Telegrafo

A Bassiano, città natale di Aldo Manuzio, resiste un vecchio cartello che annuncia la presenza di un telegrafo.
Solo un paio di persone al mondo gli hanno scattato la foto condividendola su Instagram.
Caratteri senza grazie, condensati, solo lettere maiuscole. La O ha i due fianchi rettilinei, la E ha la vita leggermente bassa, G sul tracciato della O, con tratto orizzontale solo all’interno, R con gamba curva all’infuori.
Anno in cui può essere stato messo il cartello? Non se ne ha la più pallida idea.
Si tratta di qualcosa di unico, su internet, perché normalmente cercando coi motori di ricerca le parole “cartello telegrafo” si ottiene soprattutto il classico cartello dell’ufficio postale a cui siamo abbastanza abituati. Quello con la scritta “posta telegrafo” su fondo giallo, montato sullo stesso supporto di un altro cartello circolare con scritto “PT”, attaccato all’altro dal lato più lontano dal muro. (Qualcuno usa il termine “insegna a bandiera”).
Qui però la A ha i fianchi rettilinei obliqui, e la vetta a punta.
Provo a passare una descrizione del cartello di Bassiano (non l’immagine) a Identifont. Mi manda un po’ fuori strada, correggendo la rotta riesco ad arrivare al massimo all’Adigo One, che un po’ gli somiglia per impostazione di A, G e R, ma non della E. Ed ha un effetto molto più condensato.
Un po’ fastidioso all’occhio: componendo l’anteprima della parola telegrafo con Myfonts, mi pare sbilanciato: il prefisso “tele” mi pare più spazioso del suffisso “grafo”, effetto che mi pare non ci sia nel cartello originale.
Realizzato nel 2002 da un tale Ole Schafer, tedesco, per PrimeType, non ha nessuna storia allegata da raccontare.
Su Dafont c’è un carattere che si chiama Telegrafico, firmato da un tale Salvo Nicolosi, che però ha ben poco a che vedere coi cartelli visti finora. Sì, la A è a punta, ma la O non ha i due fianchi rettilinei, la G ha un tratto rettilineo in basso a destra, e soprattutto le lettere non sono condensate.
Su Myfont c’è un font commerciale chiamato Telegrafo, che contiene lettere condensate, a vita alta, ma sporche. L’ispirazione non è un cartello, ma un telegramma: stampato in Argentina nel 1920. L’autore Andrew Leman aveva appena un paio di parole, e ha dovuto immaginare da zero la forma delle altre lettere. (Quindi la parola telegrafo qui non riprende dall’italiano, ma dallo spagnolo).
Cercando in inglese la parola “telegraph” vengono 12 risultati, su Myfonts, di cui il primo è il più appropriato per creare la riproduzione di un telegramma: è il Telegraph della ParaType.
24 i risultati che Myfonts fornisce a chi cerca “telegram”. Tra i quali, oltre ai risultati già visti ne compaiono certi comprensibili, come l’Urgent Telegram di Astigmatic, altri completamente fuori luogo, tipo vari stencil, tra cui lo Stencil della Urw.
Risultato singolare il Telegram della Itc, dove le lettere sembrano semplicemente disegnate con la biro e decorate con un pallino a ciascuna estremità.
Su Dafont ha un nome adatto il Telegraphem, di Volker Busse - F25 Digital Typeface Design, anche ispirato ai testi dei telegrammi d’epoca, composti di sole maiuscole.
Nello specimen è simulato un telegramma d’epoca, in cui la strisciolina di carta col messaggio doveva essere divisa manualmente in righe da un impiegato e incollata su un modulo prestampato.
Interessante l’intestazione del modulo, in inchiostro rosso su carta giallina. Le lettere, tutte maiuscole, sono abbastanza larghe. La R ha una gamba leggermente curvata all’infuori. La A non è a punta, però, e il font sembra molto più rifinito di quanto sia il Telegrafico che abbiamo visto più su.

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