Ar Decode

Mi è sempre capitato sotto gli occhi l’Ar Decode, uno script cancelleresco più che adatto per fare bigliettini eleganti ai matrimoni. Ma quando mi sono messo a cercare qualche informazione in più con i motori di ricerca è venuto fuori che nessuno ne sapeva niente. I primi risultati che vengono fuori riguardano i siti di free download che non mi fanno troppo affidamento. Ad occhio e croce non si tratta di quelli che offrono font o versioni dimostrative col consenso dell’autore, e tanto di link al sito ufficiale o pulsante per le donazioni. E quindi sono anche avari di informazioni in proposito.
Possibile che si tratta di un font commerciale? In tal caso i siti commerciali dovrebbero dirne qualcosa. Ma cercando con Myfonts ottengo zero risultati, cercando con Identifont mi chiede “Do you mean Tusar Deco?”. Insomma, nessun risultato. Com’è possibile?
Avendo il file, ci si può cliccare col destro e andare a sbirciare in Proprietà/Dettagli. E viene fuori un copyright del 2005 intestato a Arphic Technology Co., a cui si aggiunge un “Ltd. Copyright”, che non so cosa sia, del 1997 per la enStep Incorporated.
A qualcuno che chiede sul forum di Dafont di identificare una scritta in Ar Decode, un utente risponde che si tratta del Cancellaresca Script, che in effetti è un font commerciale della Itc, disegnato nel 1982 da Alan Meeks, e che apparentemente è identico all’Ar Decode.
Il file è in vendita su Myfonts, senza collegamenti con l’Ar Decode, e senza nessuna nota o descrizione.
Meglio fa il sito Fonts.com, che ha per ogni carattere una apposita scheda “typeface story”. Disegnato nel 1982, questo “allegro carattere script” ha un’ “aspetto unico”, “maiuscole generose e fluenti completate da minuscole più riservate. L’eleganza di questo carattere offre una varietà di possibilità di usi headline e display”. Tutto qui.
E la Arphic che detiene il copyright di Ar Decode? Non è una fonderia, almeno non è conosciuta da Identifont. Eppure circolano altri file che iniziano per Ar: Ar Bonnie e Ar Julian. Il primo è un retrò da inizi del Novecento, il secondo sono maiuscole display. Tutti con la stessa nota di copyright.
Wikipedia in inglese però ha una pagina dedicata alla Arphic, che sarebbe una fonderia basata a Taiwan e fondata a maggio del 1990.
L’articolo non contiene riferimenti al Decode, al Julian o al Bonnie. Si parla di Arphic Pl Fonts, caratteri diffusi con licenza pubblica insieme con varie distribuzioni di Linux, e dello sviluppo del Meiryo, pensato per la lingua giapponese.
Una nota specifica che la licenza della Arphic del 1999 è incompatibile con la Gnu Gpl, anche se la cosa non crea troppi problemi se usata solo per i font. Mentre la versione del 2010 non consente uso commerciale, quindi è considerata non-libera secondo la definizione della Fsf.
Il sito ufficiale è in cinese, ma ha anche un’edizione in inglese, i cui ultimi aggiornamenti risalgono al 2017. Lo slogan che compare per primo è: “Ogni carattere ha una storia da raccontare”. Cercando Ar Decode nell’apposita casella, non viene fuori niente.
Visto che questa pista è chiusa, torniamo al disegnatore del Cancellaresca, Alan Meeks. Qui Fonts.com non ci fornisce altro che una lista dei caratteri disegnati da lui, mentre Myfonts ci mette una biografia. “Cominciò a lavorare nel 1970 per Graphic Systems come artista del lettering appena uscito dalla scuola” è l’incipit, senza riferimenti a città o nazioni.
Nel 1975 stava alla Letraset, dove divenne Senior Type Designer e Studio Manager (capo-disegnatore?).
È proprio il periodo d’oro della Letraset, l’azienda che in un’epoca in cui i computer non avevano le capacità grafiche che conosciamo oggi, forniva le lettere ricalcabili che permettevano alle persone comuni di ottenere un risultato avanzato senza bisogno di rivolgersi alle tipografie.
Meeks si è messo in proprio nel 1984, e ha un sito web commerciale dal 2008.
Tra i lavori grafici di cui si è occupato ce n’è anche uno che riguarda l’Italia: è opera sua la grafica delle fiancate e delle vele del Moro di Venezia, l’imbarcazione italiana che partecipò all’America’s Cup nel 1992.
Le informazioni sulla nazionalità stanno in fondo all’articolo: lui è britannico, nato a Londra nel 1951. Adesso (cioè nel momento in cui è stata scritta la biografia su Myfonts) vive nel Buckingamshire con moglie e figli.
Il sito raccoglie 76 famiglie di caratteri di cui si è occupato.
In cima alla lista ci mette l’Astoria (semiserif utilizzabile come un sans), Candice (in cui le lettere sono gonfie e tonde come palloncini) e Witchcraft (con grazie oblique e segni insoliti derivati dal Belwe).

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