Vesper Libre
Il progetto Vesper Libre è condotto da Mota Italic, uno studio di design basato a Mumbai, in India.
Il font si può scaricare gratuitamente da Google. Le lettere latine sono basate su quelle classiche, ma con un aspetto interamente moderno, dice la didascalia. Sono studiate in maniera tale da rendere la lettura sullo schermo gradevole, alleggerendo le lettere di tutti i dettagli che potrebbero aumentare inutilmente il tempo di caricamento della pagina.
Trattandosi di uno studio indiano, il font contiene pure l’alfabeto Devanagari, messo a punto tra il 2006 e il 2014 grazie al contributo di vari disegnatori. Uno si chiama Rob Keller, un altro di cognome fa Gandhi.
Mi sembra che abbia, oltre al normale set di numeri, un altro set di numeri dalla forma indiana.
Mota Italic non ha altri font su Google.
Identifont la conosce ben poco: dice che è stata fondata da Rob Keller a Berlino e Kimya Gandhi a Mumbay. Il sito conosce solo sei font, di cui però non può fornire l’anteprima.
Il sito ufficiale della fonderia mostra otto font in tutto, incluso il Vesper. Il Maku riproduce il devanagari scritto a mano. È stato disegnato un alfabeto ebraico che si integra col Vesper. Poi ci stanno il Brashy (brush), Puff (nerissimo counterless), Gemma (senza grazie in stile Hobo), il Fip (slab) e il Mota Pixel (pixel sottile).
Lo slogan del Fip è: “Tipewriters are dead, long live monospace!”
La fonderia ha un account su Twitter, molto aggiornato (tre tweet dall’inizio del mese). Nella descrizione, non si fa riferimento a Berlino ma solo a Dubai.
Fonts In Use conosce un solo uso di font di Mota Italic: il logo del cinquantennale delle relazioni diplomatiche tra Israele e Germania. È stato usato il Vesper per la parte tedesca, il Rutz per la parte israeliana (il Rutz sarebbe il Vesper Hebrew. Il disegnatore è Oded Ezer).
I font di Mota Italic non si trovano sui normali siti commerciali, ma solo sul sito della Fonderia.
Il font si può scaricare gratuitamente da Google. Le lettere latine sono basate su quelle classiche, ma con un aspetto interamente moderno, dice la didascalia. Sono studiate in maniera tale da rendere la lettura sullo schermo gradevole, alleggerendo le lettere di tutti i dettagli che potrebbero aumentare inutilmente il tempo di caricamento della pagina.
Trattandosi di uno studio indiano, il font contiene pure l’alfabeto Devanagari, messo a punto tra il 2006 e il 2014 grazie al contributo di vari disegnatori. Uno si chiama Rob Keller, un altro di cognome fa Gandhi.
Mi sembra che abbia, oltre al normale set di numeri, un altro set di numeri dalla forma indiana.
Mota Italic non ha altri font su Google.
Identifont la conosce ben poco: dice che è stata fondata da Rob Keller a Berlino e Kimya Gandhi a Mumbay. Il sito conosce solo sei font, di cui però non può fornire l’anteprima.
Il sito ufficiale della fonderia mostra otto font in tutto, incluso il Vesper. Il Maku riproduce il devanagari scritto a mano. È stato disegnato un alfabeto ebraico che si integra col Vesper. Poi ci stanno il Brashy (brush), Puff (nerissimo counterless), Gemma (senza grazie in stile Hobo), il Fip (slab) e il Mota Pixel (pixel sottile).
Lo slogan del Fip è: “Tipewriters are dead, long live monospace!”
La fonderia ha un account su Twitter, molto aggiornato (tre tweet dall’inizio del mese). Nella descrizione, non si fa riferimento a Berlino ma solo a Dubai.
Fonts In Use conosce un solo uso di font di Mota Italic: il logo del cinquantennale delle relazioni diplomatiche tra Israele e Germania. È stato usato il Vesper per la parte tedesca, il Rutz per la parte israeliana (il Rutz sarebbe il Vesper Hebrew. Il disegnatore è Oded Ezer).
I font di Mota Italic non si trovano sui normali siti commerciali, ma solo sul sito della Fonderia.
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