Nuova testata Rivista Militare
Rivista Militare, il trimestrale dell’Esercito Italiano, non ha una testata costante nel corso del tempo. Qualche decennio fa aveva usato i caratteri di Churchward (introvabili perfino le copertine, sul web), poi aveva puntato anche sull’Hobo, a fianco alle iniziali stilizzate dove la M erano semplicemente tre parallelorgammi affiancati.
Quelle più riconoscibili degli ultimi anni sono tre: in una c’era un carattere romano classico, con striscia tricolore orizzontale a separare le due parole; in un’altra c’era semi serif dagli spigoli scattanti (sia la R che la M obliqua avevano una puntina che si allungava in alto a sinistra); infine e n’era una con un senza grazie più sobrio, con R ed E dai raccordi curvi, S con tratti orizzontali rettilinei. In ogni caso, sempre lettere maiuscole.
Al momento se ne usa una ancora diversa. Ancora un senza grazie, con caratteristiche stencil. L’arco della R non si chiude, ma soprattutto la A ha un tratto aperto alla destra della barra orizzontale. Non dovrebbe essere difficile identificarlo tramite le unusual features di Identifont invece... non c’è niente di simile.
Il sito elenca solo 14 font con questa caratteristica, oltre la metà dei quali sono versioni del Blippo Black o del Dex Gothic. Il primo è un bauhaus, il secondo ha uno uno o due diagonali bianche che attraversano ciascun carattere. I restati sono abbastanza umanistici, nulla a che vedere con quello usato nella rivista, in cui lo spessore e costante, ci sono parecchi tratti orizzontali rettilinei, e la pianta di ogni lettera è pressoché quadrata.
Puntiamo un po’ sul semi-serif che si usava negli anni Novanta. Mi pare di riconoscere lo stile del Crillee Italic, disegnato da Dick Jones nel 1980, copyright Itc, pubblicato anche da Letraset.
Corrisponde abbastanza alla descrizione, con queste graziette nervose che spuntano qua e là, in alto verso sinistra, in basso verso destra, talvolta all’insù e all’ingiù (vedi la T).
Ma c’è una differenza notevole: la M. Nel font in commercio è una normale M trapezoidale, leggermente inclinata a destra. Sulla Rivista Militare invece è stata buttata tutta sulla sinistra, in maniera tale che il fianco sinistro sia sulla prosecuzione dell’asta verticale della R soprastante.
Alcuni dettagli poi non coincidono, tipo il modo in cui termina la R, per cui potrebbe essere una rielaborazione grafica che ha preso solo come spunto il Crillee.
Myfonts non riporta nessuna descrizione del carattere. I tag dicono: futuristic, automotive, car, fast, geometric, masculine, speed, sport, technical, techno e... Star Trek!
Eh, sì perché era il font usato per i titoli del telefilm Star Trek: The Next Generation, tra il 1987 e il 1994, secondo quanto scrive Fonts In Use. Certo sullo schermo l’effetto era completamente diverso. Almeno, nelle piccole anteprime mostrate dal sito, le grazie neanche si notano
.
E per quanto riguarda quel sans usato all’inizio degli anni 10? Stavo per dire Handel Gothic, se non fosse per un dettaglio significativo: la gamba della R, che anziché essere curva è rettilinea. Per il resto molte altre caratteristiche erano le stesse: la e con la curva di raccordo tra tratto superiore e quello inferiore, la R arrotondata, anche la S con tratti orizzontali rettilinei. Anche qui un lavoro personalizzato? Non proprio. Nel senso che il lavoro non riguardava soltanto la testata: lo stesso font era utilizzato anche per la titolazione. Per cui si può notare un’altra caratteristica dell’Handel: la e minuscola con la stessa forma della E maiuscola.
Era una versione personalizzata dell’intero font? No, l’inghippo sta nel fatto che io avevo preso come riferimento l’Handel della Linotype, della Urw e della Ef, dove effettivamente la R ha la gamba curva. La versione della Itc invece ha la gamba tesa. Il cerchio si stringe...
Identifont segnala tre anni diversi per il copyright: 1965, 1980 e 2008.
Di Don Handel non si conosce nessun altro font. Né c’è mezza nota biografica. Da dove è spuntato, e come ha fatto il suo logo a diventare così popolare?
Ci rivolgiamo all’immancabile Luc Devroye, che, oltre ad elencare tutte le versioni possibili del carattere (una gratuita su Font Library), aggiunge un’informazione fondamentale: nel 1973 venne utilizzato per il logo della United Airlines.
Quelle più riconoscibili degli ultimi anni sono tre: in una c’era un carattere romano classico, con striscia tricolore orizzontale a separare le due parole; in un’altra c’era semi serif dagli spigoli scattanti (sia la R che la M obliqua avevano una puntina che si allungava in alto a sinistra); infine e n’era una con un senza grazie più sobrio, con R ed E dai raccordi curvi, S con tratti orizzontali rettilinei. In ogni caso, sempre lettere maiuscole.
Al momento se ne usa una ancora diversa. Ancora un senza grazie, con caratteristiche stencil. L’arco della R non si chiude, ma soprattutto la A ha un tratto aperto alla destra della barra orizzontale. Non dovrebbe essere difficile identificarlo tramite le unusual features di Identifont invece... non c’è niente di simile.
Il sito elenca solo 14 font con questa caratteristica, oltre la metà dei quali sono versioni del Blippo Black o del Dex Gothic. Il primo è un bauhaus, il secondo ha uno uno o due diagonali bianche che attraversano ciascun carattere. I restati sono abbastanza umanistici, nulla a che vedere con quello usato nella rivista, in cui lo spessore e costante, ci sono parecchi tratti orizzontali rettilinei, e la pianta di ogni lettera è pressoché quadrata.
Puntiamo un po’ sul semi-serif che si usava negli anni Novanta. Mi pare di riconoscere lo stile del Crillee Italic, disegnato da Dick Jones nel 1980, copyright Itc, pubblicato anche da Letraset.
Corrisponde abbastanza alla descrizione, con queste graziette nervose che spuntano qua e là, in alto verso sinistra, in basso verso destra, talvolta all’insù e all’ingiù (vedi la T).
Ma c’è una differenza notevole: la M. Nel font in commercio è una normale M trapezoidale, leggermente inclinata a destra. Sulla Rivista Militare invece è stata buttata tutta sulla sinistra, in maniera tale che il fianco sinistro sia sulla prosecuzione dell’asta verticale della R soprastante.
Alcuni dettagli poi non coincidono, tipo il modo in cui termina la R, per cui potrebbe essere una rielaborazione grafica che ha preso solo come spunto il Crillee.
Eh, sì perché era il font usato per i titoli del telefilm Star Trek: The Next Generation, tra il 1987 e il 1994, secondo quanto scrive Fonts In Use. Certo sullo schermo l’effetto era completamente diverso. Almeno, nelle piccole anteprime mostrate dal sito, le grazie neanche si notano
.
E per quanto riguarda quel sans usato all’inizio degli anni 10? Stavo per dire Handel Gothic, se non fosse per un dettaglio significativo: la gamba della R, che anziché essere curva è rettilinea. Per il resto molte altre caratteristiche erano le stesse: la e con la curva di raccordo tra tratto superiore e quello inferiore, la R arrotondata, anche la S con tratti orizzontali rettilinei. Anche qui un lavoro personalizzato? Non proprio. Nel senso che il lavoro non riguardava soltanto la testata: lo stesso font era utilizzato anche per la titolazione. Per cui si può notare un’altra caratteristica dell’Handel: la e minuscola con la stessa forma della E maiuscola.
Era una versione personalizzata dell’intero font? No, l’inghippo sta nel fatto che io avevo preso come riferimento l’Handel della Linotype, della Urw e della Ef, dove effettivamente la R ha la gamba curva. La versione della Itc invece ha la gamba tesa. Il cerchio si stringe...
Identifont segnala tre anni diversi per il copyright: 1965, 1980 e 2008.
Di Don Handel non si conosce nessun altro font. Né c’è mezza nota biografica. Da dove è spuntato, e come ha fatto il suo logo a diventare così popolare?
Ci rivolgiamo all’immancabile Luc Devroye, che, oltre ad elencare tutte le versioni possibili del carattere (una gratuita su Font Library), aggiunge un’informazione fondamentale: nel 1973 venne utilizzato per il logo della United Airlines.
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