Napoli
Identifont conosce un solo carattere chiamato Napoli. E porta addirittura la firma di Morris Fuller Benton.
Si chiama Napoli Ts, dove la sigla sta per TypeShop Collection. Si può scaricare a pagamento da Myfonts. Si tratta di un senza grazie dalle forme insolite. Il trattino orizzontale della A è un triangolo con la punta in basso. Come pure quello della H. La E e la F hanno pure un triangolo come trattino centrale, ma con la punta a sinistra. Il tratto orizzontale della T è invece composto di due triangoli, col lato superiore orizzontale e la punta sul lato interno.
Per quanto riguarda le minuscole, si nota la e col trattino obliquo, la F con tratto discendente tagliato in obliquo, la q con l’asta che finisce a punta e, udite udite, il puntino sulla i e sulla j di forma triangolare, con la punta in basso.
Per quanto riguarda i numeri, si nota il numero 1 senza trattino obliquo. La & non forma l’occhiello in alto.
Non circola nessuna informazione su questo font, né c’è alcun uso segnalato.
Myfonts però ne conosce un’altra digitalizzazione, chiamata Napoli Serial, realizzata da SoftMaker nel 2010.
Inoltre lo stesso sito conosce un altro font chiamato Napoli, con la sigla Mf di Masterfont. Anche qui, nessuna storia da raccontare. E una stranezza ancora maggiore: le lettere latine sono praticamente quelle del Times New Roman. Ma non compaiono queste nell’anteprima: compaiono invece delle cosette strette, a spessore costante, che procedono da destra a sinistra.
A occhio e croce non rappresentano niente di conosciuto ma a quanto pare... sono lettere dell’alfabeto ebraico. Ci vuole la didascalia per capirlo. Certo, la conformazione dei tratti è quella. Solo che è stata applicata una condensazione molto marcata, e poi una distorsione a manico d’ombrello, con vertici arrotondati.
Chi abbia avuto un’idea simile si sa: Ksenia Galantzan nel 2005. Perché... non se ne ha idea. Sul sito non è stato aggiunto neanche il tag hebrew, per poterci arrivare.
Ksenia ha disegnato 37 famiglie di font, tutte dell’alfabeto ebraico. Alcune senza grazie (Start Up Mf, che è tipo un’Eurostile), altre con grazie normali (Ksenia Mf). Alcune che sembrano manoscritte, alcune italiche (inclinate a destra), altre iraniche (inclinate a sinistra). Alcune sottili, altre d’impatto. Alcune sembrano realizzate col pennino, altre incise nella pietra o realizzate su pergamena. C’e Renassans Mf che è una specie di Curlz.
Quello che mi colpisce di più è l’Art Nouveax, che è praticamente un Boecklin.
Per quanto riguarda il Napoli, sarebbe interessante sapere perché ha scelto il nome della città italiana per il suo carattere più condensato, essendo lei basata in Israele. Ma nessuno si sarà mai posto il problema. Lo stesso Luc Devroye di questa disegnatrice conosce solo un elenco dei caratteri disegnati e un solo specimen. Almeno l’ha taggata nella categoria Hebrew e Israel. C’è un modo per trovarla, anche se le categorie sono abbastanza affollate, e i nomi sono messi come di consueto in ordine alfabetico, con un semplice specimen ad illustrarli, e non sempre.
Si chiama Napoli Ts, dove la sigla sta per TypeShop Collection. Si può scaricare a pagamento da Myfonts. Si tratta di un senza grazie dalle forme insolite. Il trattino orizzontale della A è un triangolo con la punta in basso. Come pure quello della H. La E e la F hanno pure un triangolo come trattino centrale, ma con la punta a sinistra. Il tratto orizzontale della T è invece composto di due triangoli, col lato superiore orizzontale e la punta sul lato interno.
Per quanto riguarda le minuscole, si nota la e col trattino obliquo, la F con tratto discendente tagliato in obliquo, la q con l’asta che finisce a punta e, udite udite, il puntino sulla i e sulla j di forma triangolare, con la punta in basso.
Per quanto riguarda i numeri, si nota il numero 1 senza trattino obliquo. La & non forma l’occhiello in alto.
Non circola nessuna informazione su questo font, né c’è alcun uso segnalato.
Myfonts però ne conosce un’altra digitalizzazione, chiamata Napoli Serial, realizzata da SoftMaker nel 2010.
Inoltre lo stesso sito conosce un altro font chiamato Napoli, con la sigla Mf di Masterfont. Anche qui, nessuna storia da raccontare. E una stranezza ancora maggiore: le lettere latine sono praticamente quelle del Times New Roman. Ma non compaiono queste nell’anteprima: compaiono invece delle cosette strette, a spessore costante, che procedono da destra a sinistra.
A occhio e croce non rappresentano niente di conosciuto ma a quanto pare... sono lettere dell’alfabeto ebraico. Ci vuole la didascalia per capirlo. Certo, la conformazione dei tratti è quella. Solo che è stata applicata una condensazione molto marcata, e poi una distorsione a manico d’ombrello, con vertici arrotondati.
Chi abbia avuto un’idea simile si sa: Ksenia Galantzan nel 2005. Perché... non se ne ha idea. Sul sito non è stato aggiunto neanche il tag hebrew, per poterci arrivare.
Ksenia ha disegnato 37 famiglie di font, tutte dell’alfabeto ebraico. Alcune senza grazie (Start Up Mf, che è tipo un’Eurostile), altre con grazie normali (Ksenia Mf). Alcune che sembrano manoscritte, alcune italiche (inclinate a destra), altre iraniche (inclinate a sinistra). Alcune sottili, altre d’impatto. Alcune sembrano realizzate col pennino, altre incise nella pietra o realizzate su pergamena. C’e Renassans Mf che è una specie di Curlz.
Quello che mi colpisce di più è l’Art Nouveax, che è praticamente un Boecklin.
Per quanto riguarda il Napoli, sarebbe interessante sapere perché ha scelto il nome della città italiana per il suo carattere più condensato, essendo lei basata in Israele. Ma nessuno si sarà mai posto il problema. Lo stesso Luc Devroye di questa disegnatrice conosce solo un elenco dei caratteri disegnati e un solo specimen. Almeno l’ha taggata nella categoria Hebrew e Israel. C’è un modo per trovarla, anche se le categorie sono abbastanza affollate, e i nomi sono messi come di consueto in ordine alfabetico, con un semplice specimen ad illustrarli, e non sempre.
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