Il Baskerville viene subito dopo, per il Garamond bisogna scendere ancora di un paio di righe.
Una mia curiosità è sempre quella di andare a vedere il peggior font in assoluto. All’ultimo posto c’è il Song Myung, che non è poi tanto male. Il BioRhyme Expanded magari, al penultimo posto, può risultare sgradevole perché le lettere sono eccessivamente grandi e larghe.
Anche l’Almendra Sc si trova molto in basso, eppure le lettere non sono sgradevoli. È un maiuscoletto dalle forme insolite, piene di reminiscenze medievali addirittura.
Per i sans serif la classifica non contiene particolari sorprese. I primi nomi sono noti e arcinoti. Nell’ordine: Roboto, Open Sans, Lato, Montserrat, Roboto Condensed, Oswald, Source Sans Pro, Raleway, Pt Sans, Open Sans Condensed, prima di Ubuntu e Noto Sans.
Nelle altre categorie sono meno ferrato. Nella Display, il Lobster è al primo posto, e questo è un classico. Seguono Abril Fatface, e Patua One (che mi risulta nuovo). Poi ci sono Comfortaa, Righteous e Passion One (sul secondo mi ci sono fermato per il post sul Corriere dello Sport).
Shrikhand, Poiret One, Concert One, Lobster Two e Titan One sono nomi che mi dicono ben poco.
Per la scrittura a mano riconosco il Pacifico, al secondo posto, forse il Dancing Script al quarto, Berkshire Swash al settimo e Great Vibes al decimo.
Tra i manoscritti, al primo posto c’è l’Indie Flower, che non è un calligrafico, ma è composto di lettere stampatelle.
Nella categoria Monospace, da soli 17 font, il podio è occupato da Roboto Mono, Inconsolata e Source Code Pro.
E se mischiamo insieme tutte le classifiche? Le prime sette posizioni sono occupate dai senza grazie. Poi lo Slabo 27px, poi altri due sans prima di Roboto Slab e Merriweather.
Il meno popolare in assoluto sarebbe il Sunflower, che a prima vista non ha niente di particolarmente sgradevole, ma non è neanche particolarmente originale.
In basso ci si trovano tentativi con lettere di altezza diversa (Dokdo), o di spessore diverso (Kirang Haerang), trasparenti e di difficile lettura come il Kumar One Outline, o pieni di punti di disturbo come il Black And White Picture.
Comunque non mi pare che su Google ci sia roba particolarmente brutto, al di là di scelte grafiche più o meno riuscite.

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