Telegrafico
La fonderia italiana Zetafonts la fa da padrona su Dafont, specie nella categoria sans serif. Oggi Il Cocogoose Narrows è al secondo posto, dietro il Bebas Neue, per numero di download (oltre 4 mila e settecento). Nella top 20 entra pure l’Aliens and Cows, mentre altri si trovano disseminati in tutte le pagine successive.
Zetafonts è italiana, ma nessuno conosce la sua esistenza: né Wikipedia in italiano, né quella in inglese (che di solito è più attrezzata) nominano mai la fonderia.
Tutto quello che sappiamo ce lo dice il loro sito web. I fondatori sono tre: Francesco Canovaro, Cosimo Lorenzo Pancini e Debora Manetti. Numerosi altri disegnatori hano collaborato nel corso degli anni.
Sul sito ufficiale, nella pagina dei contatti, si apre automaticamente una finestra di chat, con un messaggio automatico firmato Veronica, per contattare facilmente i gestori del sito (powered by Tawk.to).
Ma su Dafont c’è anche qualche traccia italiana che passa ancora più inosservata.
Mi cade l’occhio sul Telegrafico, un font di sole lettere maiuscole, molto spaziate l’una dall’altra. Adatte per un’insegna, non certo per un telegramma. Magari ricalcato su qualche insegna di un ufficio del telegrafo? La didascalia non spiega nulla. Il nome è italiano, ma anche il nome del disegnatore lo è: Salvo Nicolosi.
L’enciclopedico sito di Luc Devroye ci fornisce qualche dettaglio. Nato a Ragalna (Sicilia, provincia di Catania) nel 1976, creatore di vari font tra il 2000 e il 2009.
Solo quattro specimen, di cui due per il Telegrafico, che poi è lo stesso in due colori diversi.
Gli altri due sono dedicati al Maagkramp, un bauhaus che apparentemente prima era stato chiamato Tondo.
Su Dafont ci sono altri quattro font dello stesso autore: l’Atype, un senza grazie sempliciotto, Drinking e Special K, senza grazie condensati (il primo molto) con un certo contrasto, e il Plaster Caster, che è una specie di Stock, ma è difettosissimo: a ed e sono uguali, mentre la c è come la a dello Stock.
Altre lettere sono difficilmente riconoscibili, le maiuscole mi sembrano un po’ troppo alte. Forse sarebbe meglio nasconderli certi risultati non troppo riusciti. Due malcapitati l’hanno scaricato solo nella giornata di ieri.
Nicolosi ha una pagina su Deviant Art, su cui pubblica i suoi lavoretti di grafica. Tra cui i font. Ha ricevuto vari commenti, anni fa. Non a tutti ha risposto. Gli ultimi progetti in campo tipografico sembra siano stati lasciati a metà. Comunque non sono stati rilasciati pubblicamente.
L’unico ad essere stato catalogato da Identifont è appunto il Telegrafico, con link che rimanda a Dafont e disclaimer: “No lower case or accented characters or digits”. In effetti mancano pure i segni di interpunzione. Tutti i posti vuoti sono riempiti da un trattino. Insomma l’unico font che ha attirato l’attenzione internazionale... è incompleto. Che diamine!
Zetafonts è italiana, ma nessuno conosce la sua esistenza: né Wikipedia in italiano, né quella in inglese (che di solito è più attrezzata) nominano mai la fonderia.
Tutto quello che sappiamo ce lo dice il loro sito web. I fondatori sono tre: Francesco Canovaro, Cosimo Lorenzo Pancini e Debora Manetti. Numerosi altri disegnatori hano collaborato nel corso degli anni.
Sul sito ufficiale, nella pagina dei contatti, si apre automaticamente una finestra di chat, con un messaggio automatico firmato Veronica, per contattare facilmente i gestori del sito (powered by Tawk.to).
Ma su Dafont c’è anche qualche traccia italiana che passa ancora più inosservata.
Mi cade l’occhio sul Telegrafico, un font di sole lettere maiuscole, molto spaziate l’una dall’altra. Adatte per un’insegna, non certo per un telegramma. Magari ricalcato su qualche insegna di un ufficio del telegrafo? La didascalia non spiega nulla. Il nome è italiano, ma anche il nome del disegnatore lo è: Salvo Nicolosi.
L’enciclopedico sito di Luc Devroye ci fornisce qualche dettaglio. Nato a Ragalna (Sicilia, provincia di Catania) nel 1976, creatore di vari font tra il 2000 e il 2009.
Solo quattro specimen, di cui due per il Telegrafico, che poi è lo stesso in due colori diversi.
Gli altri due sono dedicati al Maagkramp, un bauhaus che apparentemente prima era stato chiamato Tondo.
Su Dafont ci sono altri quattro font dello stesso autore: l’Atype, un senza grazie sempliciotto, Drinking e Special K, senza grazie condensati (il primo molto) con un certo contrasto, e il Plaster Caster, che è una specie di Stock, ma è difettosissimo: a ed e sono uguali, mentre la c è come la a dello Stock.
Altre lettere sono difficilmente riconoscibili, le maiuscole mi sembrano un po’ troppo alte. Forse sarebbe meglio nasconderli certi risultati non troppo riusciti. Due malcapitati l’hanno scaricato solo nella giornata di ieri.
Nicolosi ha una pagina su Deviant Art, su cui pubblica i suoi lavoretti di grafica. Tra cui i font. Ha ricevuto vari commenti, anni fa. Non a tutti ha risposto. Gli ultimi progetti in campo tipografico sembra siano stati lasciati a metà. Comunque non sono stati rilasciati pubblicamente.
L’unico ad essere stato catalogato da Identifont è appunto il Telegrafico, con link che rimanda a Dafont e disclaimer: “No lower case or accented characters or digits”. In effetti mancano pure i segni di interpunzione. Tutti i posti vuoti sono riempiti da un trattino. Insomma l’unico font che ha attirato l’attenzione internazionale... è incompleto. Che diamine!
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