Simili al Cancellaresca Script
Poco tempo fa avevo cercato qualche informazione sull’Ar Decode. Ne era venuto fuori che si trattava di una variante del Cancellaresca Script, con un copyright del 2005 intestato ad Arphic Technology Co. Almeno, questo c’era scritto nel file che ho trovato, perché altrove le informazioni scarseggiano. Arphic non è famosa da queste parti, e c’è un motivo. A quanto pare è specializzata negli ideogrammi asiatici, a quanto si può giudicare dalla pagina dedicata su Fonts.com. Dove si possono ammirare le anteprime di ben 94 famiglie, e rendersi conto di quanto può essere diverso il tratto da una all’altra, pur senza capire il contenuto del testo. C’è quello spesso, quello sottile, quello a larghezza costante del tratto, quello graziato, quello scritto a mano, quello fatto di linee rette, quello che appare gommoso o lucido con tanto di riflesso, quello che sembra dentifricio appena uscito dal tubetto, e così via. Nessuna traccia dell’Ar Decode, o di altri Ar che sono giunti da queste parti, chissà su quale percorso. Comunque, le forme dell’Ar Decode riprendono quelle del Cancellaresca Script, un carattere arcinoto, disegnato nel 1982 da Alan Meeks, pubblicato da Itc e Letraset, disponibile su molti siti commerciali (ma non su Myfonts).
Adatto per i bigliettini eleganti, tipo quelli di matrimonio, riprende le forme di antiche calligrafie cancelleresche, con le aste verticali sinuose, che piegano in alto morbidamente verso destra. Le maiuscole sono piene di svolazzi, per cui si sconsiglia vivamente di scrivere un testo in all caps.
Identifont ha raccolto la consueta lista di 29 font che per un motivo o per l’altro vengono definiti simili al Cancellaresca.
Al primo posto ci mette il Maestro (altro nome che si rifà alla tradizione italiana), dove però la forma delle maiuscole è meno calligrafica. Ricordano più le lettere stampatelle, anche se comunque hanno aste sinuose e swashes verso sinistra.
Segue un Agedage Cancelleresca, dove si torna sulle forme calligrafiche.
Il Niconne ha più un aspetto di neretto, col tratto che si ingrassa gradualmente a partire dagli svolazzi sottili, specie nelle maiuscole. È un revival del Madonna, pubblicato da Stephenson Blake nel 1925, disegnato nel 2011 dal compianto Vernon Adams, quindi disponibile su Google Fonts.
L’Anduaga, pur avendo le minuscole con andamento italico, non adotta la soluzione di curvare a sinistra le aste. Anzi, ci mette una specie di ardiglione sul lato sinistro (avete presente quella contropunta che sta sugli ami da pesca? In questo caso è una grazia rettilinea che scende obliqua dalla punta dell’asta)
Il Rondo mi ricorda il Matura Mt.
Il Redwood ha una d con asta curva che piega a sinistra.
Il Piranesi, disegnato dal grande Morris Fuller Benton nel 1930, richiama nel nome l’incisore settecentesco italiano (di cui su Wikipedia c’è una stampa dettagliatissima, in cui si vede un corsivo diverso rispetto a quello disegnato dall’americano; la l è graziata in alto, ad esempio).
Il Pelikan è qualcosa di completamente diverso. Niente calligrafia o matrimoni, ma una stampa d’epoca con parecchio inchiostro superfluo e malfermo.
Col Park Avenue torniamo alle aste curvate in alto e ai segni calligrafici. Riproduce un disegno della Atf del 1933.
Il Nuptial Script tradisce nel nome la funzione per cui è stato pensato. Anche questo ha una certa età: 1952, disegnato dallo staff della Intertype.
Il Dorchester Script è il primo dove troviamo gli occhielli alla l o alla b (1939, Monotype).
Il Bordeaux Script è molto condensato, troppo. Pubblicato da Itc e Letraset, mi domando chi lo abbia mai usato.
Ancora più nero e piccolo è il Filmotype Zephyr, moderno, con tante spirali attorno alle ingombranti maiuscole.
Altri risultati invece hanno a che vedere col Cancellaresca solo alla lontana. Sono degli italici tipografici, nulla a che vedere con gli svolazzi e la calligrafia.
Altri esempi sono più sperimentali, più o meno recenti, più o meno riusciti.
Certo che il Cancellaresca è unico con quella tratto serpeggiante a forma di S che unisce i tratti verticali e orizzontali della f e della t.
Adatto per i bigliettini eleganti, tipo quelli di matrimonio, riprende le forme di antiche calligrafie cancelleresche, con le aste verticali sinuose, che piegano in alto morbidamente verso destra. Le maiuscole sono piene di svolazzi, per cui si sconsiglia vivamente di scrivere un testo in all caps.
Identifont ha raccolto la consueta lista di 29 font che per un motivo o per l’altro vengono definiti simili al Cancellaresca.
Al primo posto ci mette il Maestro (altro nome che si rifà alla tradizione italiana), dove però la forma delle maiuscole è meno calligrafica. Ricordano più le lettere stampatelle, anche se comunque hanno aste sinuose e swashes verso sinistra.
Segue un Agedage Cancelleresca, dove si torna sulle forme calligrafiche.
Il Niconne ha più un aspetto di neretto, col tratto che si ingrassa gradualmente a partire dagli svolazzi sottili, specie nelle maiuscole. È un revival del Madonna, pubblicato da Stephenson Blake nel 1925, disegnato nel 2011 dal compianto Vernon Adams, quindi disponibile su Google Fonts.
L’Anduaga, pur avendo le minuscole con andamento italico, non adotta la soluzione di curvare a sinistra le aste. Anzi, ci mette una specie di ardiglione sul lato sinistro (avete presente quella contropunta che sta sugli ami da pesca? In questo caso è una grazia rettilinea che scende obliqua dalla punta dell’asta)
Il Rondo mi ricorda il Matura Mt.
Il Redwood ha una d con asta curva che piega a sinistra.
Il Piranesi, disegnato dal grande Morris Fuller Benton nel 1930, richiama nel nome l’incisore settecentesco italiano (di cui su Wikipedia c’è una stampa dettagliatissima, in cui si vede un corsivo diverso rispetto a quello disegnato dall’americano; la l è graziata in alto, ad esempio).
Il Pelikan è qualcosa di completamente diverso. Niente calligrafia o matrimoni, ma una stampa d’epoca con parecchio inchiostro superfluo e malfermo.
Col Park Avenue torniamo alle aste curvate in alto e ai segni calligrafici. Riproduce un disegno della Atf del 1933.
Il Nuptial Script tradisce nel nome la funzione per cui è stato pensato. Anche questo ha una certa età: 1952, disegnato dallo staff della Intertype.
Il Dorchester Script è il primo dove troviamo gli occhielli alla l o alla b (1939, Monotype).
Il Bordeaux Script è molto condensato, troppo. Pubblicato da Itc e Letraset, mi domando chi lo abbia mai usato.
Ancora più nero e piccolo è il Filmotype Zephyr, moderno, con tante spirali attorno alle ingombranti maiuscole.
Altri risultati invece hanno a che vedere col Cancellaresca solo alla lontana. Sono degli italici tipografici, nulla a che vedere con gli svolazzi e la calligrafia.
Altri esempi sono più sperimentali, più o meno recenti, più o meno riusciti.
Certo che il Cancellaresca è unico con quella tratto serpeggiante a forma di S che unisce i tratti verticali e orizzontali della f e della t.
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