Hanken Design
La cosa che mi colpisce è il suffisso del sito web: hanken.co. Per quanto ne so .co è il suffisso della Colombia. È una fonderia colombiana, la Hanken?
Pare di no. Devroye racconta che si tratta di un disegnatore proveniente dalle Filippine, attualmente vive a Dubai. Il nome Alfredo Marco Pradil ricorda un po’ l’Italia, ma non vengono fornite spiegazioni in proposito.
Su Myfonts ci sono solo 4 famiglie della Hanken Design Co. Tutti sans. Due dalle forme tradizionali, Grotesk e Cerebri, uno con le forme del Futura, Neue Hans Kendrik, uno monospace, Ahamono. Quest’ultimo è quello che mi colpisce di più per certe forme eleganti, come quella della l, e gli spigoli arrotondati. Ci manca lo Yavimayan, che è un vero capolavoro: un elegantissimo carattere con grazie, dove mancano in gran parte i tratti rettilinei e gli spigoli. Anche la v, ad esempio, è formata da due fianchi arrotondati, morbidi, calligrafici. Al momento è in evidenza sul sito della fonderia. Scrive Devroye che si tratta di una della quattro novità che la fonderia ha già fatto uscire quest’anno. Tant’è vero che Identifont non ha ancora aggiornato la lista di font di questa fonderia, che già occupa quattro pagine. Al primo posto dei most popular il sito ci mette l’Industri Bold, con la t stile futura, la l curvata in basso e il pallino sulla i tondo.
Identifont pubblica anche la foto di Pradil. A dispetto del nome Alfredo Marco, si riconoscono i lineamenti asiatici. Nella biografia non c’è nulla che lo ricolleghi con l’Italia o l’Europa. È giovane: i primi caratteri disegnati risalgono al 2012. Il progetto più interessante (e sconosciuto) è quello del Mobilo, un font animato. Sul sito Animography.net è possibile vederlo insieme a tanti altri font animati creati da altri disegnatori. Per animare il Mobilo ci sono voluti 236 animatori diversi. Il concetto è semplice: per inserire una scritta animata in un video non c’è bisogno di lavorare all’animazione a partire da zero. Usando Font Manager e un font che è già stato animato in precedenza, si può ottenere con pochi facili passi una scritta che viene disegnata lettera per lettera. I colori sono personalizzabili, così come l’ordine di apparizione delle lettere e il tempo che deve trascorrere tra l’apparizione di una lettera e quella successiva.
Font Manager costa 37 euro. I font sfusi costano tra i 25 e i 35 euro. Ma ce ne sono alcuni gratuiti. Tra cui il Mobilo. Che per certi versi è più bello rispetto agli altri, perché mentre altrove ci si concentra solo sull’apparizione delle linee, qui fanno capolino facce di mostriciattoli che poi si trasformano nelle lettere dell’alfabeto.
Fonts In Use segnala vari usi font Hanken: tre dell’Hk Grotesk, uno del Cerebri, sul sito Vinebox, nel 2017, e uno dell’Okomito. Che parla italiano, nel senso che è stato usato per un libro fotografico del 2017 intitolato: “Lampedusa, Gli occhi del Turista”. Autore: Lorenzo Ballarini. Da quello che possiamo vedere, le pagine in cui non ci sono foto hanno lo sfondo grigio, e le scritte in due colonne per pagina, allineate a sinistra (a bandiera). La prima colonna in colore chiaro contiene il testo in italiano, la seconda in colore più scuro contiene la traduzione in inglese. Pagine non numerate.
L’Okomito è stato disegnato nel 2016. Un normale grotesque, con la Q che ha la coda mezza dentro e mezza fuori, come l’Arial, ma serpeggiante anziché rettilinea (e la g è a due livelli).Si può comprare sul sito della Hanken e su Sellfy.
Identifont non l’ha ancora catalogato, quindi non ha caratteri simili con cui confrontarlo.
Pare di no. Devroye racconta che si tratta di un disegnatore proveniente dalle Filippine, attualmente vive a Dubai. Il nome Alfredo Marco Pradil ricorda un po’ l’Italia, ma non vengono fornite spiegazioni in proposito.
Su Myfonts ci sono solo 4 famiglie della Hanken Design Co. Tutti sans. Due dalle forme tradizionali, Grotesk e Cerebri, uno con le forme del Futura, Neue Hans Kendrik, uno monospace, Ahamono. Quest’ultimo è quello che mi colpisce di più per certe forme eleganti, come quella della l, e gli spigoli arrotondati. Ci manca lo Yavimayan, che è un vero capolavoro: un elegantissimo carattere con grazie, dove mancano in gran parte i tratti rettilinei e gli spigoli. Anche la v, ad esempio, è formata da due fianchi arrotondati, morbidi, calligrafici. Al momento è in evidenza sul sito della fonderia. Scrive Devroye che si tratta di una della quattro novità che la fonderia ha già fatto uscire quest’anno. Tant’è vero che Identifont non ha ancora aggiornato la lista di font di questa fonderia, che già occupa quattro pagine. Al primo posto dei most popular il sito ci mette l’Industri Bold, con la t stile futura, la l curvata in basso e il pallino sulla i tondo.
Identifont pubblica anche la foto di Pradil. A dispetto del nome Alfredo Marco, si riconoscono i lineamenti asiatici. Nella biografia non c’è nulla che lo ricolleghi con l’Italia o l’Europa. È giovane: i primi caratteri disegnati risalgono al 2012. Il progetto più interessante (e sconosciuto) è quello del Mobilo, un font animato. Sul sito Animography.net è possibile vederlo insieme a tanti altri font animati creati da altri disegnatori. Per animare il Mobilo ci sono voluti 236 animatori diversi. Il concetto è semplice: per inserire una scritta animata in un video non c’è bisogno di lavorare all’animazione a partire da zero. Usando Font Manager e un font che è già stato animato in precedenza, si può ottenere con pochi facili passi una scritta che viene disegnata lettera per lettera. I colori sono personalizzabili, così come l’ordine di apparizione delle lettere e il tempo che deve trascorrere tra l’apparizione di una lettera e quella successiva.
Font Manager costa 37 euro. I font sfusi costano tra i 25 e i 35 euro. Ma ce ne sono alcuni gratuiti. Tra cui il Mobilo. Che per certi versi è più bello rispetto agli altri, perché mentre altrove ci si concentra solo sull’apparizione delle linee, qui fanno capolino facce di mostriciattoli che poi si trasformano nelle lettere dell’alfabeto.
Fonts In Use segnala vari usi font Hanken: tre dell’Hk Grotesk, uno del Cerebri, sul sito Vinebox, nel 2017, e uno dell’Okomito. Che parla italiano, nel senso che è stato usato per un libro fotografico del 2017 intitolato: “Lampedusa, Gli occhi del Turista”. Autore: Lorenzo Ballarini. Da quello che possiamo vedere, le pagine in cui non ci sono foto hanno lo sfondo grigio, e le scritte in due colonne per pagina, allineate a sinistra (a bandiera). La prima colonna in colore chiaro contiene il testo in italiano, la seconda in colore più scuro contiene la traduzione in inglese. Pagine non numerate.
L’Okomito è stato disegnato nel 2016. Un normale grotesque, con la Q che ha la coda mezza dentro e mezza fuori, come l’Arial, ma serpeggiante anziché rettilinea (e la g è a due livelli).Si può comprare sul sito della Hanken e su Sellfy.
Identifont non l’ha ancora catalogato, quindi non ha caratteri simili con cui confrontarlo.
Commenti
Posta un commento