Topolino
Da parecchio tempo l’aspetto del sito della rivista Disney Topolino è affidato a due font: coopblackregular e coopboldregular.
Anche se il nome farebbe pensare al Cooper Black, non c’entrano nulla. Sono entrambi dei senza grazie.
Il primo, nonostante la parola Black nel nome, viene di solito colorato in rosso, sul sito. Il secondo invece è molto stretto, e viene usato come appoggio. Esempio: oggi c’è il titolo “Costruzioni creative”, scritto in coopblack rosso, e sopra, più in piccolo, la scritta “Paperoga”, in coopbold.
In entrambi i casi, le lettere sono tutte maiuscole.
Per qualche strano meccanismo che non ho ben capito, nell’inspector di Firefox non viene mostrata l’anteprima di entrambi questi caratteri. C’è però l’anteprima di un Disney Junior, ospitato sul server, che però in pagina non compare, mi sembra.
Anche i due coop non vengono attinti da server esterni, ma hanno una nota di copiright diversa e appariscente: “Copyright House Industries. Non licensed for desktop use”.
Sul sito della House Industries si possono ammirare tutti i font disegnati dallo studio, in una veste grafica molto curata. Quelli usati dal sito di Topolino si trovano sotto il nome Typography Of Coop.
8 font in tutto: oltre al Bold e a Black, che abbiamo già visto, c’è un Forged, che sembra scritto a penna, un Heavy, con lettere pesanti, ballonzolanti e abbastanza gommose; un Latin, solo maiuscole e grazie triangolari. Poi ci sono il Flaired, che è tipo l’Heavy, ma con la scampanatura verso le estremità più accentuata; il Condensed, con le controforme a pianta rettangolare (sempre irregolare), e il Light (come l’Heavy ma più sottile).
A parte il Latin e i due usati da Topolino, tutti gli altri hanno anche il set di minuscole.
Il nome Coop deriva dallo pseudonimo di Chris Cooper, un artista di Los Angeles famoso per locandine per i concerti ispirate all’iconografia delle pin up e dei mostri dei film americani di serie B.
Il suo nome è associato spesso al disegno del diavolo che fuma.
“All’inizio era riluttante a lavorare con noi”, racconta il sito di House Industries, ma ha cambiato idea quando ha pensato che non avrebbe dovuto disegnare più le sue scritte.
Una carrellata dei suoi lavori si può vedere su Never Mind Gallery, con relativi prezzi (parecchie centinaia di dollari). Comunque non è roba adatta ai lettori di Topolino.
Anche se il nome farebbe pensare al Cooper Black, non c’entrano nulla. Sono entrambi dei senza grazie.
Il primo, nonostante la parola Black nel nome, viene di solito colorato in rosso, sul sito. Il secondo invece è molto stretto, e viene usato come appoggio. Esempio: oggi c’è il titolo “Costruzioni creative”, scritto in coopblack rosso, e sopra, più in piccolo, la scritta “Paperoga”, in coopbold.
In entrambi i casi, le lettere sono tutte maiuscole.
Per qualche strano meccanismo che non ho ben capito, nell’inspector di Firefox non viene mostrata l’anteprima di entrambi questi caratteri. C’è però l’anteprima di un Disney Junior, ospitato sul server, che però in pagina non compare, mi sembra.
Anche i due coop non vengono attinti da server esterni, ma hanno una nota di copiright diversa e appariscente: “Copyright House Industries. Non licensed for desktop use”.
Sul sito della House Industries si possono ammirare tutti i font disegnati dallo studio, in una veste grafica molto curata. Quelli usati dal sito di Topolino si trovano sotto il nome Typography Of Coop.
8 font in tutto: oltre al Bold e a Black, che abbiamo già visto, c’è un Forged, che sembra scritto a penna, un Heavy, con lettere pesanti, ballonzolanti e abbastanza gommose; un Latin, solo maiuscole e grazie triangolari. Poi ci sono il Flaired, che è tipo l’Heavy, ma con la scampanatura verso le estremità più accentuata; il Condensed, con le controforme a pianta rettangolare (sempre irregolare), e il Light (come l’Heavy ma più sottile).
A parte il Latin e i due usati da Topolino, tutti gli altri hanno anche il set di minuscole.
Il nome Coop deriva dallo pseudonimo di Chris Cooper, un artista di Los Angeles famoso per locandine per i concerti ispirate all’iconografia delle pin up e dei mostri dei film americani di serie B.
Il suo nome è associato spesso al disegno del diavolo che fuma.
“All’inizio era riluttante a lavorare con noi”, racconta il sito di House Industries, ma ha cambiato idea quando ha pensato che non avrebbe dovuto disegnare più le sue scritte.
Una carrellata dei suoi lavori si può vedere su Never Mind Gallery, con relativi prezzi (parecchie centinaia di dollari). Comunque non è roba adatta ai lettori di Topolino.
Commenti
Posta un commento