Dillenia Upc

Identifont raccoglie nomi di caratteri da un gran numero di siti web. Eppure non è una risorsa universale, nel senso che può capitare che un nome molto diffuso lo colga completamente di sorpresa. Ho cercato Dillenia Upc e mi ha chiesto: “Cercavi Millennia?”Il Dillenia non si trova neanche su Myfonts, ma su Fonts.com sì. È un carattere molto diffuso perché fa parte della scuderia Microsoft, quindi è installato di default col sistema operativo Windows.
Che ci sia un motivo per cui viene emarginato dai siti occidentali si intuisce dall’anteprima che viene data su Fonts.com, che mostra caratteri strani, che hanno dei pallini vuoti alle estremità. È chiaro che si tratta di un set di caratteri pensato per un qualche mercato orientale.
Quei simboli strani sarebbero l’alfabeto Thai. Il font è stato messo a punto da Unity Progress e offerto sotto licenza a Microsoft. “Dovresti avere familiarità con l’uso dei font thai e multilingua prima di acquistare il Dillenia Upc”, avvisa il sito.
È chiaro alla fine che Upc si riferisce a Unity Progress. È una sigla che si ripete spesso nei font forniti dalla Microsoft: ci sono anche Angsana, Browallia, Cordia, Eucrosia, Freesia, Iris, Jasmine, Kodchiang e Lily. Eppure il nome Unity Progress è completamente sconosciuto a Identifont.
Non a Luc Devroye (e ti pareva!) che pure non sa niente se non la lista dei font realizzati e il nome di una città: Bangkok.
C’era pure il link a un sito ufficiale, il quale apparentemente non risponde (“connection has timed out”, il server è indisponibile o occupato).
Del resto la pagina di Devroye contiene una premessa poco incoraggiante: Dead page, pagina morta.
Comunque, il Dillenia è uno slab abbastanza leggero. Tutte le grazie sono rettangolari, e anche il puntino sulla i. Lo spessore del tratto è abbastanza costante, ma un po’ di contrasto c’è, ad esempio nella a, nella r o nella g (ad un solo occhiello).
Fonts.com raccoglie 118 famiglie di font associate alla Microsoft. La pagina è molto variata. Se al primo posto c’è l’Arial, che mostra un normale pangramma a lettere latine, già col Calibri, al secondo posto, ecco un’accozzaglia di lettere varie, tra cui si riconoscono quelle cirilliche, oltre ad accenti diacritici strani. Segue il Meiryo con lettere che potrebbero essere giapponesi, il Malgun Gothic, con un altro alfabeto orientale. Dopo il Verdana (cirillico+diacritici) troviamo il Mangal, fatto di lettere indiane (devanagari). L’anteprima del Raavi è composta di lettere mai viste prima. Il Segoe Simbol è un dingbat, con un ombrello, un pupazzo di neve, simboli di yin e yang e pezzi degli scacchi.
L’anteprima del Tahoma mostra le lettere Thai.
Nel Sakkal Majalla si riconosce la scrittura araba.
Perfino il Comic Sans ha un’anteprima contenente il cirillico.
Il DfKaiSb è fatto apparentemente di caratteri cinesi. Per trovare un altro pangramma bisogna arrivare fino al Courier New.
Cose mai viste stanno nello Shruti, nel Kalinga, nel Nyala, nell’Mv Boli, nel Vijaya, nel Latha, nell’Estrangelo Edessa, eccetera.
Le lettere ebraiche da sole mi sembra non compaiano in nessuna anteprima. Non perché non siano presenti nel font, ma solo perché non le seleziona l’algoritmo del sito.
Tutta questa attenzione per gli alfabeti stranieri è fondamentale per un’azienda che produce software: è importante che i programmi, e il sistema operativo prima di tutto, siano accessibili in ogni parte del mondo, quindi molti di questi font si trovano già installati sul computer al momento dell’acquisto. 
Una curiosità: esiste un Segoe Chess che è composto dai simboli dei pezzi degli scacchi incluso lo sfondo. Ad esempio ci sono due versioni del cavallo nero: su casella chiara e su casella scura. Con questo font è possibile riprodurre la posizione dei pezzi sulla scacchiera senza doverli per forza sovrapporre a uno sfondo predefinito.
Il prezzo parte da 29 euro.

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