La licenza dei font Microsoft

Nel settore del sito di Microsoft dedicato alla tipografia c’è una pagina con le domande e risposte frequenti in materia di diritti riguardanti l’uso dei font distribuiti con Windows. Domanda: “Posso vendere cose che stampo con Windows, diciamo un libro, una relazione, magliette o prodotti in cui sono stati usati font che vengono con Windows?”
Risposta: “Non te lo impediamo, a meno che tu non stia usando un’applicazione specificamente autorizzata per uso casalingo, studentesco o non commerciale”.
Lo stesso discorso vale per pubblicità, meme, manifesti da vendere o redistribuire.
E pure per i logo della compagnia: non devono essere disegnati con un computer con licenza home.
Per quanto riguarda il web, l’inizio è incoraggiante: certo che puoi inserire i nomi dei nostri font nei css delle tue pagine web. Però è vietato il self hosting, cioè trasferirli su un web server a cui il computer dell’utente attinga per caricare i font con cui visualizzare le pagine.
E poi è vietato convertirli in altri formati, come woff e woff2, dice inizialmente.
Ma più avanti si parla del divieto anche di convertirli in bmp per un videogioco.
Per quanto riguarda l’embedding, ovvero inserire in un pdf la forma delle lettere che devono essere visualizzate in quel documento, c’è più tolleranza. Sarebbe consentito, ma la risposta occupa parecchie righe perché bisogna tenere conto delle flag contenute nel file del font. Non tutti i font default del sistema operativo Microsoft sono di proprietà della Microsoft. Alcuni sono stati solo concessi in licenza da altre fonderie, potrebbero esserci limitazioni.
Comunque Microsoft preferisce garantire l’editable embedding, ovvero la possibilità di incorporarli in un documento che può essere modificato dall’utente che lo ricevesse su un computer dove il font non è installato (ma non potrebbe usarlo per produrre altri documenti). Invece i font di terze parti vengono di solito forniti con autorizzazione al print and preview embedding. Cioè l’utente che riceve il documento ma non ha i font installati sul suo computer, potrebbe vederlo correttamente e stamparlo, ma non modificarlo.
Per quanto riguarda l’embedding nei videogiochi o nelle app, è consentito (sempre che non si lavori da un computer con licenza home) a condizione che si inseriscano solo parole intere o interi paragrafi scritti coi font Microsoft. Non si possono invece trattare singolarmente le lettere dei font in questione. Insomma, una parola può essere convertita in immagine, ma non ogni lettera separatamente dalle altre, che permetterebbe di produrre scritte personalizzate nella app o nel gioco. 
Un paragrafo riguarda la redistribuzione. Che è vietata: “Non puoi copiare i font ad altri computer o server, non puoi convertirli in altri formati, incluso il bitmap, o modificarli”.
Domanda: “Mi piace armeggiare con i font. Che succede se lo faccio nella privacy della mia casa e prometto di non redistribuire o includere i font modificati o convertiti?”
Risposta: “Per alcuni font inclusi in Windows, che Microsoft ha ottenuto in licenza dalle fonderie, noi non abbiamo diritti di modifica o conversione da parte dell’utente che possiamo passarti. Per i font di Microsoft, non forniamo questi diritti”.
Notare la raffinatezza della risposta. Per alcuni non possiamo, ma per quelli per cui potremmo, non ti autorizziamo comunque. In pratica è vietato in ogni caso modificare il font, anche se non lo si vuole redistribuire ma solo farci un’etichetta da tenere chiusa in una cantina.
Peccato che le questioni tipografiche non facciano notizia. Sarebbe interessante sapere ogni anno quante violazioni alla licenza finiscono davanti al tribunale, di che tipo, con quale esito.
Comunque c’è anche qualche nota più gentile nel comunicato. Nel vietare l’uso del Segoe Ui per app o game, Microsoft consiglia un’alternativa open source che si chiama Selawik. Dove non c’è lo stesso kerning del Segoe, e anche l’hinting ha qualche difetto, ma almeno ne è consentito l’utilizzo.
Il Selawik è l’unico font open source di Microsoft, oltre al Symbols, che però è un dingbats, e contiene solo simboli (telefoni, dischi, cestini, macchine fotografiche, faccine, chiavi, microfoni, simboli da videoregistratore, posta, ecc.).

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