Transport, Uk
Il Regno Unito usa su tutti i siti con dominio Gov.Uk varie versioni del Gds Transport Website. Le linee guida si trovano a questo indirizzo, e spiegano nel dettaglio il peso e le dimensioni da selezionare per titoli, corpo del testo, didascalie eccetera. Ad esempio si consiglia di impostare 19px per il corpo del testo, o 16 per schermi più piccoli.
Il sito specifica che la licenza del Gds Transport Website permette il suo uso solo su siti con dominio gov.uk. Tutti gli altri siti, anche se istituzionali, devono ripiegare su alternative come l’Arial.
Il Transport ci è familiare perché una sua variante è utilizzata sulla segnaletica stradale in Italia. Avete presente la a con la verticale che curva in basso verso destra, la l che fa lo stesso, e il puntino sulla i tondo che non ha nulla a che vedere col quadratino dell’Arial?
Il sito in questione mostra degli esempi di come appare il testo nelle due versioni (light e bold) e nelle varie dimensioni sulla pagina web. Il font è stato inserito nella pagina col consueto sistema della codifica in Base64.
La teoria del Base64 è abbastanza semplice, per un programmatore. Un file binario, come un font, è composto da una serie di numeri a 8 bit (cioè valori compresi tra 0 e 255). Ma varie applicazioni che hanno a che fare con le reti potrebbero interpretare alcuni di questi valori come caratteri di controllo o come parte di una combinazioni di caratteri. Insomma, trasmettendo un file in rete ci sarebbe il rischio di perdere delle informazioni, se non di attivare funzioni indesiderate. Così bisogna convertire i dati in un’insieme di simboli che di sicuro non attivano nulla. Il Base64 riconduce tutto alle 26 lettere dell’alfabeto maiuscole, le rispettive minuscole, le cifre numeriche e due soli simboli: il + e la barra /.
Totale: 64 combinazioni, ovvero 6 bit. Quindi, l’intero file, composto da numeri di 8 bit, viene riconvertito a numeri da 6 bit, ad ognuno dei quali viene associata una lettera maiuscola/minuscola, cifra eccetera. Insomma, un’insieme di dati viene riconvertito ad un insieme di lettere che transita senza problemi da un computer all’altro. Qui deve essere riconvertito in un’insieme di dati, cioè nel file del font, nel nostro caso.
Ovviamente l’utente non deve fare niente, fa tutto il browser in automatico. I font incorporati nella pagina non possono essere salvati da qualche parte con un semplice click.
Tecnicamente sarebbe possibile convertire manualmente, con un po’ di codice di programmazione, una stringa codificata in base64 in un file da salvare sul proprio computer. Ad impedirlo semmai è la legge, nel caso in cui la licenza del font non lo permetta. Tuttavia una semplice istruzione di decode non basta, talvolta, perché ci si imbatte nella stringa in un fastidioso simbolo %, che in teoria non dovrebbe essere previsto dal base64. Che roba è?
Il problema è che i simboli + e / (a cui si aggiunge il simbolo =, che viene accodato alla stringa anche più volte, nel caso il totale dei bit non fosse multiplo di 6) possono comunque creare problemi con i browser, e quindi vengono riconvertiti nelle sequenze, rispettivamente, %2B, %2F e %3D. Insomma, prima di decodificare la stringa (se uno fosse autorizzato dalla legge) dovrebbe sostituire questi tre valori con i simboli originari, e tutto andrebbe liscio come l’olio.
Comunque, per tornare al Transit, i disegnatori che se ne sono occupati sono Henrik Kubel e Margaret Calvert.
A differenza dell’Italia, dove a malapena gli addetti ai lavori sanno il nome di chi si è occupato della segnaletica, in Inghilterra il nome della Calvert è molto noto, vari giornali importanti l’hanno intervistata. Ha detto lei che qualcuno, inesperto, crede addirittura che i segnali stradali li abbia inventati lei. Ovviamente i segnali già c’erano, lei si è occupata soltanto di rivederne il design sul finire degli anni 50, insieme a Kinneir, un noto professionista che lei aveva conosciuto da studentessa alla scuola d’arte di Chelsea.
Sia Kinneir che la Calvert hanno una pagina dedicata a loro su Wikipedia, come pure lo stesso carattere Transport, con tanto di storia abbastanza dettagliata della sua genesi.
Di Kubel invece non si sa niente. L’enciclopedia dice solo che si è occupato di digitalizzare i caratteri disegnati dalla Calvert nel 2012, sei anni fa, espandendo la famiglia a sei differenti pesi, da thin a black, ciascuno con la versione obliqua (non italica, sembra).
Che poi sono appunto i file usati dai siti gov.uk come solo carattere per tutto il testo, sottolinea Wiki.
Il sito specifica che la licenza del Gds Transport Website permette il suo uso solo su siti con dominio gov.uk. Tutti gli altri siti, anche se istituzionali, devono ripiegare su alternative come l’Arial.
Il Transport ci è familiare perché una sua variante è utilizzata sulla segnaletica stradale in Italia. Avete presente la a con la verticale che curva in basso verso destra, la l che fa lo stesso, e il puntino sulla i tondo che non ha nulla a che vedere col quadratino dell’Arial?
Il sito in questione mostra degli esempi di come appare il testo nelle due versioni (light e bold) e nelle varie dimensioni sulla pagina web. Il font è stato inserito nella pagina col consueto sistema della codifica in Base64.
La teoria del Base64 è abbastanza semplice, per un programmatore. Un file binario, come un font, è composto da una serie di numeri a 8 bit (cioè valori compresi tra 0 e 255). Ma varie applicazioni che hanno a che fare con le reti potrebbero interpretare alcuni di questi valori come caratteri di controllo o come parte di una combinazioni di caratteri. Insomma, trasmettendo un file in rete ci sarebbe il rischio di perdere delle informazioni, se non di attivare funzioni indesiderate. Così bisogna convertire i dati in un’insieme di simboli che di sicuro non attivano nulla. Il Base64 riconduce tutto alle 26 lettere dell’alfabeto maiuscole, le rispettive minuscole, le cifre numeriche e due soli simboli: il + e la barra /.
Totale: 64 combinazioni, ovvero 6 bit. Quindi, l’intero file, composto da numeri di 8 bit, viene riconvertito a numeri da 6 bit, ad ognuno dei quali viene associata una lettera maiuscola/minuscola, cifra eccetera. Insomma, un’insieme di dati viene riconvertito ad un insieme di lettere che transita senza problemi da un computer all’altro. Qui deve essere riconvertito in un’insieme di dati, cioè nel file del font, nel nostro caso.
Ovviamente l’utente non deve fare niente, fa tutto il browser in automatico. I font incorporati nella pagina non possono essere salvati da qualche parte con un semplice click.
Tecnicamente sarebbe possibile convertire manualmente, con un po’ di codice di programmazione, una stringa codificata in base64 in un file da salvare sul proprio computer. Ad impedirlo semmai è la legge, nel caso in cui la licenza del font non lo permetta. Tuttavia una semplice istruzione di decode non basta, talvolta, perché ci si imbatte nella stringa in un fastidioso simbolo %, che in teoria non dovrebbe essere previsto dal base64. Che roba è?
Il problema è che i simboli + e / (a cui si aggiunge il simbolo =, che viene accodato alla stringa anche più volte, nel caso il totale dei bit non fosse multiplo di 6) possono comunque creare problemi con i browser, e quindi vengono riconvertiti nelle sequenze, rispettivamente, %2B, %2F e %3D. Insomma, prima di decodificare la stringa (se uno fosse autorizzato dalla legge) dovrebbe sostituire questi tre valori con i simboli originari, e tutto andrebbe liscio come l’olio.
Comunque, per tornare al Transit, i disegnatori che se ne sono occupati sono Henrik Kubel e Margaret Calvert.
A differenza dell’Italia, dove a malapena gli addetti ai lavori sanno il nome di chi si è occupato della segnaletica, in Inghilterra il nome della Calvert è molto noto, vari giornali importanti l’hanno intervistata. Ha detto lei che qualcuno, inesperto, crede addirittura che i segnali stradali li abbia inventati lei. Ovviamente i segnali già c’erano, lei si è occupata soltanto di rivederne il design sul finire degli anni 50, insieme a Kinneir, un noto professionista che lei aveva conosciuto da studentessa alla scuola d’arte di Chelsea.
Sia Kinneir che la Calvert hanno una pagina dedicata a loro su Wikipedia, come pure lo stesso carattere Transport, con tanto di storia abbastanza dettagliata della sua genesi.
Di Kubel invece non si sa niente. L’enciclopedia dice solo che si è occupato di digitalizzare i caratteri disegnati dalla Calvert nel 2012, sei anni fa, espandendo la famiglia a sei differenti pesi, da thin a black, ciascuno con la versione obliqua (non italica, sembra).
Che poi sono appunto i file usati dai siti gov.uk come solo carattere per tutto il testo, sottolinea Wiki.
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