Le legature nel diciottesimo secolo
Una guida su come si usavano le legature nel diciottesimo secolo è stata pubblicata parecchio tempo fa sul sito Orbitals.com. Ne vengono indicate erano 11: quelle con la f (fi, fl ff, ffi ffl), quella tra c e t, più altre cinque con la s lunga (attaccata alla h, alla i, alla l, alla t o a un’altra s lunga). A cui si possono aggiungere quelle tra a ed e e tra o ed e.
Per quanto riguarda la s lunga, c’erano varie cose di cui tenere conto: non la si poteva usare al termine di una parola, prima di un apostrofo, prima o dopo una f, prima di una b o di una k.
Quando disponibile, la legatura andava utilizzata, e nella più lunga forma possibile.
In caso di due legature possibili, bisognava usare la prima. Ad esempio nella parola possibile, bisognava unire le due s, non la seconda s con la i.
Nel settecento, dice il sito, tutti usavano i caratteri Caslon in America e Inghilterra. Nella seconda metà del secolo, venne introdotto il Baskerville, che però molti tipografi guardavano con diffidenza.
I numeri avevano grazie normali se dovevano essere inseriti nel testo, grazie esagerate se invece venivano usate per didascalie e disegni.
Il sito linka un file zip con un font chiamato Wild, dal nome di Samuel Wyld, autore di The pratical Surveyor, libro stampato nel 1725.
Nello stesso file, ci sono anche macro per Microsoft Office che sostituiscono le legature in un testo. Secondo le spiegazioni, nel programma comparirebbe una nuova barra degli strumenti con due pulsanti. Uno serve per introdurre le legature nel testo, l’altro per toglierle.
I glifi del Wyld hanno i contorni un po’ incerti, a simulare la stampa imperfetta che c’era all’epoca.
Le forme sono interessanti: la T è simmetrica, con grazie spioventi verso l’esterno e che si protendono anche verso l’alto. La A ha il tratto spesso che spunta leggermente dopo l’incrocio con quello sottile. La Q ha una coda stretta e piegata, che spunta in basso al centro per curvare a destra.
Il Caslon esiste in numerose versioni digitali. O meglio, esistono numerosi font intitolati a Caslon: alcuni con le forme ideali, altri che simulano stampe antiche. Alcuni che si ispirano a caratteri per testi piccoli, altri adatti ad usi display. E con scelte anche molto diverse riguardanti i dettagli di base, come le caratteristiche di A, Q e T menzionate sopra. Ma si sa, all’epoca non esisteva il moderno concetto di font, ogni fonderia produceva alfabeti di varie dimensioni diverse, senza nome, variando a piacimento certi dettagli a seconda delle esigenze.
Per quanto riguarda la s lunga, c’erano varie cose di cui tenere conto: non la si poteva usare al termine di una parola, prima di un apostrofo, prima o dopo una f, prima di una b o di una k.
Quando disponibile, la legatura andava utilizzata, e nella più lunga forma possibile.
In caso di due legature possibili, bisognava usare la prima. Ad esempio nella parola possibile, bisognava unire le due s, non la seconda s con la i.
Nel settecento, dice il sito, tutti usavano i caratteri Caslon in America e Inghilterra. Nella seconda metà del secolo, venne introdotto il Baskerville, che però molti tipografi guardavano con diffidenza.
I numeri avevano grazie normali se dovevano essere inseriti nel testo, grazie esagerate se invece venivano usate per didascalie e disegni.
Il sito linka un file zip con un font chiamato Wild, dal nome di Samuel Wyld, autore di The pratical Surveyor, libro stampato nel 1725.
Nello stesso file, ci sono anche macro per Microsoft Office che sostituiscono le legature in un testo. Secondo le spiegazioni, nel programma comparirebbe una nuova barra degli strumenti con due pulsanti. Uno serve per introdurre le legature nel testo, l’altro per toglierle.
I glifi del Wyld hanno i contorni un po’ incerti, a simulare la stampa imperfetta che c’era all’epoca.
Le forme sono interessanti: la T è simmetrica, con grazie spioventi verso l’esterno e che si protendono anche verso l’alto. La A ha il tratto spesso che spunta leggermente dopo l’incrocio con quello sottile. La Q ha una coda stretta e piegata, che spunta in basso al centro per curvare a destra.
Il Caslon esiste in numerose versioni digitali. O meglio, esistono numerosi font intitolati a Caslon: alcuni con le forme ideali, altri che simulano stampe antiche. Alcuni che si ispirano a caratteri per testi piccoli, altri adatti ad usi display. E con scelte anche molto diverse riguardanti i dettagli di base, come le caratteristiche di A, Q e T menzionate sopra. Ma si sa, all’epoca non esisteva il moderno concetto di font, ogni fonderia produceva alfabeti di varie dimensioni diverse, senza nome, variando a piacimento certi dettagli a seconda delle esigenze.
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