Obelisco, obelo, fiorone, piede di mosca...
L’obelisco è un segno tipografico a forma di croce. È quello che si usa di solito per indicare la data di morte di un personaggio. Secondo Wikipedia, è chiamato anche pugnale o spada. In inglese dagger, o obelisk. Talvolta si chiama obelus, ma in questo caso si rischia di confondersi con uno dei simboli usati per indicare la divisione, il trattino con un punto sopra e uno sotto.
Non deve essere confuso col simbolo della croce latina, che pure è stato inserito nell’Unicode (u+271d, mentre l’obelisco è u+2020).
Oltre ad essere usato sui libri per indicare morte di un personaggio o estinzione di un fenomeno, sono elencati molti altri usi. In filologia una porzione di testo racchiuso tra due obelischi è quello che si ritiene non facente parte del testo originale. Altri usi specialistici riguardano l’algebra o la meccanica quantistica.
È possibile anche utilizzarlo per indicare una nota a piè pagina, come l’asterisco. Per la prima nota si usa l’asterisco, per la seconda l’obelisco, per la terza il doppio obelisco.
Negli antichi salteri veniva usato per indicare una pausa nel canto.
Esiste anche un triple dagger che sarebbe entrato a far parte di Unicode, ma non si è mai visto.
Wikipedia in inglese cataloga l’obelisco nella categoria “General typography”, lasciando ben poco nella categoria “uncommon typography”: asterismo, edera, interbang e altro.
Anche l’obelo ha una sua pagina su Wikipedia. Usato soprattutto in lingua inglese per indicare la divisione. Talvolta si usa per indicare l’intervallo tra due numeri.
Tra i simboli tipografici riconosciuti da Wikipedia c’è anche il fleuron, tradotto come fiorone. Può essere un fiore vero e proprio, oppure una foglia d’edera, orientata in vari modi. Quest’ultima viene chiamata anche aldus leaf (la foglia di Aldo Manunzio).
Uno dei più vecchi ornamenti tipografici, usata per dividere i paragrafi.
Inutile dire che in molti font questo glifo non c’è. Ma in alcuni si: Arial Unicode, Eb Garamond, Cardo...Uno dei glifi dal nome strano è il cosiddetto piede di mosca. Usato soprattutto in passato nei libri di diritto e nei libri religiosi, serviva a segnare un capoverso o un paragrafo, o per indicare una nota staccata o un rinvio.
È quel simbolo che compare nei Word Processor quando si visualizzano i caratteri non stampabili, per indicare l’invio a capo (in OpenOffice, premere ctrl+f10).
Esiste un sistema per inserire i caratteri speciali senza andarli a cercare nella tabella dei caratteri speciali?
Per alcune lettere e simboli c’è l’apposito alt code. Solo che tutta una serie di dettagli informatici complicano la faccenda, per cui non è semplice risalire all’alt code di una lettera, anche perché software diversi reagiscono in maniera diversa.
C’è la possibilità di inserire direttamente il codice Unicode della lettera in questione, che sarebbe l’idea migliore. In OpenOffice su Linux questa possibilità è built-in, mentre su Windows bisogna scaricare l’apposita extension.
Non deve essere confuso col simbolo della croce latina, che pure è stato inserito nell’Unicode (u+271d, mentre l’obelisco è u+2020).
Oltre ad essere usato sui libri per indicare morte di un personaggio o estinzione di un fenomeno, sono elencati molti altri usi. In filologia una porzione di testo racchiuso tra due obelischi è quello che si ritiene non facente parte del testo originale. Altri usi specialistici riguardano l’algebra o la meccanica quantistica.
È possibile anche utilizzarlo per indicare una nota a piè pagina, come l’asterisco. Per la prima nota si usa l’asterisco, per la seconda l’obelisco, per la terza il doppio obelisco.
Negli antichi salteri veniva usato per indicare una pausa nel canto.
Esiste anche un triple dagger che sarebbe entrato a far parte di Unicode, ma non si è mai visto.
Wikipedia in inglese cataloga l’obelisco nella categoria “General typography”, lasciando ben poco nella categoria “uncommon typography”: asterismo, edera, interbang e altro.
Anche l’obelo ha una sua pagina su Wikipedia. Usato soprattutto in lingua inglese per indicare la divisione. Talvolta si usa per indicare l’intervallo tra due numeri.
Tra i simboli tipografici riconosciuti da Wikipedia c’è anche il fleuron, tradotto come fiorone. Può essere un fiore vero e proprio, oppure una foglia d’edera, orientata in vari modi. Quest’ultima viene chiamata anche aldus leaf (la foglia di Aldo Manunzio).
Uno dei più vecchi ornamenti tipografici, usata per dividere i paragrafi.
Inutile dire che in molti font questo glifo non c’è. Ma in alcuni si: Arial Unicode, Eb Garamond, Cardo...Uno dei glifi dal nome strano è il cosiddetto piede di mosca. Usato soprattutto in passato nei libri di diritto e nei libri religiosi, serviva a segnare un capoverso o un paragrafo, o per indicare una nota staccata o un rinvio.
È quel simbolo che compare nei Word Processor quando si visualizzano i caratteri non stampabili, per indicare l’invio a capo (in OpenOffice, premere ctrl+f10).
Esiste un sistema per inserire i caratteri speciali senza andarli a cercare nella tabella dei caratteri speciali?
Per alcune lettere e simboli c’è l’apposito alt code. Solo che tutta una serie di dettagli informatici complicano la faccenda, per cui non è semplice risalire all’alt code di una lettera, anche perché software diversi reagiscono in maniera diversa.
C’è la possibilità di inserire direttamente il codice Unicode della lettera in questione, che sarebbe l’idea migliore. In OpenOffice su Linux questa possibilità è built-in, mentre su Windows bisogna scaricare l’apposita extension.
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