Intertype Fotosetter

Qualche tempo fa in un filmato su Youtube mi è capitato di imbattermi in qualche inquadratura di matrici per Linotype dotate di una finestrina trasparente su cui era disegnata la forma di una lettera dell’alfabeto. Si trattava di uno dei primi esempi di fotocomposizione. Si riesce a saperne qualcosa di più?Sul sito Garamond.culture.fr c’è un diagramma che mostra come funzionava il meccanismo. Una lampadina mandava un raggio di luce perpendicolarmente alla matrice. Il raggio passava attraverso la feritoia, poi una lente lo dirigeva verso una superficie piatta (forse pellicola fotografica: apparentemente nel disegno si comporta come un rullino, srotolandosi da un lato e avvolgendosi dall’altro). Sotto ci sono le matrici delle lettere ancora da stampare, sopra quelle delle lettere già stampate.
La didascalia si limita a parlare di “processo di fotocomposizione di prima generazione (utilizzando una macchina linotype”). Ma la scritta dimostrativa che si vede nell’illustrazione è “Intertype Fotosetter”.
Wikipedia ha pagina dedicata alla Intertype-Fotosetter, ma solo nella lingua tedesca! A quanto pare al di fuori della Germania il sistema è totalmente sconosciuto.
Provo a tradurla con Google, e viene fuori che a produrre la macchina (di cui non ci sono foto) era la Harris-Intertype Corporation di Cleveland, Ohio, Stati Uniti.
La macchine era basata sulla Intertype di Ws Scudder ed era stata sviluppata tra il 1936 e il 1944. Un modello sperimentale entrò in funzione nel 1945 nella State Printing House di Washington. La produzione iniziò nel 1948.
A differenza delle normali linotype, dove ogni font era di una dimensione ben precisa, qui mi pare di capire che la grandezza del testo poteva essere variata grazie ad un sistema di lenti.
Si poteva stampare sia su pellicola che su carta fotografica in rotolo.
La versione del 1959 raggiungeva le 480 esposizioni al minuto “per caratteri di piccole dimensioni”.
Quella introdotta nel 1963 raggiungeva le 600 esposizioni al minuto (36mila caratteri l’ora).
Era anche possibile inserire un testo memorizzato su nastro perforato a sei canali. La velocità di lettura del nastro era minore di quella di esposizione.
La prima versione aveva 114 tasti, quella degli anni Sessanta solo 90 (a differenza della tastiera di un computer, non c’era lo shift, quindi c’era un set di tasti per le maiuscole e uno per le minuscole).
Sul lato stretto della matrice c’erano ancora incise le lettere, ma solo a titolo informativo: nelle matrici per linotype normale su quel lato veniva versata una colata di piombo che poi solidificandosi avrebbe formato la linea dei caratteri da inchiostrare e stampare sul foglio.
Le ultime informazioni che la pagina riporta risalgono alla fine degli anni Sessanta.
Wikipedia, nell’articolo tedesco fa vedere due foto delle matrici, ma nessuna della macchina in sé (che mi pare si possa vedere nella pagina dedicata alla fotocomposizione, e non soltanto in lingua tedesca.
L’immagine di una Fotosetter si trova sul forum Metaltype. Una macchina metallica grigia con leve, quadranti, manopole, tubi, abbastanza ostile, a prima vista. Con un po’ di calma, si può riconoscere il serbatoio dei caratteri in alto, e la tastiera in basso coi tasti di quattro colori diversi.
Un altro utente del forum posta la foto di quella che potrebbe essere un modello precedente. Cambia il colore, la forma, l’aspetto. Somiglia un po’ di più a una Linotype, ma non è in buone condizioni (e la foto è in bassa risoluzione).
Altro materiale interessante si trova su Flickr. Una pubblicità della Fotosetter, ancora in tedesco. Nell’immagine si vede la macchina, la matrice, e tre uomini attorno a un banco: uno è seduto, e con un compasso sta misurando l’impaginazione di un testo in una pagina.

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