William Hamilton Page
William Hamilton Page è stato un pioniere nel disegno e nella manifattura dei caratteri in legno. La sua Wood Type Company (in questo caso non si può chiamare fonderia) era basata a Norwich, nel Connecticut e si dice sia stata leader in tutti gli Stati Uniti, in un certo periodo.
L’azienda è stata assorbita nel 1891 dalla Hamilton di Two Rivers, Wisconsin.
Page è nato nel New Hampshire nel 1829, è morto nel Connecticut nel 1906.
Al giorno d’oggi Myfonts cataloga 39 famiglie che fanno riferimento diretto al nome di Page.
In testa alla lista ci sono il Gothic Tuscan One e l’Antique Tuscan (quest’ultimo molto condensato), seguiti dal Page No. 508 (un senza grazie black), tutti realizzati da Hih. Seguono quelli realizzati dalla MpressInteractive, Mpi Egyptian Ornamented (una via di mezzo tra french clarendon e tuscan), Mpi French Clarendon, Mpi Tuscan Extra Condensed e così via.
Molto caratteristico è il Country Western di Font Mesa, le cui maiuscole ricordano quelle del Rosewood diffuso dai programmi Microsoft, ma sono molto più rifinite (le minuscole nel Rosewood non ci sono).
Il nome di Page mi è rimasto impresso per via di una soluzione che è ormai caduta in disuso per quanto riguarda la lettera C: tagliare l’estremità superiore in discesa, anziché in salita o in orizzontale.
Normalmente l’estremità della C di un senza grazie viene tagliata in orizzontale (che fronteggia parallelamente l’estremità inferiore), in obliquo in salita (fronte a destra), o in verticale (estremità superiore e inferiore sulla stessa retta). Più raramente in orizzontale, ma con fronte in alto.
Nel William Page 500 invece il taglio è in discesa, da sinistra a destra. Il risultato è che la fronte dell’estremità è verso l’interno della lettera.
Nel William Page 506, come il precedente realizzato da Wooden Type Fonts, anche l’estremità inferiore ha la fronte verso l’interno. Nel 500 invece l’estremità inferiore viene tagliata secondo una parallela della retta che taglia la superiore, ma anche questa in discesa. Quindi l’estremità inferiore ha la fronte verso l’esterno, verso destra.
C’è da dire che nel 506 la C ha delle grazie, diciamo, cioè l’estremitò si allarga rispetto al resto della lettera. Nel 500 no. Ma entrambi i caratteri sono con grazie. Se prendiamo la N, per esempio, nel 506 ha delle grazie minuscole appena abbozzate. Il 500 invece ha grazie triangolari di impatto.
Nell’800 quando si disegnava un nuovo font la cosa importante da decidere non era il nome, ma la dimensione e la categoria. Dopodiché veniva assegnato un numero a quel progetto, per distinguerlo da tutti gli altri. Per questo molti font storici due secoli fa erano conosciuti soltanto con un numero, e se gli è stato dato un nome questo è stato attribuito solo successivamente.
La C tagliata con l’estremità in obliquo con fronte verso l’interno della lettera mi è capitato di vederla in un vecchio segnale ferroviario canadese. Tra i font digitali è quasi introvabile.
L’azienda è stata assorbita nel 1891 dalla Hamilton di Two Rivers, Wisconsin.
Page è nato nel New Hampshire nel 1829, è morto nel Connecticut nel 1906.
Al giorno d’oggi Myfonts cataloga 39 famiglie che fanno riferimento diretto al nome di Page.
In testa alla lista ci sono il Gothic Tuscan One e l’Antique Tuscan (quest’ultimo molto condensato), seguiti dal Page No. 508 (un senza grazie black), tutti realizzati da Hih. Seguono quelli realizzati dalla MpressInteractive, Mpi Egyptian Ornamented (una via di mezzo tra french clarendon e tuscan), Mpi French Clarendon, Mpi Tuscan Extra Condensed e così via.
Molto caratteristico è il Country Western di Font Mesa, le cui maiuscole ricordano quelle del Rosewood diffuso dai programmi Microsoft, ma sono molto più rifinite (le minuscole nel Rosewood non ci sono).
Il nome di Page mi è rimasto impresso per via di una soluzione che è ormai caduta in disuso per quanto riguarda la lettera C: tagliare l’estremità superiore in discesa, anziché in salita o in orizzontale.
Normalmente l’estremità della C di un senza grazie viene tagliata in orizzontale (che fronteggia parallelamente l’estremità inferiore), in obliquo in salita (fronte a destra), o in verticale (estremità superiore e inferiore sulla stessa retta). Più raramente in orizzontale, ma con fronte in alto.
Nel William Page 500 invece il taglio è in discesa, da sinistra a destra. Il risultato è che la fronte dell’estremità è verso l’interno della lettera.
Nel William Page 506, come il precedente realizzato da Wooden Type Fonts, anche l’estremità inferiore ha la fronte verso l’interno. Nel 500 invece l’estremità inferiore viene tagliata secondo una parallela della retta che taglia la superiore, ma anche questa in discesa. Quindi l’estremità inferiore ha la fronte verso l’esterno, verso destra.
C’è da dire che nel 506 la C ha delle grazie, diciamo, cioè l’estremitò si allarga rispetto al resto della lettera. Nel 500 no. Ma entrambi i caratteri sono con grazie. Se prendiamo la N, per esempio, nel 506 ha delle grazie minuscole appena abbozzate. Il 500 invece ha grazie triangolari di impatto.
Nell’800 quando si disegnava un nuovo font la cosa importante da decidere non era il nome, ma la dimensione e la categoria. Dopodiché veniva assegnato un numero a quel progetto, per distinguerlo da tutti gli altri. Per questo molti font storici due secoli fa erano conosciuti soltanto con un numero, e se gli è stato dato un nome questo è stato attribuito solo successivamente.
La C tagliata con l’estremità in obliquo con fronte verso l’interno della lettera mi è capitato di vederla in un vecchio segnale ferroviario canadese. Tra i font digitali è quasi introvabile.
Commenti
Posta un commento