Charpentier Renaissance

Un tentativo di riprendere le forme dei caratteri definiti antiqua agli albori della tipografia è stato fatto da Ingo Fonts col Charpentier Renaissance.
La demo con le sole lettera maiuscole e minuscole (senza numeri, accenti, punteggiatura) si può scaricare gratuitamente su Dafont.
A piccole dimensioni sul monitor mi pare un po’ fastidioso: il modo in cui varia lo spessore della q in alto a sinistra, qualche dettaglio di troppo nella e, o il modo in cui si passa dalle rette alle curve.
Però le scelte che si è tentato di riprodurre sono interessanti. Il modo in cui si allunga la gamba della R, per esempio. Le punte della C che si protendono leggermente in avanti. La M coi fianchi divergenti e la punta che scende sotto la linea di base.
Tra le minuscole l’occhio si sofferma sul puntino della i, un rombo arrotondato, e sulla e, la cui barretta è orizzontale nel primo tratto, per diventare obliqua nel secondo.
Della demo fanno parte anche corsivi e grassetti.
Nella e corsiva si nota uno degli estremi che attraversa completamente la parte verticale, con l’estremità che spinta di poco sulla sinistra.
Altri dettagli: nelle maiuscole romane la punta della A, o le concavità accennate alle estremità dei tratti. E poi la coda della Q.
La T è simmetrica, le P e le R sono aperte, come pure l’occhiello inferiore della g.
Escluse dalla demo sono anche le legature. Tra le quali ce ne sono varie inusuali: ad esempio quella tra C maiuscola e h.
Il Charpentier è il più scaricato di ieri tra quelli realizzati da IngoFonts (niente di particolare, solo 14 download). Dopo di lui c’è l’Absolut Pro (senza grazie non convenzionale, mi ricorda Ubuntu), e un Biro Script che simula una scrittura a penna.
Ingo si è occupato anche di digitalizzare la calligrafia di Rudolf Diesel.
Tra gli altri font realizzati due mi rimangono impressi.
Il primo è il Maiers Nr 8, che è ripreso da una rivista precedente alla prima guerra mondiale. Le lettere erano composte solo di linee rette, ed erano un modello che i professionisti potevano imitare nei documenti tecnici (ingegneri, architetti...), in un’epoca in cui le didascalie erano ancora fatte a mano. Nel disegnare il font, Ingofonts ha mantenuto alcune imperfezioni dell’originale, tra cui quelle che indicano che le lettere erano state tracciate a mano.
E poi c’è il Deko, che si ispira a un famoso counterless che andava di moda negli anni tra le due guerre. Quello con la famosa E fatta a scaletta, sommando tre rettangoli neri, il più largo in basso e il più stretto in alto.
Qui c’è però qualche sperimentazione geometrica. La C, ad esempio, è un quadrato nero a cui è stato sottratto un semicerchio sulla destra. Più strana ancora la Q: un cerchio perfetto si sovrappone ad un quadrato che occupa esattamente il suo quarto in basso a destra. La parte che si sovrappone tra le due figure resta in bianco (trasparente), quelle che non si sovrappongono in nero (colore della lettera).
Il Deko non si trova nella categoria Rétro, ma in Decorativi.
Finora non mi è capitato di vedere da nessuna parte un font di questo tipo che riproponga nei dettagli quello che si usava nella prima metà del 900.
La categoria Decorativi è lunga 92 pagine, e dentro ci si ammucchia di tutto, dai tuscan, agli sketch, le scritte su cubi o etichette, i pattern, le corde annodate, gli scarabocchi, e chi più ne ha più ne metta.

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