Titillium e l’identità italiana

Un articolo pubblicato su Medium.com all’inizio del 2016 raccontava le riflessioni che avevano preceduto la scelta del Titillium come carattere ufficiale della pubblica amministrazione italiana.
Inizialmente lo Stato per tutte le sue intestazioni ufficiali usava il corsivo formale, un corsivo calligrafico pieno di svolazzi che veniva chiamato inglese o spenceriano. Era molto in voga tra la metà dell’Ottocento e il 1930.
Col passaggio al digitale ci si è trovati in difficoltà, perché non è mai esistita una versione digitale del carattere istituzionale. Si è assistito allora a una sorta di “liberi tutti”, dice l’articolo: c’è chi ha usato il Palace Script, chi il Kunstler Script, chi l’English 157. Chi ha abbandonato del tutto i font calligrafici.
Uno dei maggiori disegnatori italiani di caratteri è il settecentesco Bodoni, la cui eredità è viva ancora oggi visto che le maggiori fonderie hanno un carattere dedicato a lui, utilizzato spesso in ambiti come quello della moda, ma non solo.
C’è stato qualche sfortunato tentativo di creare qualche logo col Bodoni, ma la scelta finale è andata in tutt’altra direzione. Un carattere settecentesco non è il meglio che si possa ottenere da un’amministrazione che vuole mostrarsi moderna, chiara ed efficiente.
Così la scelta finale è caduta sul Titillium Web. Che è un progetto italiano, in quanto viene messo a punto dagli studenti nell’ambito dei corsi realizzati all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Ed è pure un carattere semplice da trovare, visto che è rilasciato con licenza Open Font. Si può scaricare gratuitamente da Google.
Inoltre è un senza grazie molto versatile, nel senso che è disponibile in sei pesi diversi, dall’Extra Light al Black. Tutti, tranne l’ultimo, hanno anche la versione corsiva.
Si tratta di un progetto collettivo, ma tra i nomi delle persone coinvolte spunta quello di Luciano Perondi, uno dei massimi esponenti del type design in Italia, insegnante appunto nell’istituto.
Le prime linee guida di design per la pubblica amministrazione sono uscite mi sembra di capire nel 2015. Nel corso del tempo sono state aggiornate. Un documento di 93 pagine datato 2018 è disponibile sul sito dell’Agid, l’Agenzia per l’Italia Digitale. Il Titillium Web è ancora il font principale di cui si parla, ma un accenno viene fatto anche al Roboto Mono (anche questo su Google), scelto “per la chiarezza e leggibilità dei numeri: è adatto ad essere utilizzato per la rappresentazione di numeri, calcoli matematici, numeri in tabelle, codice di programmazione”.
Il documento aggiunge anche che “può essere utilizzato qualsiasi altro font purché sia leggibile e la scelta sia motivata da forti caratteristiche identitarie”.
Seguono informazioni su dimensioni e colori da utilizzare per i siti web.
Il sito del Governo italiano tuttora utilizza il Titillium Web. Appoggiandolo sui propri server? No. Il codice prevede di cercarlo in primo luogo sul computer dell’utente. Se non c’è, lo si va a pescare sui server di Google.
In un primo tempo credevo che questo implicasse una richiesta ai server di Google per ogni volta che un utente visualizzava la pagina, e la cosa avrebbe potuto avere ricadute in termini di privacy. Ora mi pare di capire invece che il browser manda la richiesta al server di Google solo una volta al giorno, la prima in cui incontra quel tipo di carattere, se non si trova installato sul computer. Comunque sembra che le informazioni raccolte in questo modo non vengono mischiate con quelle degli altri servizi Google. Il vantaggio per il gestore e per l’utente consiste nel fatto che se esce una versione aggiornata di un certo font, non c’è bisogno per il gestore di aggiornare qualcosa sul proprio computer, né l’utente si deve preoccupare di niente. Tutti gli aggiornamenti avvengono in automatico, la pagina è sempre visualizzata con l'ultima versione disponibile del carattere. [marzo 2019]
Comunque Google pubblica dati aggiornati relativi a ciascuno dei caratteri forniti. Il server ha servito il Titillium 625 milioni di volte l’ultima settimana. Il font si trova su più di 610 mila siti web. C’è pure il grafico a torta, ma non è possibile esaminarlo nel dettaglio. Si riconosce solo che gli Stati Uniti occupano quasi un quarto del totale e che Francia e Brasile pesano all’incirca quanto l’Italia.

Per quanto riguarda il sito del Governo, analizzandolo con Lightbeam (add-on per Firefox), viene fuori che ha solo due collegamenti con terze parti: la prima è a Fonts.Googleapis, che contiene tutti gli indirizzi dei font su Fonts.Gstatic.



Nel grafico, il sito del Governo è rappresentato dal pallino in alto, collegato con due soli triangolini. Gli altri pallini rappresentano i siti di Corriere e Stampa, che comunicano con un gran numero di terze parti, tra cui di nuovo Googleapis e Gstatic.
Un sito che non comunica con terze parti apparentemente è Twitter. Che sul grafico apparirebbe come un pallino isolato da tutto il resto. Infatti si limita a caricare Segoe Ui, Arial o un qualsiasi sans dal computer dell’utente.
Repubblica invece, che pure usa il Lato che fa parte della scuderia di Google, lo tiene appoggiato sul proprio server Repstatic.

Commenti

Post più popolari