Stephenson Blake


La Stephenson Blake è stata l’ultima fonderia di caratteri britannica. Iniziò le sue attività nel 1818, acquistando la fonderia dell’ultimo erede Caslon l’anno successivo. Ha continuato a operare in ambito tipografico fino agli anni 90 del Novecento, rimanendo poi attiva nel settore della lavorazione dei metalli per parte del decennio successivo.
Infine tutte le sue attrezzature d’epoca rimaste sono state vendute alla Monotype e sono finite al Type Museum di Londra.
Tra i caratteri elaborati dalla fonderia, ci sono l’Algerian (1908), l’Impact (1965), il Latin Wide (1940) e il Playbill (1938), molto conosciuti anche al giorno d’oggi perché sono stati digitalizzati e diffusi insieme al software Microsoft.
Nel catalogo c’erano anche caratteri acquisiti da precedenti società, come il Baskerville, il Clarendon, il Caslon Egyptian (il primo sans-serif commerciale).
E c’erano caratteri prodotti su licenza, tra cui il Goudy Modern e Spartan.
Gli elenchi dettagliati possono essere trovati sulla pagina di Wikipedia dedicata alla fonderia.
Un font dal nome interessante era il Bologna, 1946, che secondo l’enciclopedia online venne prodotto su licenza dell’americana Atf.
Un carattere con quel nome non risulta a Identifont. Forse non è stato proprio digitalizzato. Un font con lo stesso nome si trova sui siti pirata, ma non si tratta dello stesso.
Qualche lettera dell’originale si può vedere su Fonts In Use, con un paio di usi segnalati e il link ad una pagina di specimen pubblicata su Twitter.
Mentre Wikipedia afferma che il disegno iniziale era della Atf, Fonts In Use sostiene che fu la Atf a copiarlo nel 1951 (5 anni dopo la versione di Stephenson Blake), vendendolo col nome di Verona.
Che crea ulteriormente confusione, visto che nel catalogo di Stephenson Blake c’era già un carattere chiamato Verona, che non ha nulla a che vedere col Verona di Atf, cioè il Bologna.
Da quel poco che si riesce a vedere, il Bologna della fonderia britannica era un carattere con grazie che sembrava tracciato a mano col pennino. Il Verona (inglese) era invece un elegante carattere con grazie, con la e veneziana e la R serpeggiante. Uno specimen di quest’ultimo si può vedere sul sito di Luc Devroye.
Myfonts ha una pagina dedicata a Stephenson Blake. L’intestazione segnala solo due famiglie, ma la lista ne comprende una trentina. In testa il sito ci mette il Windsor (con grazie, elegante, realizzato da Linotype e Urw), e un paio di senza grazie (Doric e Granby), prima di passare a quelli più conosciuti, Impact prima di tutto.

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