Bernhard Modern

Mi è capitato tra le mani un libro in dialetto pubblicato qualche anno fa da un autore locale. Roba amatoriale, finanziata dal Comune, con qualche scivolone da dilettante: i primi capitoli sono scritti con un carattere che non sono riuscito ad identificare, i successivi in Bodoni, senza che ci fosse un motivo per cambiare. C’è un uso di un qualche font gotico (non l’Old English) come richiamo alle tradizioni medievali del paese (nelle iniziali in copertina e nei titoli delle sezioni). E poi c’è un altro font utilizzato per i titoli dei singoli capitoli.
Questo inizialmente non l’avevo riconosciuto, ma con un po’ di ricerche sono riuscito a risalire: si tratta del Bernhard Modern, disegnato da Lucian Bernhard nel 1937 per la Bauer Foundry, ora pubblicato da Adobe e Linotype.
È un font molto particolare: ha tratti ascendenti molto lunghi, più alti delle maiuscole, e grazie che sembrano disegnate a mano, con i tratti che non conservano uno spessore costante. “Usato in riviste di classe per la pubblicità, e aggiunge un tocco di stile a molti documenti e presentazioni”, scrive Devroye (accomunando però Bernhard e Bernhard Modern), mentre i siti commerciali non riportano una descrizione.
Bernhard nacque in Austria, studiò a Monaco, si spostò a New York all’inizio degli anni Venti, e lì morì all’inizio dei Settanta.
Il Bernhard che conosce Identifont non ha nulla a che vedere col Bernhard Modern. È un carattere display molto nero, con un contrasto marcato, e condensato. La controforma della O è una fessura, larga quanto quella che si trova tra le gambe di m o n.
Si nota la mancanza di spigoli: non solo le principali estremità sono arrotondate, ma anche le linee rette sono spesso impercettibilmente curve, che danno alla scritta un aspetto a macchia d’inchiostro.
Molti altri font condividono il nome Bernhard: Bernhard Gotic (un senza grazie rétro), Bernard Fashion (senza grazie sottile, geometrico, come disegnato con una biro), Bernhard Blackletter, Bernhard Script (come fosse disegnato col pennino in grado di dosare lo spessore della linea)...
Molti sono diverse versioni di quelli già menzionati: quello che Paratype vende col nome di Bernhard, Elsner+Flake lo vende come Bernhard Antique, mentre Adobe e Linotype lo chiamano Bernhard Bold Condensed.
Coi programmi Microsoft talvolta viene fornito un Bernard Condensed della Monotype (Monotype Bernard Condensed, o Bernard MT Condensed), che è più ideale, non riproduce le curve generate dall’inchiostro nelle stampe d’epoca. “Un revival del Bernhard Antiqua Schmalfett, originariamente pubblicato dalla Flinsch Type Foundry nel 1912”, scrive Identifont, che però lo cataloga come risalente al 1926. Chissà perché la Monotype ha fatto sparire l’h nel nome.
Comunque, non si tratta di una versione ripulita e basta. Le forme delle lettere vengono cambiate radicalmente. La g, che nel Bernhard con l’h ha l’occhiello inferiore molto storto, nel Bernard senza l’h ce l’ha molto più equilibrato. La Q nel Bernhard ha la coda che esce rettilinea a sinistra per poi tornare verso destra a sottolineare la lettera, mentre nel Bernard senza h inizia da dentro e si dirige obliquamente in basso a destra.
L’apposito strumento di Identifont permette di confrontare i due font a colpo d’occhio. Notare come sono state modernizzate le forme di M e N, e le forme delle grazie in generale rese più slab. Anche i terminali delle lettere sono stati modificati: vedere le estremità della k, per esempio, o del numero 9. Il 2, il 5 e il 7, che avevano tratti serpeggianti, si trovano nel Bernard ad avere tratti rettilinei.
Il sistema di catalogazione del sito registra tre modifiche in particolare: oltre a quella della Q, la q minuscola che nel Bernhard ha la grazia inferiore solo a destra invece che da entrambi i lati (ma la stessa cosa si potrebbe dire pure della p, solo a sinistra), e la C che ha la grazia superiore angolata nel Bernhard, e verticale nel Bernard (dove non è propriamente verticale, ma è stata comunque catalogata così).

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