La M bavarese

Una delle M textura che mi piacciono particolarmente è quella che io chiamo bavarese, visto che si trova nel Royal Bavarian di Gert Wiescher. È quella che ha il tratto centrale composto da due parti che sembrano avvolgersi una sull’altra. Dice la didascalia pubblicata su Myfonts che il carattere venne commissionato dal re Ludovico I di Bavaria nel 1834.
“Simpatico” lo definisce il disegnatore che lo ha digitalizzato nel 2004, “non un fraktur robusto e militaristico come ce ne sono molti”.
Royal Bavarian ha degli svolazzi abbastanza accentuati, fino a diventare invadenti nella versione Fancy.
Il sito classifica 234 caratteri simili, usando criteri sconosciuti all’umanità: al primo posto ci finiscono addirittura i caratteri elfici fittizi inventati da Tolkien.
Ai primi posti della classifica ci finiscono Fraktura di Wiescher Design e Peter Schlemihl di Profonts. Entrambi hanno una M fraktur, con le prima due gambe curve a chiusa parentesi, mentre la terza ha l’estremità che volta verso destra.
Molte delle famiglie che fanno parte della lista hanno la m di impostazione romana, quella con le due gambe laterali e una V centrale. Talvolta sono esperimenti calligrafici, talvolta caratteri da stampa molto, molto decorati.
A usare la stessa soluzione per la gamba centrale della M sono due altri font, tutti riconducibili allo stesso disegnatore. Uno è il Monkeytails, dove gli svolazzi occupano più spazio della lettera e sono molto pesanti. L’altro è il Bold Bavarian, un carattere grassetto, come dice il nome.
Si ispira forse allo stesso immaginario il Theodore di Anthony Nash, che però resta molto vago nella didascalia: si parla di alfabeti del diciottesimo secolo, senza nessun punto di riferimento in più. La lettera M è comunque formata da tratti curvi separati, ma l’effetto avvolgimento uno sull’altro non c’è.
Per il resto, le M sono di tutte le forme. Nel Bon Mot, ispirato alla calligrafia francese, si ottiene la M con una C rispecchiata attaccata ad una N dalla forma minuscola. Pressappocolo lo stesso che nel Dumha Goirt, basato sui caratteri Watts del diciannovesimo secolo. Qui però l’immaginario di riferimento è quello irlandese-celtico.
Nel Fordor Incised invece il tratto centrale della M è fatto da due rettangoli verticali, mentre le gambe laterali tendono ad allargarsi per poi curvare verso l’interno.
Non riesco a vedere tutti i font della lista, Myfonts mi dà qualche problema, ultimamente, in questo browser. Identifont conosce il Royal Bavarian, ma non lo ha catalogato in maniera da affiancarlo a caratteri simili.
Tra i gratuiti su Dafont, quella M col tratto centrale fatto in quel modo si trova nel Teutonic, di Paul Lloyd, e nel Kanzlei di Dieter Steffmann, col vantaggio che gli svolazzi sono ridotti al minimo.
Sempre Steffmann ha realizzato un Kanzlei Inizialen dove invece la M è come quella del Theodor di cui ho parlato più su. Ma, trattandosi di un set di iniziali decorate, c’è una fitta rete di rampicanti tutti attorno alla lettera a formare un quadrato. Da non usare a piccole dimensioni, se non si vuole sprecare inchiostro inutilmente.
Sul web non mi sembra che ci sia un’analisi dettagliata di come si è evoluto il blackletter in Germania nel corso dei secoli.
Un blogger su Wordpress sei hanni fa ha scritto qualcosa in proposito, pubblicando, tra l’altro, una foto di un manoscritto del 300, quando il blackletter era ancora agli inizi, derivando dall’onciale. Notare l’antica M circolare, “appollaiata”, che si usava tanto nel medioevo ma che nei font digitali è quasi completamente scomparsa.
Comunque di M bavaresi non ne ho viste altre, oggi.

Commenti

Post più popolari