Umanità Nova
Il sito anarchico Umanità Nova ha una testata interessante. Provo a passarla a Wtf, ma non me la riconosce. Allora gli passo solo la O, che è molto caratteristica, con la forma d’uovo e il bianco decentrato.
Vari risultati, di cui tre ci si avvicinano. Uno è il Marcus Displaeus, che però ha le lettere dalla forma gommosa (l’autore, George Ryan, americano, ha scelto il nome come dedica al suo nipotino di 5 anni, Marco Antonio. Interessanti gli aneddoti che l’autore scrive per spiegare i suoi font).
Il secondo è il Pag Julio. Qui le linee rettilinee e gli spigoli ci stanno, ma il carattere è molto esuberante. La punta della M non tocca terra, il bianco della A è molto meno. Anche i tratti della N occupano molto più spazio.
L’ultimo è l’Oxamu, che non ci si avvicina neanche lontanamente: le lettere sono originalissime, con occhi, denti e forme strane che spuntano sulle maiuscole. Si tratta di uno stencil, filled, per giunta, quindi i rapporti tra i vari tratti non sono quelli consueti.
Il Font Moose di Luc Devroye, se uno gli passa soltanto la O, risponde Oxfamu sicuro. Anche se la O di Oxfamu è più allungata. Spedendo varie lettere, non si ottiene di meglio: Nov Schmoz Kapop Nf, dove il bianco della O è stretto e ha i fianchi rettilinei, mentre le altre lettere sono arrotondate (vedere la A, per esempio).
Peccato che Font Moose non visualizza l’anteprima della parola che uno sta cercando, ma solo la parte iniziale di uno specimen in ordine alfabetico.
E tra i gratuiti, c’è chi ha osato disegnare la O in quel modo? Sfoglio i retro, e le prime pagine di sans serif, ma non sono molto ottimista.
Sfoglio pure i display di Google, ma l’unica cosa che trovo e lo Spicy Rice. La O ci si può avvicinare un po’, ma tutto il resto no. È un font festoso ed esuberante, nulla a che vedere con la testata del sito.
Gli articoli e i titoli sono scritti in Arial. Nulla di originale.
Il sito di A – Rivista Anarchica invece usa il Futura per il sommario. Titoli e articoli invece sono in Times New Roman.
Vari risultati, di cui tre ci si avvicinano. Uno è il Marcus Displaeus, che però ha le lettere dalla forma gommosa (l’autore, George Ryan, americano, ha scelto il nome come dedica al suo nipotino di 5 anni, Marco Antonio. Interessanti gli aneddoti che l’autore scrive per spiegare i suoi font).
Il secondo è il Pag Julio. Qui le linee rettilinee e gli spigoli ci stanno, ma il carattere è molto esuberante. La punta della M non tocca terra, il bianco della A è molto meno. Anche i tratti della N occupano molto più spazio.
L’ultimo è l’Oxamu, che non ci si avvicina neanche lontanamente: le lettere sono originalissime, con occhi, denti e forme strane che spuntano sulle maiuscole. Si tratta di uno stencil, filled, per giunta, quindi i rapporti tra i vari tratti non sono quelli consueti.
Il Font Moose di Luc Devroye, se uno gli passa soltanto la O, risponde Oxfamu sicuro. Anche se la O di Oxfamu è più allungata. Spedendo varie lettere, non si ottiene di meglio: Nov Schmoz Kapop Nf, dove il bianco della O è stretto e ha i fianchi rettilinei, mentre le altre lettere sono arrotondate (vedere la A, per esempio).
Peccato che Font Moose non visualizza l’anteprima della parola che uno sta cercando, ma solo la parte iniziale di uno specimen in ordine alfabetico.
E tra i gratuiti, c’è chi ha osato disegnare la O in quel modo? Sfoglio i retro, e le prime pagine di sans serif, ma non sono molto ottimista.
Sfoglio pure i display di Google, ma l’unica cosa che trovo e lo Spicy Rice. La O ci si può avvicinare un po’, ma tutto il resto no. È un font festoso ed esuberante, nulla a che vedere con la testata del sito.
Gli articoli e i titoli sono scritti in Arial. Nulla di originale.
Il sito di A – Rivista Anarchica invece usa il Futura per il sommario. Titoli e articoli invece sono in Times New Roman.
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