Lombardic
Dice Wikipedia in inglese che le Lombardic Capitals sono delle lettere maiuscole usate in iscrizioni e all’inizio di una sezione di testo nei manoscritti medievali. In italiano la stessa pagina è intitolata Maiuscola Longobarda, mentre nel testo si parla anche di “capitali” o “versali” longobarde (versale=capolettera).
La sua origine risale ai tempi della caduta dell’impero romano e delle invasioni longobarde, come suggerisce il nome. A quell’epoca la capitale elegante usata sotto l’impero venne abbandonata per i testi, sostituita da vari tipi di minuscola, mentre i capolettera potevano essere scritti in qualche forma derivata dalla capitale elegante o dall’onciale.
Questo tipo di lettere fu in uso dalla seconda metà del primo millennio fino ai primi secoli del successivo, sostituite poi dalle capitali gotiche e da quelle umanistiche.
Vennero poi recuperate in qualche revival, in particolare come lettere monumentali: a differenza della capitale gotica, questa scrittura può essere utilizzata per scrivere testi tutti in maiuscolo.
La maiuscola longobarda riprende molto dall’onciale e dal semionciale: la E, la N, la T e talvolta anche la M hanno forme curve.
A differenza dalle grafie che sono pensate per essere scritte con tratti di penna (onciale e semionciale), la maiuscola longobarda è fatta per essere disegnata: sia nelle iscrizioni su pietra, sia nelle miniature dei manoscritti, prima si tracciano i contorni e poi si colora la parte interna.
Wikipedia mostra tre fotografie di usi delle capitali longobarde: un’iscrizione su un campanile a Napoli, e un paio di tavolette dipinte.
C’è poi uno specimen “in moderni caratteri da stampa”, che poi sono quelli disegnati da Goudy. Il quale è l’autore della citazione riportata da Wikipedia in inglese.
L’articolo dell’enciclopedia online mostra anche due pagine di libri, un manoscritto del 1500 e un incunabolo del 1400, con dei capolettera molto rifiniti, mentre Goudy nella sua citazione parla di sesto e settimo secolo dopo Cristo.
Su Myfonts ci sono 55 font taggati Lombardic, ma attingono ad immaginari molto differenti.
Al primo posto c’è il Fantasy, che ha sicuramente delle A, C, G, M derivate dalle maiuscole longobarde (non a caso nello specimen c’è la parola Magic che contiene tutte queste lettere), ma affiancate a minuscole di concezione moderna.
Al secondo posto c’è il Luminari. Che ha una M molto meno rifinita rispetto a quella del Fantasy, e che quindi si adatta meglio ad essere inserita in un testo che vuole ricordare quello dei manoscritti antichi, ma usabile dai moderni.
L’Orbe Pro è fatto solo di lettere maiuscole, con degli svolazzi un po’ fastidiosi e una E in forma di epsilon.
Poi arriva qualcosa che non c’entra granché: qualcosa di palesemente gotico o celtico. E qualcosa che può essere usato solo in combinazione con un altro alfabeto minuscolo, in funzione di capolettera con decorazioni eccessive.
A me, in generale, piacciono le forme del Libra, abbastanza semplici, poco appariscenti, poco moderne. Ma questo è onciale, non lombardo.
C’è pure qualcosa che ha la parola Lombardy nel nome, ma a parte quello nient’altro che suggerisca l’idea di medioevo.
Nella lista il nome di Goudy compare varie volte. Sia perché nel suo Goudy Text del 1928 ci sono varianti longobarde: accanto alle spigolose N o U gotiche, ce ne sono anche versioni più arrotondate (ma una M a fianchi onciali non c’è, sostituita da una M romana).
E sia perché c’è il Goudy Lombardy, che raccoglie le sole capitali longobarde e che non è firmato da Goudy, ma da Jason Castle, 2002. E comunque ha un andamento un po’ ballonzolante: se uno intendesse usarlo per comporre un testo invece che come capolettera, il risultato non sarebbe dei migliori.
E su Dafont? Qua i tag purtroppo non ci sono.
Qualcosa che si richiama alle longobarde ce lo vedo nel Cardinal, di Dieter Steffmann, ma con un gusto abbastanza tardo, mi pare (per fare qualche capolettera cinquecentesco lo vedrei bene).
Oppure nelle maiuscole del Blackwood Castle (o Black Castle), che è tutto un altro genere, molto più nero e con minuscole gotiche. Ma qui la A ha i fianchi simmetrici.
Vari sono influenzati dall’onciale, ma senza troppa cognizione di causa, mi sembra.
E poi c’è un Medieval Scribish che è sicuramente di ispirazione lombarda. Anche se, al confronto con l’iscrizione sul campanile di Santa Chiara a Napoli, la qualità lascia un po’ a desiderare.
La sua origine risale ai tempi della caduta dell’impero romano e delle invasioni longobarde, come suggerisce il nome. A quell’epoca la capitale elegante usata sotto l’impero venne abbandonata per i testi, sostituita da vari tipi di minuscola, mentre i capolettera potevano essere scritti in qualche forma derivata dalla capitale elegante o dall’onciale.
Questo tipo di lettere fu in uso dalla seconda metà del primo millennio fino ai primi secoli del successivo, sostituite poi dalle capitali gotiche e da quelle umanistiche.
Vennero poi recuperate in qualche revival, in particolare come lettere monumentali: a differenza della capitale gotica, questa scrittura può essere utilizzata per scrivere testi tutti in maiuscolo.
La maiuscola longobarda riprende molto dall’onciale e dal semionciale: la E, la N, la T e talvolta anche la M hanno forme curve.
A differenza dalle grafie che sono pensate per essere scritte con tratti di penna (onciale e semionciale), la maiuscola longobarda è fatta per essere disegnata: sia nelle iscrizioni su pietra, sia nelle miniature dei manoscritti, prima si tracciano i contorni e poi si colora la parte interna.
Wikipedia mostra tre fotografie di usi delle capitali longobarde: un’iscrizione su un campanile a Napoli, e un paio di tavolette dipinte.
C’è poi uno specimen “in moderni caratteri da stampa”, che poi sono quelli disegnati da Goudy. Il quale è l’autore della citazione riportata da Wikipedia in inglese.
L’articolo dell’enciclopedia online mostra anche due pagine di libri, un manoscritto del 1500 e un incunabolo del 1400, con dei capolettera molto rifiniti, mentre Goudy nella sua citazione parla di sesto e settimo secolo dopo Cristo.
Su Myfonts ci sono 55 font taggati Lombardic, ma attingono ad immaginari molto differenti.
Al primo posto c’è il Fantasy, che ha sicuramente delle A, C, G, M derivate dalle maiuscole longobarde (non a caso nello specimen c’è la parola Magic che contiene tutte queste lettere), ma affiancate a minuscole di concezione moderna.
Al secondo posto c’è il Luminari. Che ha una M molto meno rifinita rispetto a quella del Fantasy, e che quindi si adatta meglio ad essere inserita in un testo che vuole ricordare quello dei manoscritti antichi, ma usabile dai moderni.
L’Orbe Pro è fatto solo di lettere maiuscole, con degli svolazzi un po’ fastidiosi e una E in forma di epsilon.
Poi arriva qualcosa che non c’entra granché: qualcosa di palesemente gotico o celtico. E qualcosa che può essere usato solo in combinazione con un altro alfabeto minuscolo, in funzione di capolettera con decorazioni eccessive.
A me, in generale, piacciono le forme del Libra, abbastanza semplici, poco appariscenti, poco moderne. Ma questo è onciale, non lombardo.
C’è pure qualcosa che ha la parola Lombardy nel nome, ma a parte quello nient’altro che suggerisca l’idea di medioevo.
Nella lista il nome di Goudy compare varie volte. Sia perché nel suo Goudy Text del 1928 ci sono varianti longobarde: accanto alle spigolose N o U gotiche, ce ne sono anche versioni più arrotondate (ma una M a fianchi onciali non c’è, sostituita da una M romana).
E sia perché c’è il Goudy Lombardy, che raccoglie le sole capitali longobarde e che non è firmato da Goudy, ma da Jason Castle, 2002. E comunque ha un andamento un po’ ballonzolante: se uno intendesse usarlo per comporre un testo invece che come capolettera, il risultato non sarebbe dei migliori.
E su Dafont? Qua i tag purtroppo non ci sono.
Qualcosa che si richiama alle longobarde ce lo vedo nel Cardinal, di Dieter Steffmann, ma con un gusto abbastanza tardo, mi pare (per fare qualche capolettera cinquecentesco lo vedrei bene).
Oppure nelle maiuscole del Blackwood Castle (o Black Castle), che è tutto un altro genere, molto più nero e con minuscole gotiche. Ma qui la A ha i fianchi simmetrici.
Vari sono influenzati dall’onciale, ma senza troppa cognizione di causa, mi sembra.
E poi c’è un Medieval Scribish che è sicuramente di ispirazione lombarda. Anche se, al confronto con l’iscrizione sul campanile di Santa Chiara a Napoli, la qualità lascia un po’ a desiderare.
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