Stampa a rilievo
Wikipedia non approfondisce la storia della stampa a rilievo. Però, nella versione inglese, mostra una mappa delle isole britanniche risalente al 1877. Per stampa a rilievo si indende un procedimento che imprime immagini incolori e sporgenti sulla superficie della carta. Si ottiene comprimendo il foglio tra un punzone a sbalzo e uno a incavo: cliché e contromatrice.
Si parla di rilievi a sbalzo se si ottiene l’innalzamento rispetto al piano in direzione dell’occhio di chi deve guardare l’immagine; di rilievo a incavo nel caso opposto.
In inglese si parla di embossing e debossing.
E’ possibile creare rilievi piani, multilivello o artistici.
Una macchina col piano riscaldato può aiutare nella deformazione del supporto di stampa.
Il rilievo artistico è di difficile realizzazione, e per questo può essere usato per indicare l’autenticità di un prodotto a fronte di possibili contraffattori.
Infatti la stampa a rilievo può essere utilizzata per contrassegnare documenti legali da notai o ingengeri, dice Wikipedia in inglese, o anche certificati di nascita o documenti di agenzie governative, per distinguere l’originale da eventuali fotocopie.
L’articolo nomina anche l’Italia, a proposito degli stati in cui questa tecnica venne applicata anche sui francobolli. Un esempio è l’effige di Vittorio Emanuele II in rilievo dentro riquadro tipografico del 1862, sul francobollo da 80 centesimi.
Sul web ci sono varie aziende che offrono la possibilità ai professionisti e agli appassionati di realizzare un ottenere un timbro a rilievo personalizzato, e una macchina per apporlo. Non si tratta di apparecchiature ingombranti: sono grandi quanto una spillatrice. Le più economiche costano sui 30 dollari, nuove, usate anche molto meno.
Il sito Eryx.it usa il termine “goffratura”, e mostra il primo francobollo in rilievo: è del 1847, del valore di uno scellino, in Gran Bretagna. Lo stesso sito ha una pagina che raccoglie esempi recenti di stampa a rilievo di francobolli (dagli anni Sessanta in poi), ma ovviamente la visione su monitor di un computer non rende l’idea.
Cercando sul web alla voce “stampa a rilievo” viene fuori anche qualcosa che non c’entra niente con ciò di cui stiamo parlando qui. Si tratta di ottenere, anche a livello amatoriale, un effetto per cui la scritta ad inchiostro emerge dal foglio. Si vede il meccanismo in un video su Youtube dedicato a chi vuole fare bigliettini fai-da-te. Sulla scritta che è stata timbrata si versa una polverina, che poi viene fusa con un apposito apparecchio che genera calore. In tal modo la polvere diventa una gommina che ricorda la ceralacca e sporge al disopra del foglio. Ma qui si fa uso di inchiostri e non si deforma il foglio: nulla a che vedere con la stampa “embossed”. Comunque è un’esperienza tattile.
Si parla di rilievi a sbalzo se si ottiene l’innalzamento rispetto al piano in direzione dell’occhio di chi deve guardare l’immagine; di rilievo a incavo nel caso opposto.
In inglese si parla di embossing e debossing.
E’ possibile creare rilievi piani, multilivello o artistici.
Una macchina col piano riscaldato può aiutare nella deformazione del supporto di stampa.
Il rilievo artistico è di difficile realizzazione, e per questo può essere usato per indicare l’autenticità di un prodotto a fronte di possibili contraffattori.
Infatti la stampa a rilievo può essere utilizzata per contrassegnare documenti legali da notai o ingengeri, dice Wikipedia in inglese, o anche certificati di nascita o documenti di agenzie governative, per distinguere l’originale da eventuali fotocopie.
L’articolo nomina anche l’Italia, a proposito degli stati in cui questa tecnica venne applicata anche sui francobolli. Un esempio è l’effige di Vittorio Emanuele II in rilievo dentro riquadro tipografico del 1862, sul francobollo da 80 centesimi.
Sul web ci sono varie aziende che offrono la possibilità ai professionisti e agli appassionati di realizzare un ottenere un timbro a rilievo personalizzato, e una macchina per apporlo. Non si tratta di apparecchiature ingombranti: sono grandi quanto una spillatrice. Le più economiche costano sui 30 dollari, nuove, usate anche molto meno.
Il sito Eryx.it usa il termine “goffratura”, e mostra il primo francobollo in rilievo: è del 1847, del valore di uno scellino, in Gran Bretagna. Lo stesso sito ha una pagina che raccoglie esempi recenti di stampa a rilievo di francobolli (dagli anni Sessanta in poi), ma ovviamente la visione su monitor di un computer non rende l’idea.
Cercando sul web alla voce “stampa a rilievo” viene fuori anche qualcosa che non c’entra niente con ciò di cui stiamo parlando qui. Si tratta di ottenere, anche a livello amatoriale, un effetto per cui la scritta ad inchiostro emerge dal foglio. Si vede il meccanismo in un video su Youtube dedicato a chi vuole fare bigliettini fai-da-te. Sulla scritta che è stata timbrata si versa una polverina, che poi viene fusa con un apposito apparecchio che genera calore. In tal modo la polvere diventa una gommina che ricorda la ceralacca e sporge al disopra del foglio. Ma qui si fa uso di inchiostri e non si deforma il foglio: nulla a che vedere con la stampa “embossed”. Comunque è un’esperienza tattile.
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