Esmeralda Pro
Esmeralda Pro è un font composto di 1194 glifi!La forma base delle lettere è ispirata alle monumentali romane. Niente di particolarmente strano per noi, abituati a vedere quelle forme: anche il Times New Roman attinge da lì. Solo che l’Esmeralda è più rifinito nei dettagli, nella curvatura delle grazie o nella scampanatura dei tratti verso le estremità.
Ma ciò che aumenta il numero di glifi, oltre alla presenza di tutti i possibili accenti, e di varianti contenenti svolazzi di vario genere (la A maiuscola ne ha 3), è la presenza di legature. Lettere che normalmente neanche si toccano, vengono incastrate l’una nell’altra in ogni maniera, e spesso l’operazione deve essere ripetuta per ciascuna vocale accentata (ci sono 10 A senza svolazzi: normale, con accento acuto, grave, circonflesso, con tilde, doppio puntino (dieresi), piccola o (anello), trattino, una specie di u (breve. Tutti questi al disopra della lettera), e infine con una cediglia (al disotto)).
La A maiuscola si congiunge con la W. Quando la C è seguita da una H, la seconda lettera può entrare dentro la prima. Una E dopo una K diventa tonda e va a poggiarsi sulla gamba della prima lettera. La L sembra fatta apposta per ospitare una vocale sul suo tratto orizzontale. La R fa lo stesso lavoro della K. La T offre riparo a vocali e consonanti. Ci sono parecchie legature con la s (sp, sl, sk, sb...) che agiscono come il tradizionale ct, con la linea curva sottile che unisce le parti superiori delle due lettere. E poi oltre arrivano le cose più impensate, tipo lettere che ospitano altre lettere: la C con dentro una E, o addirittura la D che ha ingoiato una A o una O.
E ci sono poi intere parole in un solo glifo, tutte maiuscole incorniciate da un paio di segmenti ondulati: the, or, el, las, if, with...
Insomma, ce n’è per tutti i gusti. C’è pure una specie di penna d’oca, inserita come dollar sign nello stilistic set numero 3.
Il font risulta disegnato da Guille Vizzari, Sudtipos, debutto nel 2013, premio Tipos Latinos 2014.
Il sito dice solo che Guille Vizzari viene dall’Argentina, e non aggiunge nient’altro, nemmeno se è un uomo o una donna. In realtà il nome Guille è diminutivo di Guillermo, secondo quanto scrive Devroye. Che sembra essere entusiasta di questo disegnatore, ma il primo progetto di cui parla non l’ha visto nessuno: Beautiful Pixel (era un calligrafico sperimentale, presentato ad un evento di cui sul web restano poche tracce).
Una sua scheda biografica si trova sul sito Yaniguille.com.
Ma ciò che aumenta il numero di glifi, oltre alla presenza di tutti i possibili accenti, e di varianti contenenti svolazzi di vario genere (la A maiuscola ne ha 3), è la presenza di legature. Lettere che normalmente neanche si toccano, vengono incastrate l’una nell’altra in ogni maniera, e spesso l’operazione deve essere ripetuta per ciascuna vocale accentata (ci sono 10 A senza svolazzi: normale, con accento acuto, grave, circonflesso, con tilde, doppio puntino (dieresi), piccola o (anello), trattino, una specie di u (breve. Tutti questi al disopra della lettera), e infine con una cediglia (al disotto)).
La A maiuscola si congiunge con la W. Quando la C è seguita da una H, la seconda lettera può entrare dentro la prima. Una E dopo una K diventa tonda e va a poggiarsi sulla gamba della prima lettera. La L sembra fatta apposta per ospitare una vocale sul suo tratto orizzontale. La R fa lo stesso lavoro della K. La T offre riparo a vocali e consonanti. Ci sono parecchie legature con la s (sp, sl, sk, sb...) che agiscono come il tradizionale ct, con la linea curva sottile che unisce le parti superiori delle due lettere. E poi oltre arrivano le cose più impensate, tipo lettere che ospitano altre lettere: la C con dentro una E, o addirittura la D che ha ingoiato una A o una O.
E ci sono poi intere parole in un solo glifo, tutte maiuscole incorniciate da un paio di segmenti ondulati: the, or, el, las, if, with...
Insomma, ce n’è per tutti i gusti. C’è pure una specie di penna d’oca, inserita come dollar sign nello stilistic set numero 3.
Il font risulta disegnato da Guille Vizzari, Sudtipos, debutto nel 2013, premio Tipos Latinos 2014.
Il sito dice solo che Guille Vizzari viene dall’Argentina, e non aggiunge nient’altro, nemmeno se è un uomo o una donna. In realtà il nome Guille è diminutivo di Guillermo, secondo quanto scrive Devroye. Che sembra essere entusiasta di questo disegnatore, ma il primo progetto di cui parla non l’ha visto nessuno: Beautiful Pixel (era un calligrafico sperimentale, presentato ad un evento di cui sul web restano poche tracce).
Una sua scheda biografica si trova sul sito Yaniguille.com.
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