E con la dieresi

In fonologia la parola dieresi si riferisce a due suoni vocalici che si trovano in sillabe adiacenti, non separati da una consonante. Se le due vocali fanno parte della stessa sillaba, si parla invece di sineresi.
Internet ha le idee un po’ confuse. La pagina di Wikipedia in italiano non cita fonti, distingue la metrica latina da quella italiana, contiene una tabella dei segni diacritici, e si collega con la pagina di Wikipedia in inglese dedicata alla dieresi (prosodia). Ma in inglese la dieresi in senso linguistico si chiama anche hiatus, in italiano iato, per cui la pagina hiatus (linguistics) di Wikipedia inglese è collegata alla pagina iato di Wikipedia in italiano. In cui la dieresi viene considerata una cosa a parte, che il poeta può mettere o non mettere a seconda dei casi.
Del resto l’enciclopedia Treccani non è molto più dettagliata: liquida la faccenda in tre righe. La dieresi sarebbe, “in fonetica e poesia, la scissione di un dittongo in modo che le due vocali appartengano a due sillabe diverse. Il segno diacritico con cui si indica è costituito da due punti disposti orizzontalmente sulla vocale più debole del gruppo”. Meglio di niente, ma pur sempre confuso, per i non addetti ai lavori.
A proposito dei dittonghi, dice Wikipedia che si chiamano discendenti se sono accentati sul primo elemento, e ascendenti se accentati sul secondo. Dittonghi discendenti sono quelli delle parole avrai, direi, feudo; ascendenti sono quelli in piano, Biella, fiore.
Il fatto è che tutti questi discorsi sui dittonghi non c’entrano nulla con il simbolo della dieresi, che in questi casi non viene mai usato (se non forse in usi specialistici).
Tipograficamente, esistono delle lettere che hanno il simbolo della dieresi sovrastante.
Chiedendo ancora a Wikipedia, veniamo a sapere che la lettera e sovrastata dai due puntini dovrebbe chiamarsi e con metafonesi. È una lettera delle lingue albanese, casciuba, ladina e presente anche in afrikaans, olandese, francese e lussemburghese. Della lista fa parte anche la lingua piemontese.
Metafonesi però è sinonimo di umlaut, fenomeno fonologico che consiste nella “modificazione del suono di una parola per l’influenza della vocale finale sulla vocale tonica in un processo di assimilazione”.
La lettera sovrastata dai due puntini compare negli esempi relativi alla lingua tedesca, dove la metafonesi scatta quando si deve passare al plurale una parola come porto, o uccello, o piede, dove una delle vocali al singolare non ha il segno diacritico e al plurale sì.
Ma questo crea un altro corto circuito, perché nella pagina di Wikipedia in italiano dedicata alla dieresi intesa come segno diacritico c’è scritto che il simbolo è conosciuto in italiano come dieresi, e solo “talvolta erroneamente associata al termine tedesco umlaut, che è invece una metafonia”.
Nella tabella dei segni diacritici, accanto al simbolo dei due punti affiancati c’è la dicitura “dieresi e umlaut”.
Visto il suo uso consueto in alcune lingue europee, la gran parte dei font di Google contiene le lettere col simboli di dieresi. Ci sono però alcune eccezioni, spesso in quegli alfabeti che non contengono nemmeno le lettere accentate. Tra gli alfabeti più trendy del momento sul sito ci sono il Cute Font (senza grazie, tratti rettilinei, spigoli arrotondati, lettere di altezza non costante, con a ed e più alte di u ed o). e il Dokdo (brutte lettere storte) che non hanno né dieresi né lettere accentate. Lo spazio comunque non viene lasciato vuoto, ma riempito con la tombstone, pietra tombale o lapide, detta anche halmos, cioè un rettangolo vuoto.
Tra i font sprovveduti c’è da segnalare lo strano caso del Nanum Gothic, che ha sia la e con dieresi, sia altre vocali accentate, ma non la ì e la ò. Il Neucha di Jovanny Lemonad ha lo stesso difetto. Non ci vuole molto a mettere un accento su queste due lettere. Con la o di solito si ottiene in automatico, mentre con la i basta passare attraverso la creazione di una i senza puntino, chiamata dotless i (= i senza punto). Perché hanno escluso queste due lettere?

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