Widest e tallest
Su Identifont è disponibile una classifica dei font senza grazie più larghi recensiti dal sito. Al primo posto c’è il Fit Ultra Extended. Si tratta di un font assurdo, in cui ogni lettera è nera al 99%. C’è solo qualche sottile trattino bianco ad indicare le controforme, a far intuire di che lettera si tratta. Al secondo e terzo posto ci sono il Bombelli Light Hand e il Banknote 1948 in cui le proporzioni tra bianco e nero sono più consuete. Il primo ha tratti più sottili, a larghezza costante, il secondo è più grassetto (magari ultra-black, ma pur sempre nella norma). Subito dopo c’è il Design Sistem E 900 e il 500, dove però l’effetto stretched è più evidente (le lettere sono palesemente tirate in larghezza, pur mantenendo costante lo spessore dei tratti). Lo stesso sito presenta classifiche simili anche per le altre categorie di fonts. Tra i caratteri con grazie in testa ci sono il Beily Ultra Expanded, Blackoak e FF Zapata, che non hanno niente di particolarmente esagerato. Segue il King Tut Thin, che a differenza dei precedenti ha i tratti molto sottili, e le grazie non dappertutto. I primi della lista sono tutti Slab, più giù si trova il Latin Wide, con le sue note grazie triangolari, o il Filmotype Rose, con alcune grazie bodoniane.
Per trovare qualcosa di più elzevireggiante bisogna scendere ancora un po’ al Filmotype Royal o all’Hwt Roman Extended.
Altri font, non so in base a quale criterio, sono finiti nella categoria display. Al primo posto c’è il Thunderbird (un tuscan) seguito dal FF Droid Sans (senza grazie, spessore costante, tratti mancanti, techno), e dal P22 Tuscan Expanded.
Nella stessa classifica ci finisce anche il Ywft Pudge, che probabilmente finirebbe pure nella classifica dei font peggiori di tutti i tempi, tenuto conto che tutte le lettere sono rettangoli neri, nei quali compare qualche puntino o qualche insenatura che dovrebbe far capire di che lettera si tratta. Ma è così illeggibile che mi domando se qualcuno l’abbia mai usato in assoluto. Non dovrebbe esserci un guardiano all’ingresso, per stabilire se un font è commerciale o no?
C’è pure la categoria script, di cui non so se nessuno ha mai sentito l’esigenza, e che offre risultati niente affatto sorprendenti: Ruling Script Two, Charme, Plague, Lotto, Nothing, Testament I (un insulare tipo Kells). Più in basso c’è perfino l’Old English. Insomma, non c’è niente di particolarmente wide.
Qual’è il contrario di wide (largo)? È tall (stretto). Il sito ha anche una classifica dei font più alti, ovvero stretti, anche se guardarla non è un gran piacere per l’occhio. È come fissare un codice a barre, forse peggio.
Tra i serif ai primi posti ci sono Bodoni Unique, Hwt Antique Tuscan e Facade Condensed.
Tra i spiccano Cinderblock 400, Fit Skyline e Fit Compressed, che hanno la caratteristica di essere completamente illeggibili sul monitor del mio computer.
Tra i diplay in testa ci sono Ponderosa, Ai Wood French Condensed e Wainwright, che sono tre versioni dello stesso font, un french clarendon (tipo Playbill) molto condensato.
Più in basso ce ne sono certi di difficile leggibilità nonostante gli spazi bianchi (o proprio per quelli, se stanno dentro la lettera o tra la lettera e la cornice), altri con le lettere schiacciate una sull’altra come il Dimensions 400, altri, come il Pritchard, in cui le lettere stanno abbastanza a loro agio. C’è pure il Passion, che è abbastanza contraddittorio, visto che accanto a lettere strettissime ci sono G O e Q che invece sono esattamente circolari, mentre A e C sono comunque più larghe del normale. Non so in base a che criterio hanno potuto metterlo in quella posizione della classifica. Probabilmente sulla base di una media tra le varie lettere.
Gli script non rivelano particolari sorprese. Invitation Script, Dalia e Diplomatic Script stanno in testa alla classifica, ma non sono niente di esagerato.
C’è da notare che se a piccole dimensioni, per esempio il mio monitor, i tallest sono improponibili, non necessariamente farebbero lo stesso effetto a grandi dimensioni, nel contesto appropriato.
Per trovare qualcosa di più elzevireggiante bisogna scendere ancora un po’ al Filmotype Royal o all’Hwt Roman Extended.
Altri font, non so in base a quale criterio, sono finiti nella categoria display. Al primo posto c’è il Thunderbird (un tuscan) seguito dal FF Droid Sans (senza grazie, spessore costante, tratti mancanti, techno), e dal P22 Tuscan Expanded.
Nella stessa classifica ci finisce anche il Ywft Pudge, che probabilmente finirebbe pure nella classifica dei font peggiori di tutti i tempi, tenuto conto che tutte le lettere sono rettangoli neri, nei quali compare qualche puntino o qualche insenatura che dovrebbe far capire di che lettera si tratta. Ma è così illeggibile che mi domando se qualcuno l’abbia mai usato in assoluto. Non dovrebbe esserci un guardiano all’ingresso, per stabilire se un font è commerciale o no?
C’è pure la categoria script, di cui non so se nessuno ha mai sentito l’esigenza, e che offre risultati niente affatto sorprendenti: Ruling Script Two, Charme, Plague, Lotto, Nothing, Testament I (un insulare tipo Kells). Più in basso c’è perfino l’Old English. Insomma, non c’è niente di particolarmente wide.
Qual’è il contrario di wide (largo)? È tall (stretto). Il sito ha anche una classifica dei font più alti, ovvero stretti, anche se guardarla non è un gran piacere per l’occhio. È come fissare un codice a barre, forse peggio.
Tra i serif ai primi posti ci sono Bodoni Unique, Hwt Antique Tuscan e Facade Condensed.
Tra i spiccano Cinderblock 400, Fit Skyline e Fit Compressed, che hanno la caratteristica di essere completamente illeggibili sul monitor del mio computer.
Tra i diplay in testa ci sono Ponderosa, Ai Wood French Condensed e Wainwright, che sono tre versioni dello stesso font, un french clarendon (tipo Playbill) molto condensato.
Più in basso ce ne sono certi di difficile leggibilità nonostante gli spazi bianchi (o proprio per quelli, se stanno dentro la lettera o tra la lettera e la cornice), altri con le lettere schiacciate una sull’altra come il Dimensions 400, altri, come il Pritchard, in cui le lettere stanno abbastanza a loro agio. C’è pure il Passion, che è abbastanza contraddittorio, visto che accanto a lettere strettissime ci sono G O e Q che invece sono esattamente circolari, mentre A e C sono comunque più larghe del normale. Non so in base a che criterio hanno potuto metterlo in quella posizione della classifica. Probabilmente sulla base di una media tra le varie lettere.
Gli script non rivelano particolari sorprese. Invitation Script, Dalia e Diplomatic Script stanno in testa alla classifica, ma non sono niente di esagerato.
C’è da notare che se a piccole dimensioni, per esempio il mio monitor, i tallest sono improponibili, non necessariamente farebbero lo stesso effetto a grandi dimensioni, nel contesto appropriato.
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