Fjalla One
Il blog del comico Beppe Grillo è stato per parecchio tempo l’organo ufficiale del Movimento 5 Stelle. Poi se ne è staccato, e ha cambiato anche la veste grafica. Al momento attuale ogni articolo è titolato con il Fjalla One, uno dei caratteri che si possono prelevare da Google Fonts.
È un carattere molto condensato, come l’Impact, ma non ha nulla a che vedere con questo. I tratti sono molto più sottili, c’è quindi molto più bianco tra le lettere e il puntino sulla i è tondo. Ha un aspetto molto più gentile.
In orizzontale una frase in Fjalla occupa un po’ meno della stessa frase in Impact, ma questo non vuole dire niente. Anche il Times New Roman occupa meno spazio, anzi, ne occupa molto meno, eppure non è condensato, nel senso che il rapporto tra l’altezza e la larghezza di una lettera non è sbilanciato a favore della prima.
Esempio, nel Times New Roman la larghezza della o è pari al 93% dell’altezza. Nell’Impact è il 63%. Nel Fjalla addirittura il 48%.
Il fatto che questi caratteri siano più stretti del Times non li rende illeggibili, perché un rapporto minore non significa dimensioni minori. Quello che cambia è l’altezza della x, ovvero delle minuscole senza tratti ascendenti o discendenti, che nell’Impact e soprattutto nel Fjalla è molto maggiore rispetto al Times. Una e minuscola del Fjalla è alta quasi fino alla punta della d del Times.
Anche l’estensione dei tratti ascendenti e discendenti segue criteri diversi. Nell’Impact è insignificante, mentre nel Fjalla è maggiore.
A complicare il confronto tra caratteri della stessa dimensione c’è il fatto che chi programma font digitali non è vincolato ad inserire tutti i tratti nella dimensione dichiarata. Può sforare quanto vuole. E il word processor, che lo sa, tiene libero lo spazio su ogni riga a seconda del più alto punto da disegnare in tutto il font. Il risultato è che mettendo sulla stessa riga due caratteri in dimensione 12, questi non occuperanno lo stesso spazio in verticale. Il software automaticamente riserverà a quella riga uno spazio maggiore se c’è stato inserito un carattere di un font più ingombrante, con conseguente spaziatura incostante delle righe del testo (a meno di non impostare un’interlinea costante, se c’è tra le opzioni del programma).
Di solito i disegnatori sforano con parte dell’accento (Times), o tutto (Impact). Il Fjalla sfora con tutta la parte superiore della maiuscola (ma l’accento è meno ingombrante di quello dell’Impact). Anche sotto il limite dei tratti discendenti il Fjalla si allunga un po’, ma non ho capito qual’è la lettera che arriva più in basso.
Il blog pesca il Fjalla dai server di Google, ovviamente.
Lo studio grafico viene definito genericamente Sorkin Type, senza informazioni biografiche o geografiche di sorta.
Gli articoli del blog vengono impaginati con un normale senza grazie: Verdana, o Geneva, o un normale sans. Il tutto senza infastidire nessun server, ma andando a pescare direttamente sul computer dell’utente.
Tutto questo discorso vale solo per le pagine del sito dedicate ai singoli articoli. In home page evidentemente un Fjalla ristretto non pareva una bella idea, si voleva occupare un po’ più spazio. E allora si è optato per l’Open Sans, anche questo pescato da Google. La firma è di Steve Matteson, disegnatore del Colorado, che dirige una squadra globale della Monotype. Qui la biografia è dettagliata e interessante.
Da notare che l’Open Sans ha anche una versione condensed, che poteva essere usata volendo per le pagine interne del sito. Il font base è ancora più leggero del Fjalla, ma ce n’è una versione Bold che Google mette nella stessa categoria del Fjalla, per larghezza. Solo che, messe a confronto, danno un’impressione completamente diversa: Nel Fjalla la o ha due lunghi tratti quasi rettilinei, mentre nell’Open Sans le lettere conservano la loro forma tondeggiante.
È un carattere molto condensato, come l’Impact, ma non ha nulla a che vedere con questo. I tratti sono molto più sottili, c’è quindi molto più bianco tra le lettere e il puntino sulla i è tondo. Ha un aspetto molto più gentile.
In orizzontale una frase in Fjalla occupa un po’ meno della stessa frase in Impact, ma questo non vuole dire niente. Anche il Times New Roman occupa meno spazio, anzi, ne occupa molto meno, eppure non è condensato, nel senso che il rapporto tra l’altezza e la larghezza di una lettera non è sbilanciato a favore della prima.
Esempio, nel Times New Roman la larghezza della o è pari al 93% dell’altezza. Nell’Impact è il 63%. Nel Fjalla addirittura il 48%.
Il fatto che questi caratteri siano più stretti del Times non li rende illeggibili, perché un rapporto minore non significa dimensioni minori. Quello che cambia è l’altezza della x, ovvero delle minuscole senza tratti ascendenti o discendenti, che nell’Impact e soprattutto nel Fjalla è molto maggiore rispetto al Times. Una e minuscola del Fjalla è alta quasi fino alla punta della d del Times.
Anche l’estensione dei tratti ascendenti e discendenti segue criteri diversi. Nell’Impact è insignificante, mentre nel Fjalla è maggiore.
A complicare il confronto tra caratteri della stessa dimensione c’è il fatto che chi programma font digitali non è vincolato ad inserire tutti i tratti nella dimensione dichiarata. Può sforare quanto vuole. E il word processor, che lo sa, tiene libero lo spazio su ogni riga a seconda del più alto punto da disegnare in tutto il font. Il risultato è che mettendo sulla stessa riga due caratteri in dimensione 12, questi non occuperanno lo stesso spazio in verticale. Il software automaticamente riserverà a quella riga uno spazio maggiore se c’è stato inserito un carattere di un font più ingombrante, con conseguente spaziatura incostante delle righe del testo (a meno di non impostare un’interlinea costante, se c’è tra le opzioni del programma).
Di solito i disegnatori sforano con parte dell’accento (Times), o tutto (Impact). Il Fjalla sfora con tutta la parte superiore della maiuscola (ma l’accento è meno ingombrante di quello dell’Impact). Anche sotto il limite dei tratti discendenti il Fjalla si allunga un po’, ma non ho capito qual’è la lettera che arriva più in basso.
Nell’immagine, a confronto alcune lettere di Times New Roman, Impact e Fjalla One, a parità di dimensione.
Il blog pesca il Fjalla dai server di Google, ovviamente.
Lo studio grafico viene definito genericamente Sorkin Type, senza informazioni biografiche o geografiche di sorta.
Gli articoli del blog vengono impaginati con un normale senza grazie: Verdana, o Geneva, o un normale sans. Il tutto senza infastidire nessun server, ma andando a pescare direttamente sul computer dell’utente.
Tutto questo discorso vale solo per le pagine del sito dedicate ai singoli articoli. In home page evidentemente un Fjalla ristretto non pareva una bella idea, si voleva occupare un po’ più spazio. E allora si è optato per l’Open Sans, anche questo pescato da Google. La firma è di Steve Matteson, disegnatore del Colorado, che dirige una squadra globale della Monotype. Qui la biografia è dettagliata e interessante.
Da notare che l’Open Sans ha anche una versione condensed, che poteva essere usata volendo per le pagine interne del sito. Il font base è ancora più leggero del Fjalla, ma ce n’è una versione Bold che Google mette nella stessa categoria del Fjalla, per larghezza. Solo che, messe a confronto, danno un’impressione completamente diversa: Nel Fjalla la o ha due lunghi tratti quasi rettilinei, mentre nell’Open Sans le lettere conservano la loro forma tondeggiante.
A sinistra, l’Open Sans Condensed, a destra il Fjalla, nell’anteprima che ne fornisce Google Fonts.
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