Old style
“Old style” significa vecchio stile. Applicato ai caratteri, può creare qualche malinteso. Che cosa si può intendere per stile vecchio? Ai nostri occhi un testo in Times New Roman può essere un testo moderno, mentre uno in Old English può far venire in mente qualcosa di vecchio, anzi antico. Va bene dire vecchio stile: ma vecchio quanto?
Le cose, dal punto di vista tipografico, sono abbastanza complesse, per i non addetti ai lavori. Quando è stata inventata la stampa a caratteri mobili, nel Quattrocento, in Germania, si cercò di imitare la grafia degli amanuensi tedeschi, che era quella che noi chiamiamo Gotica. Ma per i medievali quella era littera moderna, e si contrapponeva alla littera antiqua, cioè alle lettere che venivano utilizzate dagli antichi romani, o dai carolingi.
Quando la stampa arrivò in Italia vennero fusi dei caratteri che si ispiravano alle calligrafie degli amanuensi italiani, che a loro volta imitavano gli antichi romani (per le maiuscole) e i carolingi (per le minuscole).
Il fatto è che più tardi ci furono notevoli progressi nelle tecniche di fusione dei metalli, di stampa a pressa e di design, quindi la forma delle lettere cambiò col tempo. Bodoni e i suoi contemporanei, ad esempio, misero a punto nel Settecento delle lettere che alternavano ai tratti spessi dei tratti molto sottili. Insomma, qualcosa che per loro era più moderno, mentre per noi non lo è. Nel senso che se noi vediamo un testo impaginato coi caratteri del 700, potremmo dire “Toh, il vecchio stile!”, ma non avrebbe nulla a che vedere con la definizione tipografica di Old Style.
Si, ma che dice questa definizione? Dice che i caratteri Old Style sono sicuramente caretteri serif (con grazie) che si ispirano a quelli realizzati dai primi stampatori italiani (e non solo) a partire dal Quattrocento. Dice che si tratta di caratteri che hanno un basso contrasto tra i tratti spessi e quelli sottili (la differenza c’è ma non è marcata). Dice che talvolta i tratti sottili della O non si trovano in alto e in basso (come nel Bodoni), ma angolati (i tratti spessi si trovano in corrispondenza delle 8 e delle 2 di un orologio sovrapposto alla lettera). Dice che spesso le grazie sono connesse al tratto da linee curve (nel Bodoni invece la connessione è ad angolo retto) e che le grazie che si trovano in testa all’asta sono spesso angolate.
Alcuni hanno diviso la categoria in due sotto-categorie: veneziani (o umanisti) e Garalde (o aldini). Un nome di riferimento per la prima categoria è quello di Jenson, stampatore francese che ha operato a Venezia nel Quattrocento. Il nome della seconda categoria invece fonde insieme il nome di Claude Garamond (francese, che lavorò a Parigi), con quello di Aldo Manunzio (italiano, attivo anche lui a Venezia). I caratteri usati all’epoca sono stati ridisegnati e prodotti costantemente nei secoli successivi. Ancora oggi una parte notevole della letteratura in Italia è stampata con caratteri riconducibili a Garamond. Alcune tendenze dei caratteri di quell’epoca hanno avuto meno fortuna di altre: all’epoca si tendeva a fare la e minuscola col trattino centrale obliquo in salita, mentre ora in gran parte dei casi si preferisce una e con trattino orizzontale.
Sempre riconducibili all’Old Style sono i caratteri di gusto olandese sviluppati nel Seicento, da cui derivano quelli di Caslon, usati per la letteratura nel mondo anglosassone.
Gli altri stili principali per i caratteri serif sono: transizionale, Didone e slab. A cui si aggiungono tanti altri stili secondari, sviluppati dall’Ottocento in poi anche per motivi pubblicitari e tuttora molto utilizzati.
Insomma, la parola old (vecchio) non deve trarre in inganno. Il Baskerville, settecentesco, non è considerato Old Style ma transizionale. Il Palatino invece, disegnato nel 1949, è considerato Old Style.
Le cose, dal punto di vista tipografico, sono abbastanza complesse, per i non addetti ai lavori. Quando è stata inventata la stampa a caratteri mobili, nel Quattrocento, in Germania, si cercò di imitare la grafia degli amanuensi tedeschi, che era quella che noi chiamiamo Gotica. Ma per i medievali quella era littera moderna, e si contrapponeva alla littera antiqua, cioè alle lettere che venivano utilizzate dagli antichi romani, o dai carolingi.
Quando la stampa arrivò in Italia vennero fusi dei caratteri che si ispiravano alle calligrafie degli amanuensi italiani, che a loro volta imitavano gli antichi romani (per le maiuscole) e i carolingi (per le minuscole).
Il fatto è che più tardi ci furono notevoli progressi nelle tecniche di fusione dei metalli, di stampa a pressa e di design, quindi la forma delle lettere cambiò col tempo. Bodoni e i suoi contemporanei, ad esempio, misero a punto nel Settecento delle lettere che alternavano ai tratti spessi dei tratti molto sottili. Insomma, qualcosa che per loro era più moderno, mentre per noi non lo è. Nel senso che se noi vediamo un testo impaginato coi caratteri del 700, potremmo dire “Toh, il vecchio stile!”, ma non avrebbe nulla a che vedere con la definizione tipografica di Old Style.
Si, ma che dice questa definizione? Dice che i caratteri Old Style sono sicuramente caretteri serif (con grazie) che si ispirano a quelli realizzati dai primi stampatori italiani (e non solo) a partire dal Quattrocento. Dice che si tratta di caratteri che hanno un basso contrasto tra i tratti spessi e quelli sottili (la differenza c’è ma non è marcata). Dice che talvolta i tratti sottili della O non si trovano in alto e in basso (come nel Bodoni), ma angolati (i tratti spessi si trovano in corrispondenza delle 8 e delle 2 di un orologio sovrapposto alla lettera). Dice che spesso le grazie sono connesse al tratto da linee curve (nel Bodoni invece la connessione è ad angolo retto) e che le grazie che si trovano in testa all’asta sono spesso angolate.
Alcuni hanno diviso la categoria in due sotto-categorie: veneziani (o umanisti) e Garalde (o aldini). Un nome di riferimento per la prima categoria è quello di Jenson, stampatore francese che ha operato a Venezia nel Quattrocento. Il nome della seconda categoria invece fonde insieme il nome di Claude Garamond (francese, che lavorò a Parigi), con quello di Aldo Manunzio (italiano, attivo anche lui a Venezia). I caratteri usati all’epoca sono stati ridisegnati e prodotti costantemente nei secoli successivi. Ancora oggi una parte notevole della letteratura in Italia è stampata con caratteri riconducibili a Garamond. Alcune tendenze dei caratteri di quell’epoca hanno avuto meno fortuna di altre: all’epoca si tendeva a fare la e minuscola col trattino centrale obliquo in salita, mentre ora in gran parte dei casi si preferisce una e con trattino orizzontale.
Sempre riconducibili all’Old Style sono i caratteri di gusto olandese sviluppati nel Seicento, da cui derivano quelli di Caslon, usati per la letteratura nel mondo anglosassone.
Gli altri stili principali per i caratteri serif sono: transizionale, Didone e slab. A cui si aggiungono tanti altri stili secondari, sviluppati dall’Ottocento in poi anche per motivi pubblicitari e tuttora molto utilizzati.
Insomma, la parola old (vecchio) non deve trarre in inganno. Il Baskerville, settecentesco, non è considerato Old Style ma transizionale. Il Palatino invece, disegnato nel 1949, è considerato Old Style.
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