Lcd

Su Dafont ci sono 22 pagine di font nella categoria Lcd. Ai primi due posti oggi ci sono il Ds Digital e il Digital 7. Entrambi sono ispirati ai display a segmenti. Il primo è più tradizionale con i tagli disposti in maniera simmetrica, il secondo è più innovativo, con angolazioni diverse tra i tagli sul lato destro e quelli sul lato sinistro. I display di questo tipo sono stati progettati per i numeri da 0 a 9 (o per le cifre esadecimali da 0 a F). È chiaro quindi che per realizzare tutte le lettere dell’alfabeto in un font per computer c’è bisogno di qualche “licenza”. Per la G ad esempio solo una piccola parte del tratto centrale orizzontale deve accendersi. Nei veri display a segmenti questo significa che il segmento deve essere spezzato, e che l’interruzione si vede in tutte le cifre in cui quel segmento è acceso. In un font per computer basta disegnare solo la parte del segmento che interessa. Per realizzare la B o la D è necessario alterare la forma del segmento. Il Digital 7 altera anche il segmento orizzontale della T, per renderlo simmetrico. Entrambi i font sono composti solo di lettere maiuscole.
Subito sotto troviamo il Game Over e il Karmatic Arcade, che come dice il nome sono ispirati a quei display a cristalli con pixel grandi e quadrati che si usavano nelle console per videogame portatili. Le lettere simulano una bassa risoluzione, coi contorni composti di linee rette perpendicolari, a scaletta. Il Game Over è composto di lettere normalmente riempite, e contiene anche un set di minuscole. Il Karmatic Arcade invece ricostruisce solo le maiuscole in trasparenza tramite contorni e ombreggiatura, con tanto di spazio bianco tra un pixel acceso e l’altro.
Alcuni font, come Alien Encounters, Linear Beam e Abduction 2002 disegnano le lettere come un insieme di linee orizzontali, intervallate da altre linee orizzontali trasparenti. Usati nel giusto contesto, possono suggerire l’effetto dello sfarfallio sui vecchi monitor (magari in verde su fondo scuro).
Il Dot Matrix e il Fanfare Ticket invece simulano quei tabelloni a pixel rotondi, come quelli che magari si trovano su certi autobus con l’elenco scorrevole delle fermate (di solito a led rossicci).
Il Djb Get Digital e l’Alarm Clock tornano a simulare il display a segmenti, ma con un set di minuscole. Il primo, in barba a qualsiasi realismo, allunga o accorcia i segmenti per ottenere delle minuscole dalla forma armoniosa e gradevole. Il secondo invece vorrebbe imitare un display realmente esistente e funzionante. Il risultato è che alcune lettere, specie le minuscole, hanno una forma abbastanza improbabile, nell’impossibilità di gestire a piacimento la forma e i tratti discendenti. Ne consegue che la o è uguale alla parte inferiore dell’8, mentre la s è uguale al numero 5, la g minuscola è uguale al numero 9. La coerenza però è salvaguardata: se per fare alcune lettere, come la G, e necessario spezzare in due il tratto centrale, il tratto centrale appare diviso in due segmenti in tutte le lettere dell’alfabeto (ma non nei numeri); se non è possibile che in una radiosveglia reale un tratto verticale vada a sovrapporsi ad uno orizzontale, il gap sarà visibile in tutte le lettere del font, con i due tratti obliqui della Z, ad esempio, che non solo non si toccano, ma non sono neanche allineati tra loro.
Punta sulla coerenza anche il Digital Dast. Il quale non solo mostra anche i segmenti spenti in ogni lettera, ma ha studiato il problema di evitare, in gran parte dei casi, che ci siano lettere con la stessa forma, sovrapponibili una all’altra. Per risolvere il problema delle minuscole, oltre a spezzare in due tutti i segmenti verticali, ha aggiunto dei pallini a metà della metà inferiore e di quella superiore. In questo modo è possibile realizzare lettere come la s o la e utilizzando solo la parte inferiore dello spazio assegnato. Il risultato può essere discutibile in molti casi: vedere la forma della D, della V, della X (che non è una X in nessun caso). Oppure la differenza tra la i e la j minuscole. Il 7 ha una forma originale che non era necessaria. E alla fine pure alcune lettere sono sovrapponibili. La F maiuscola è uguale alla minuscola, la Z è uguale al numero due. Bastava giocare con qualche grazia in più e in meno. La B si poteva fare chiusa spostando a destra i due segmenti verticali di sinistra. Insomma, si poteva fare qualcosa di meglio.
Un altro esperimento è il Led16sgmnt2, dal nome impronunciabile, che non mostra i led spenti, ma lavora sulla coerenza sfruttando molto i tratti obliqui.
Wikipedia in inglese, parlando del display a sette segmenti, cita dei brevetti della prima metà del 900, ma aggiunge che fino all’invenzione dei led negli anni 70 non ebbe una grande diffusione. Uno dei più celebri usi di questo tipo di display, per il computer di guida delle missioni apollo che portarono l’uomo sulla luna negli anni Sessanta, non viene neanche citato.
Se uno non si pone il problema delle minuscole, l’intero alfabeto latino può essere realizzato senza porsi troppi problemi con un normale display a sedici segmenti (il numero zero, una croce latina e una croce di sant’Andrea). Sempre su Wikipedia è possibile vedere un’animazione contenente tutti i numeri e le lettere dell’alfabeto. Lo 0 si distingue dalla lettera O essendo barrato. Il 5 ha una forma un po’ sbilenca per distinguersi dalla S. In effetti il nome Led16sgmnt2 richiama appunto l’idea di display a led a 16 segmenti, solo che, a parte la presenza delle minuscole, le soluzioni messe in atto sono diverse da quelle mostrate da Wikipedia. Vedere la B, ad esempio, che non ricalca la D; e la S, che viene deformata per non confonderla col 5. Nel carattere disponibile su Dafont sono da notarsi anche i disperatissimi tentativi di realizzare anche i segni di interpunzione e simboli vari: cancelletto, chiocciola, e commerciale, punto esclamativo, parentesi angolari.
L’autore dichiarato del font, Rizki Alisaptamarza, non ha mai realizzato nient’altro, se non la versione di base dello stesso carattere, col profilo dei led spenti. Più ingarbugliata alla vista, e quindi meno scaricata.

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