Griffith
Chauncey H. Griffith era vicepresidente della sezione disegno tipografico della Mergenthaler Linotype nella seconda metà degli anni Trenta. Lavorò con i disegnatori Dwggins e Ruzicka, e sviluppò vari font lui stesso.
Alcuni di questi sono sopravvissuti anche in epoca digitale. Ce n’è uno che porta il suo nome, Griffith Gothic, ed è un senza grazie.
Il Bookman, diffuso insieme con software Microsoft, è collegato al suo nome, come pure il Bell Gothic, il Bodoni Poster e il Corona.
L’Excelsior, disegnato nel 1931, venne adottato da molti giornali americani, dice Identifont. Il Bell era stato creato per gli elenchi telefonici della Bell. Il suo preferito era il Monticello, che ha un nome italiano ed è un carattere con grazie.
In quest’ultimo, la Q ha la coda a onda, che inizia all’interno e termina all’esterno, ma meno rigida e contrastata rispetto al Century. La g minuscola ha la parte inferiore aperta, col tratto che finisce a goccia. I numeri sono ispirati al Baskerville, ma qui la C maiuscola ha grazie solo all’estremità superiore.
La versione digitale del Monticello, nel 2002 è stata realizzata da Matthew Carter per la Linotype (il disegnatore di Verdana, Tahoma e Georgia).
Faccio un salto su Fonts In Use, ma con mio disappunto non trovo nessuna segnalazione di uso concreto di questo font.
Tra i font di Griffith più segnalati, spicca il Bookman a quota 32, seguito da Poster Bodoni a 20, Bell Gothic 11, ma prima, a sorpresa, Memphis 13.
A sorpresa perché il Memphis Identifont lo attribuisce solo al Rudolf Wolf, 1929.
In effetti, spiega Fonts In Use, Griffith disegnò solo la versione Extra-Bold negli anni 30, quanto il carattere, originariamente disegnato per la Stempel, venne adottato anche dalla Linotype.
Tra le ultime segnalazioni dei font di Griffith ci sono vari Bookman, specie nella versione swash, e un Poster Bodoni riconosciuto nelle insegne del parlamento ugandese (una delle quali rimpiazzata poi con un Times).
L’Excelsior era invece in uso nella nota rivista Popular Mechanics negli anni Cinquanta.
Alcuni di questi sono sopravvissuti anche in epoca digitale. Ce n’è uno che porta il suo nome, Griffith Gothic, ed è un senza grazie.
Il Bookman, diffuso insieme con software Microsoft, è collegato al suo nome, come pure il Bell Gothic, il Bodoni Poster e il Corona.
L’Excelsior, disegnato nel 1931, venne adottato da molti giornali americani, dice Identifont. Il Bell era stato creato per gli elenchi telefonici della Bell. Il suo preferito era il Monticello, che ha un nome italiano ed è un carattere con grazie.
In quest’ultimo, la Q ha la coda a onda, che inizia all’interno e termina all’esterno, ma meno rigida e contrastata rispetto al Century. La g minuscola ha la parte inferiore aperta, col tratto che finisce a goccia. I numeri sono ispirati al Baskerville, ma qui la C maiuscola ha grazie solo all’estremità superiore.
La versione digitale del Monticello, nel 2002 è stata realizzata da Matthew Carter per la Linotype (il disegnatore di Verdana, Tahoma e Georgia).
Faccio un salto su Fonts In Use, ma con mio disappunto non trovo nessuna segnalazione di uso concreto di questo font.
Tra i font di Griffith più segnalati, spicca il Bookman a quota 32, seguito da Poster Bodoni a 20, Bell Gothic 11, ma prima, a sorpresa, Memphis 13.
A sorpresa perché il Memphis Identifont lo attribuisce solo al Rudolf Wolf, 1929.
In effetti, spiega Fonts In Use, Griffith disegnò solo la versione Extra-Bold negli anni 30, quanto il carattere, originariamente disegnato per la Stempel, venne adottato anche dalla Linotype.
Tra le ultime segnalazioni dei font di Griffith ci sono vari Bookman, specie nella versione swash, e un Poster Bodoni riconosciuto nelle insegne del parlamento ugandese (una delle quali rimpiazzata poi con un Times).
L’Excelsior era invece in uso nella nota rivista Popular Mechanics negli anni Cinquanta.
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