Haettenschweiler
Haettenschweiler è un sans serif nello stile realista, dice Wikipedia. È pensato per i titoli e per i testi display.È in pratica un senza grazie condensato, una specie di Impact. Solo che, a parità di dimensione, occupa meno spazio in orizzontale, e le lettere appaiono più piccole. In effetti i tratti sono più sottili, quindi anche se la differenza l’altezza dei tratti ascendenti e l’altezza della x è più o meno la stessa, a prima vista, le lettere appaiono più slanciate.
Per raggiungere la stessa larghezza di un Impact a 12 bisogna impostare l’Haettenschweiler almeno a 16. Le minuscole allora diventano alte come le maiuscole dell’Impact.
Il nome così complicato è il cognome del disegnatore (che di nome fa Walter). La fonderia è la Microsoft.
Dice Wikipedia che il disegnatore realizzò nel 1954 le sole maiuscole, in un font chiamato Schmalfette Grotesk.
Il disegno si trovava in un libro con una collezione di alfabeti disegnati a mano, usato dagli altri disegnatori come fonte di ispirazione.
L’enciclopedia scrive che venne usato inizialmente in una rivista giovanile tedesca, e che i disegnatori di Paris Match iniziarono ad utilizzarlo tagliando le varie lettere prima ancora che venisse pubblicamente rilasciato.
La versione della Microsoft deriva da quella della Photoscript, realizzata per la fotocomposizione, con le minuscole.
Il disegnatore non ha ricevuto neanche un centesimo per la diffusione del suo font, ma almeno il suo nome è famoso.
Il carattere “è un esempio prominente dello stile aggressivo, minaccioso, del disegno grafico che fu popolare negli anni 60 e 70, a dispetto della sua scarsa leggibilità”, dice Wikipedia in inglese.
L’articolo elenca come font simili della stessa epoca l’Helvetica Inserat e gli “imitatori britannici” Compacta e Impact.
Per quanto riguarda il termine “realist”, Wikipedia in inglese lo linka al capitolo Neo-grotesque della voce dedicata ai sans-serif, dove però compare solo una volta, alla fine del capitolo pecedente relativo ai grotesque. Sarebbe un sinonimo.
Certo che una definizione precisa su internet è difficile da trovare, anche perché qualcuno ha avuto l’idea di chiamare un font Realist.
Una classificazione la suggerisce il sito Applied Aestheticsm, in un apposito pdf che illustra otto categorie diverse di font, due delle quali sono senza grazie. E si chiamano Realist e Geometric Modernist. La prima contiene forme che si avvicinano al consueto Arial/Helvetica, tra parentesi c’è la data diciannovesimo-ventesimo secolo. La seconda forme che si avvicinano al Futura, e la data nomina solo il ventesimo secolo.
Comunque i caratteri realisti hanno: tratti non modulati, assi implicite verticali, piccole aperture, nessuna grazia o /abrupt/ e di peso uguale di quello del tratto principale, italico assente o sostituito dall’obliquo.
Anche geometrici sono caratterizzati da tratto non modulato e assenza di corsivo e di grazie. Ma hanno anche anelli spesso circolari (quindi senza assi) e l’apertura moderata (ad esempio nella parte bassa della e).
Nel file ci sono le figure per rendersi conto visivamente delle differenze.
I caratteri con grazie invece vengono divisi in: Rinascimentali, Neoclassici, Barocchi, Romantici, Modernisti Lirici (?) e Postmodernisti.
I nomi sono un po’ insoliti, fanno riferimento alle tendenze artistiche generali del periodo.
I “romantici” sarebbero quelli che di solito si chiamano Bodoni, Didone, Didot.
La fonte citata è un libro canadese del 2005, Elementi di Stile Tipografico, di Robert Brighurst.
Dei font che si trovano su Google, forse l’Oswald ricorda un po’ la concezione di Haettenschweiler e Impact, magari per le maiuscole. Ma ha molto, molto spazio in più, sia all’interno delle lettere, sia tra una lettera e l’altra, per non parlare di quello che c’è al di sopra o al di sotto. La sua versione bold è comunque più leggera. Ha pure una g a doppio livello, a differenza degli altri due.
Per raggiungere la stessa larghezza di un Impact a 12 bisogna impostare l’Haettenschweiler almeno a 16. Le minuscole allora diventano alte come le maiuscole dell’Impact.
Sopra, Haettenschweiler grandezza 16. Sotto, Impact grandezza 12. La larghezza è quasi la stessa, ma le minuscole del primo sono alte quanto le maiuscole del secondo.
Il nome così complicato è il cognome del disegnatore (che di nome fa Walter). La fonderia è la Microsoft.
Dice Wikipedia che il disegnatore realizzò nel 1954 le sole maiuscole, in un font chiamato Schmalfette Grotesk.
Il disegno si trovava in un libro con una collezione di alfabeti disegnati a mano, usato dagli altri disegnatori come fonte di ispirazione.
L’enciclopedia scrive che venne usato inizialmente in una rivista giovanile tedesca, e che i disegnatori di Paris Match iniziarono ad utilizzarlo tagliando le varie lettere prima ancora che venisse pubblicamente rilasciato.
La versione della Microsoft deriva da quella della Photoscript, realizzata per la fotocomposizione, con le minuscole.
Il disegnatore non ha ricevuto neanche un centesimo per la diffusione del suo font, ma almeno il suo nome è famoso.
Il carattere “è un esempio prominente dello stile aggressivo, minaccioso, del disegno grafico che fu popolare negli anni 60 e 70, a dispetto della sua scarsa leggibilità”, dice Wikipedia in inglese.
L’articolo elenca come font simili della stessa epoca l’Helvetica Inserat e gli “imitatori britannici” Compacta e Impact.
Per quanto riguarda il termine “realist”, Wikipedia in inglese lo linka al capitolo Neo-grotesque della voce dedicata ai sans-serif, dove però compare solo una volta, alla fine del capitolo pecedente relativo ai grotesque. Sarebbe un sinonimo.
Certo che una definizione precisa su internet è difficile da trovare, anche perché qualcuno ha avuto l’idea di chiamare un font Realist.
Una classificazione la suggerisce il sito Applied Aestheticsm, in un apposito pdf che illustra otto categorie diverse di font, due delle quali sono senza grazie. E si chiamano Realist e Geometric Modernist. La prima contiene forme che si avvicinano al consueto Arial/Helvetica, tra parentesi c’è la data diciannovesimo-ventesimo secolo. La seconda forme che si avvicinano al Futura, e la data nomina solo il ventesimo secolo.
Comunque i caratteri realisti hanno: tratti non modulati, assi implicite verticali, piccole aperture, nessuna grazia o /abrupt/ e di peso uguale di quello del tratto principale, italico assente o sostituito dall’obliquo.
Anche geometrici sono caratterizzati da tratto non modulato e assenza di corsivo e di grazie. Ma hanno anche anelli spesso circolari (quindi senza assi) e l’apertura moderata (ad esempio nella parte bassa della e).
Nel file ci sono le figure per rendersi conto visivamente delle differenze.
I caratteri con grazie invece vengono divisi in: Rinascimentali, Neoclassici, Barocchi, Romantici, Modernisti Lirici (?) e Postmodernisti.
I nomi sono un po’ insoliti, fanno riferimento alle tendenze artistiche generali del periodo.
I “romantici” sarebbero quelli che di solito si chiamano Bodoni, Didone, Didot.
La fonte citata è un libro canadese del 2005, Elementi di Stile Tipografico, di Robert Brighurst.
Dei font che si trovano su Google, forse l’Oswald ricorda un po’ la concezione di Haettenschweiler e Impact, magari per le maiuscole. Ma ha molto, molto spazio in più, sia all’interno delle lettere, sia tra una lettera e l’altra, per non parlare di quello che c’è al di sopra o al di sotto. La sua versione bold è comunque più leggera. Ha pure una g a doppio livello, a differenza degli altri due.
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