Le mille lire di Herman Zapf

Tempo fa avevo tra le mani un’antologia di testi di Shakespeare scritta in un carattere strano. Era un senza grazie, ma non aveva nulla a che vedere con l’Helvetica e cose del genere. Era come se le grazie ce le avesse, visto che le aste avevano una svasatura che tendeva ad ingrandirle verso le estremità.
Si trattava dell’Optima, un classico, disegnato dal grande Herman Zapf negli anni 50.
Quello che non tutti sanno è che l’ispirazione di questo carattere è da ricercarsi in Italia. Lo stesso Zapf ha raccontato la storia: era in viaggio a Firenze, nella basilica di Santa Croce, quando è rimasto colpito dall’iscrizione su una pietra tombale che passava completamente inosservata ai turisti sul posto.
Dovendo prendere appunti ma avendo finito la carta, risolse il problema disegnando su una banconota da mille lire che aveva in tasca.
La foto di quella banconota non è molto diffusa, eppure esiste su alcuni siti, per esempio FontShop.
È qualcosa di non molto riconoscibile, al giorno d’oggi: chi sa descrivere com’è fatta una banconota in lire degli anni 50? Ed è pure interessante dal punto di vista tipografico in sé: notare il font con cui è stato scritto il numero 1000.
Zapf ha disegnato le lettere soprattutto sul retro, dove c’era parecchio spazio vuoto, ma ce ne sono varie anche sul davanti, dove si sovrappongono con le scritte stampate (cassiere, governatore, matricole varie).
Su Wikipedia c’è la foto di una pietra tombale che sarebbe quella che ha dato l’ispirazione a Zapf. “Berto Di Lionardo Berti e suorum – MCCCCXXX”, che dovrebbe significare 1430. Qualcuno ha pure provato a ricalcarla col foglio di carta e il carboncino. Ma la scritta è composta solo di lettere maiuscole, mentre sulla banconota di Zapf ci sono anche le minuscole e la lettera Q. Possibile che l’iscrizione di partenza sia un’altra, o che ce ne siano altre nello stesso stile. E in effetti sul web c’era la foto di un’altra lapide nello stesso stile, ma è stata rimossa.
Il racconto con le parole esatte di Zapf, tradotto in italiano, è stato pubblicato sul sito Lcd, tratto dal numero 3 di FFF.
Il sito Florence City, pubblica la foto di entrambi i lati della banconota. Sulla prima facciata c’è anche la data segnata a mano da Zapf, e il luogo “Santa Croce, Florenz, 3 Oktober 1950”.
Volendo soffermarsi sulla banconota, Wikipedia ci informa che è del tipo “Italia ornata di perle”, stampata a partire dal 1947. Dimensioni 146x63, più piccola rispetto ai biglietti precedenti. La faccia che si vede nella cornice è di una delle tre grazie estratte dalla Primavera di Botticelli.
Dice il sito che ne vennero stampate due versioni: una col contrassegno di stato “Testina d’Italia” e una, l’anno successivo, col contrassegno Medusa.
Che è appunto quella che è finita nelle mani di Zapf (La medusa è ritratta di faccia nel medaglione rosso; la testina d’Italia invece era ritratta di profilo).
L’articolo di Florence City era nato dopo che l’Optima era stato scelto per i cinque musei musei che fanno parte del raggruppamento Musei del Bargello, nel marzo scorso. Lcd invece aveva preso spunto dal nuovo logo di Yahoo, subito dopo il lancio nel 2013.
Fonts In Use all’epoca analizzava nel dettaglio le modifiche fatte all’Optima dai disegnatori di Yahoo per renderlo adatto alla nuova funzione.
Una delle critiche era che nel logo di Yahoo le lettere erano state separate da spazio uguale dal punto di vista matematico, che non coincide affatto con quello visivo.
E poi l’autore del post lamentava che le lettere erano state attaccate troppo una all’altra, oltre che variate di dimensioni e di linea di base (specie la posizione della Y gli dava fastidio). Seguiva un certo battibecco tra i commenti.
Domanda: quanto valevano 1000 lire nel 1950? Secondo l’apposito strumento che si trova sul sito del Sole 24 Ore viene fuori il valore 18,72 euro. In pratica è come se una persona al giorno d’oggi usasse una banconota da 20 euro come album da disegno. Un po’ caro, certo. Ma se la banconota di Zapf venisse messa in vendita oggi credo che varrebbe molto più di 20 euro. In fin dei conti, è stato un investimento.

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