Gondola

Su Dafont c’è un carattere per certi versi interessante: si chiama Gondola, disegnato da Steve Deffeyes. Le note dell’autore dicono che si tratta di un “early gothic fancy script”, ossia una fantasia che si ispira agli inizi del gotico. Il concetto è quello di lettere disegnate con un pennino dalla punta piatta, in maniera da alternare tratti spessi e tratti sottili. Non mi pare si possa trattare di un font professionale: le curve appaiono in alcuni casi un po’ spezzate, e i tratti sottili sono troppo sottili per poter essere visualizzate sullo schermo nel migliore dei modi, a piccole dimensioni. Del resto neanche i dettagli sono così rifiniti da apparire bene a grandi dimensioni. È un’idea interessante, ed è stata classificata nella categoria gotici/varie.
Oltre alla versione normale del font, ne viene fornita anche una swash, in cui varie lettere hanno degli svolazzi sottili (troppo), che movimentano il testo.
Comunque, qualcosa scritta con questo font fa il su effetto. Tanto è vero che lo specimen è stato fatto con un testo latino, ciò che si supponeva trascrivesse qualcuno che usasse una calligrafia simile (è l’inizio del Giudizio di Paride, di Igino: le nozze di Peleo e Teti, l’esclusione della dea della discordia).
La d ha la forma onciale, che nella versione swash diventa una specie di S chiusa nella parte inferiore.
Su Dafont c’è un altro carattere che si chiama Gondola, ma non ha nulla a che vedere con questo. È una specie di Futura come la farebbe qualcuno alle prime armi. Diciamo rudimentale. L’autore, Geronimo Font Studios, ha ben 12 pagine di font sul sito, con caratteri di tutti i tipi (al primo posto c’è un University scaricato più di 300 volte ieri.
Invece l’autore del Gondola early gothic ha solo sette font all’attivo, con un certo interesse per la paleografia. Suoi sono il Roman, che si ispira agli antichi romani, il Kells, che si ispira al prezioso manoscritto irlandese, e il Ramsey, “basato sul salterio Ramsey, del decimo secolo”, che il calligrafo vittoriano Edward Johnston considerava “il più perfetto esempio di lettering”, e a cui si ispirò per i suoi lavori. .
Poi c’e un font che imita una scritta a mano moderna, e due che hanno a che vedere con la fantascienza.
Non si dice se la parola Gondola è stata scelta per qualche testo visto a Venezia, o che c’entrava qualcosa non Venezia.
Comunque, la città di Venezia è importante per la tipografia, visto che lì lavoravano Manunzio, Jenson e altri, tanto che “veneziana” è diventata una categoria per classificare alcuni caratteri tipografici.
Secondo Identifont esiste un solo font digitale chiamato Venezia: il Linotype Venezia Initiale. È una specie di Castellar (lo stesso sito lo inserisce tra i caratteri simili). Un lato dell’asta è scuro, mentre l’altro lato è chiaro, come se fosse una scritta in rilievo illuminata da sinistra. L’anno è il 1997.
C’è poi un Venezian, di cui non c’è più traccia neanche sul sito della fonderia che lo ha disegnato. Su cui c’è però il Rialto Script, che è uno script con tratti a larghezza costante ed estremità tagliate di netto. Qualcosa che forse è adatta per fare un logo, ma non certo un testo molto lungo, secondo me.
Del resto anche di Venetian, ne risultano pochi, a Identifont: solo 3.
Il Venetian 301, della Bitstream, senza autore e data, che è una specie di Jenson; l’Hk Venetian, di Alfredo Marco Pradili, Hanken Design, 2016, che a dispetto del nome è qualcosa che si avvicina più a Bodoni; e l’Abram Venetian, di cui non è rimasto neanche lo specimen e che è sparito da Myfonts.

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