Il Sillabario Vai. L’alfabeto N’Ko. L’alfabeto etiopico

Negli Stati Uniti d’America è famosa la storia del sillabario Cherokee, inventato all’inizio dell’Ottocento da un tale Sequoyah ed entrato poi in uso nella tribù, tanto che già a partire dall’800 ne erano stati tratti dei caratteri da stampa. In seguito si è passati alle macchine da scrivere, ai font per computer, a quelli per cellulare. I caratteri Cherokee vengono insegnati ai bambini, compaiono su insegne e segnali stradali.
Una storia simile è quella del sillabario Vai messo a punto da un tale Momuli Duwalu Bukele attorno al 1830, in Liberia. È diventato uno degli alfabeti indigeni di maggior successo nell’Africa occidentale, per numero di persone che lo usano (l’altro alfabeto molto usato è quello N’Ko).
Una storia scollegata? Forse no. Visto che il sillabario Vai è successivo a quello Cherokee, e visto che in Liberia emigrarono persone provenienti dagli Usa, su Wikipedia in inglese un intero paragrafo è dedicato a come sarebbe stato un Cherokee a diffondere l’idea tra i Vai tra i quali si era integrato.
Dagli indiani d’America sarebbe derivato il concetto di base, mentre la forma dei vari simboli è completamente diversa. I Cherokee presero delle forme dell’alfabeto latino, magari greco o cirillico. Gran parte dei simboli sembrano lettere dell’alfabeto (o numeri), magari con qualche trattino in più.
Il sillabario Vai invece è composto di simboli che non hanno nulla a che vedere con le lettere che conosciamo. A me ricordano i simboli che si possono trovare negli schemi dei circuiti elettronici, resistenze, induttanza, capacità. I disegni di base possono essere linee rette a zig zag, varie u attaccate a come fossero onde, aste orizzontali o verticali sempre a larghezza costante.
Mi pare che Wikipedia in inglese ha dimenticato di dire il numero esatto dei simboli, al momento. Sono più di duecento. Il numero e la forma dei caratteri è cambiata col tempo, al variare delle esigenze. Sono stati inventati anche i numeri, ma comunemente si usano i numeri arabi, come quelli che usiamo noi.
Su Wikipedia inglese si puà vedere una tabella con le varie sillabe e la loro pronuncia. Su quella in spagnolo c’è una pagina del vangelo scritta a mano usando questo sillabario.
Il blocco Unicode è stato aggiunto allo standard Unicode già da 10 anni. Il blocco è quello che va da a500 a a63f.
È difficile da trovare? Io ho scoperto di averlo già installato sul computer. Sta nel font Ebrima, anche se quando uno clicca su inserisci-caratteri speciali non trova il nome nella casella che identifica il blocco. La quale rimane bianca.
È stata realizzata anche una versione del Noto Sans con i caratteri Vai.
Della scrittura N’ko non ho mai sentito parlare. Del resto è molto recente: è stata messa a punto nel 1949, per mettere per iscritto parole in linguaggio mandingo, anche questo in Africa occidentale. L’ispirazione qui è stata presa dall’arabo: si scrive da destra a sinistra, e le lettere si toccano alla base.
E nel resto dell’Africa? L’unico che ho sentito nominare è l’alfabeto etiopico. Dice Wiki che si chiama Ge’ez. Quando è stato inventato?
Le radici sono molto profonde: le prime iscrizioni nella regione risalgono al nono secolo avanti Cristo, in alfabeto arabo meridionale (a lettere separate, nulla a che vedere con l’arabo che conosciamo), il vecchio Ge’ez era in uso già nei primi secoli dopo Cristo.
L’alfabeto Ge’ez è di tipo alfasillabario: le vocali vengono rappresentate modificando le consonanti (come in varie scritture indiane tuttora in uso, e in una delle scritture inventate da Tolkien per la saga del Signore degli Anelli). Si scrive da sinistra a destra, diversamente dal suo predecessore sud-arabico. Il Vai si scrive da sinistra a destra, lo N’Ko da destra a sinistra.

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