Pedaline
A marzo di quest’anno, dopo la morte del tipografo Michele Ciocia, una vecchia pedalina è stata donata al comune di Acquaviva Delle Fonti, città metropolitana di Bari, Puglia. Il reperto è stato esposto nella sala dell’anagrafe nel corso di una cerimonia a cui erano presenti le autorità locali. La pedalina era una macchina che veniva usata per la stampa. Deve il suo nome al fatto che veniva azionata a pedale. È la star del film “La banda degli onesti”, con Totò e Peppino, dove viene utilizzata per la stampa delle banconote false, ed è anche la causa dell’adesione del tipografo Loturco al gruppo criminale: per comprarla si è indebitato, ma il lavoro è meno del previsto. Nel film, l’azienda produttrice è la Borghini e Stocchetti di Torino, di cui sul web non si trovano tracce. Esisteva sicuramente invece una pedalina Saroglia, sempre di Torino. Come questa? Le poche foto scattate durante l’inaugurazione non permettono di vedere il marchio di fabbrica sulla macchina. Altrove, sembra che foto non ce ne siano.
Un’altra pedalina è esposta a Conselice, vicino Ravenna, in una piazza dedicata alla libertà di Stampa. Il macchinario si trova in una teca di vetro, davanti a varie stele che contengono le testate di vari giornali d’epoca. L’iscrizione dice: “1945-2005 – Dalla stampa clandestina alla libertà di stampa”. Il mese scorso ci sono state varie iniziative per commemorare l’anniversario della posa del monumento, una delle quali ricordava Enzo Biagi.
Una foto della teca si può vedere su Flickr.
Lo stesso sito mostra altre pedaline in funzione: una senza didascalia, l’altra relativa ad una lezione di storia della stampa tenuta a Palazzo d’Accursio a Bologna nel 2010.
Su Youtube c’è una dimostrazione di come funzionava una di queste macchine a pedali, postata dallo stampatore Pazzini. Era “adatta per stampare piccoli formati, ma con una tiratura relativamente elevata”, dice la didascalia. Anche qui, come in tutti gli altri casi, non si fa nessun riferimento all’azienda che l’ha prodotta.
Sempre su Youtube qualcuno ha postato il video di una pedalina di fine 800 portata dall’associazione Malicaratteri al circolo Arci Stato Brado a Palermo. Il video è professionale, buon montaggio e colonna sonora, e non spiega un’accidente, come purtroppo accade coi video professionali. Tutta emozione e poche informazioni. Ma le immagini sono belle, almeno, perché mostrano qualche dettaglio della macchina in funzione.
Qualche altro fotogramma il Circolo l’aveva postato su Facebook a dicembre dell’anno scorso. Si vede una ruota che gira. “La Macchina sta per prendere vita! Restate connessi”, diceva la didascalia, senza aggiungere uno straccio di informazione. Un utente commentava: “Lo senti questo rumore furente? Lo senti questo acre odore di lubrificante? È il passato, che stantio e al contempo rinfrescante rivendica il presente”. Emozioni sì, informazioni no.
Un’altra pedalina è esposta a Conselice, vicino Ravenna, in una piazza dedicata alla libertà di Stampa. Il macchinario si trova in una teca di vetro, davanti a varie stele che contengono le testate di vari giornali d’epoca. L’iscrizione dice: “1945-2005 – Dalla stampa clandestina alla libertà di stampa”. Il mese scorso ci sono state varie iniziative per commemorare l’anniversario della posa del monumento, una delle quali ricordava Enzo Biagi.
Una foto della teca si può vedere su Flickr.
Lo stesso sito mostra altre pedaline in funzione: una senza didascalia, l’altra relativa ad una lezione di storia della stampa tenuta a Palazzo d’Accursio a Bologna nel 2010.
Su Youtube c’è una dimostrazione di come funzionava una di queste macchine a pedali, postata dallo stampatore Pazzini. Era “adatta per stampare piccoli formati, ma con una tiratura relativamente elevata”, dice la didascalia. Anche qui, come in tutti gli altri casi, non si fa nessun riferimento all’azienda che l’ha prodotta.
Sempre su Youtube qualcuno ha postato il video di una pedalina di fine 800 portata dall’associazione Malicaratteri al circolo Arci Stato Brado a Palermo. Il video è professionale, buon montaggio e colonna sonora, e non spiega un’accidente, come purtroppo accade coi video professionali. Tutta emozione e poche informazioni. Ma le immagini sono belle, almeno, perché mostrano qualche dettaglio della macchina in funzione.
Qualche altro fotogramma il Circolo l’aveva postato su Facebook a dicembre dell’anno scorso. Si vede una ruota che gira. “La Macchina sta per prendere vita! Restate connessi”, diceva la didascalia, senza aggiungere uno straccio di informazione. Un utente commentava: “Lo senti questo rumore furente? Lo senti questo acre odore di lubrificante? È il passato, che stantio e al contempo rinfrescante rivendica il presente”. Emozioni sì, informazioni no.
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