Il Kamasutra di Malika Favre
Malika Favre, classe 1982, è un’illustratrice francese basata a Londra. Il suo stile è minimalista, tra la Pop art e la Op art (arte ottica). Non ha una pagina su Wikipedia in italiano, e quella in inglese è abbastanza stringata, non descrive granché dei suoi lavori.
Un’idea dettagliata del suo stile la si può avere dal suo sito ufficiale, molto ben impaginato dal punto di vista grafico.
Si nota l’uso di forme geometriche, e i tratti semplici con cui ritrae i suoi personaggi, quasi sempre femminili. Tinte unite senza sfumature, contorno occhi, labbra, profili, pochi altri dettagli. E ombre, elemento fondamentale.
Il lavoro che la fa entrare nel raggio d’azione di questo blog è The Kama Sutra. Nato da una commissione dalla Penguin Books per la copertina di un libro, riproduce due corpi, un uomo e una donna, in varie posizioni da rapporto sessuale. L’uomo è giallo, la donna è bianca con calze e guanti rossi. La particolarità è che ogni posizione ricorda una lettera dell’alfabeto.
L’idea di disegnare alfabeti composti di corpi umani, anche nudi, è molto antica. Su questo blog abbiamo già affrontato l’argomento, imbattendoci in glifi che ricordano l’uomo vitruviano che sta sulle monete da un euro, ma in posizioni più contorte per adattarsi alle esigenze alfabetiche. E l’idea di usare posizioni relative al sesso può essere divertente, ed è stata usata in passato. Ma font espliciti in questo settore non ce ne sono. O ci sono e vengono filtrati dai motori di ricerca. O vengono sommersi da materiale che non ha nulla a che vedere con la tipografia.
Su Dafont esiste un’apposita categoria Sexy, ma è roba di bassa qualità e di cattivo gusto. Al primo posto è il pene scarabocchiato in varie posizioni a forma di lettere, ne segue uno simile dove le lettere sono irriconoscibili, poi ci sono silhouette di spogliarelliste in nero su fondo bianco, scarpe, giocattoli erotici, ma sempre dingbats, cioè font in cui non c’è nessuna corrispondenza tra il glifo e la lettera corrispondente.
L’unico riferimento al Kamasutra sta nel 48 Ways, dove comunque non c’è nessun riferimento alle lettere dell’alfabeto, e la qualità è infima: i personaggi sono stilizzati come quelli che indicano i bagni pubblici, anzi, molto peggio: le proporzioni sono sbagliate, e non sono indicati neanche i capelli. In qualsiasi categoria potrebbe stare tranne che in quella Sexy.
Esistono delle posizioni del Kamasutra disegnate nello stesso stile, e molto meglio, ma mai inserite dentro un font. E comunque non hanno nulla a che fare con le lettere.
Il lavoro di Malika Favre invece è di erotismo raffinato, e infatti viene menzionato da vari siti web. C’è anche un’apertura all’omosessualità, nella lettera G, dove oltre all’uomo giallo c’è un uomo bianco coi capelli rossi. Per giunta non si vedono parti intime, e quando si vedono sono così stilizzate che i filtri dei motori di ricerca non bloccano comunque il contenuto. Il lavoro è fatto per essere esposto e ammirato, non utilizzato come font, e infatti un font derivato non è stato mai realizzato.
Cercando kamasutra su Myfonts non viene fuori niente, neanche alla lontana. Di font taggati “sexy” ce ne sono a bizzeffe, ma nulla a che vedere.
Talvolta i motori di ricerca alla domanda “kamasutra font” restituiscono qualcosa che non ha niente a che vedere col sesso, ma che c’entra qualcosa con gli alfabeti.
Ad esempio l’Alfabeto Umano Pilobolus, che è un lavoro del fotografo John Kane, in cui i modelli, indossando tutine dello stesso colore (un colore diverso per ogni lettera), componevano le varie forme davanti a un fondale bianco. Certo, mettersi in quelle posizioni sarebbe un po’ imbarazzante e complicato, ma non c’è niente di sconveniente, le foto di tutte le lettere sono state pubblicate sul sito del giornale britannico Telegraph.
Il lavoro che viene citato come fonte di ispirazione da gente con le idee più contorte, tipo Peter Sylianou, che ha fatto il suo alfabeto kamasutra mettendo insieme le bambole Barbie, prendendone solo i contorni, e scomponendoli con un fastidioso alone rosso.
Sul web si trova anche poco altro, come per esempio un alfabeto realizzato da tipi bardati di nero su una spiaggia (Backbreaker dovrebbe essere il nome del progetto, ma è una cosa amatoriale, non si può ricondurre a nessuno di preciso, sembra).
Cercando Malika Favre coi motori di ricerca vengono fuori immagini delle sue opere (che, mi pare di capire, sono realizzate a computer e stampate in poche copie originali che vengono messe in vendita). Un fotoritratto dell’artista si trova sul sito del comune di Vicenza (dove ha partecipato ad un evento tre anni fa).
Un’idea dettagliata del suo stile la si può avere dal suo sito ufficiale, molto ben impaginato dal punto di vista grafico.
Si nota l’uso di forme geometriche, e i tratti semplici con cui ritrae i suoi personaggi, quasi sempre femminili. Tinte unite senza sfumature, contorno occhi, labbra, profili, pochi altri dettagli. E ombre, elemento fondamentale.
Il lavoro che la fa entrare nel raggio d’azione di questo blog è The Kama Sutra. Nato da una commissione dalla Penguin Books per la copertina di un libro, riproduce due corpi, un uomo e una donna, in varie posizioni da rapporto sessuale. L’uomo è giallo, la donna è bianca con calze e guanti rossi. La particolarità è che ogni posizione ricorda una lettera dell’alfabeto.
L’idea di disegnare alfabeti composti di corpi umani, anche nudi, è molto antica. Su questo blog abbiamo già affrontato l’argomento, imbattendoci in glifi che ricordano l’uomo vitruviano che sta sulle monete da un euro, ma in posizioni più contorte per adattarsi alle esigenze alfabetiche. E l’idea di usare posizioni relative al sesso può essere divertente, ed è stata usata in passato. Ma font espliciti in questo settore non ce ne sono. O ci sono e vengono filtrati dai motori di ricerca. O vengono sommersi da materiale che non ha nulla a che vedere con la tipografia.
Su Dafont esiste un’apposita categoria Sexy, ma è roba di bassa qualità e di cattivo gusto. Al primo posto è il pene scarabocchiato in varie posizioni a forma di lettere, ne segue uno simile dove le lettere sono irriconoscibili, poi ci sono silhouette di spogliarelliste in nero su fondo bianco, scarpe, giocattoli erotici, ma sempre dingbats, cioè font in cui non c’è nessuna corrispondenza tra il glifo e la lettera corrispondente.
L’unico riferimento al Kamasutra sta nel 48 Ways, dove comunque non c’è nessun riferimento alle lettere dell’alfabeto, e la qualità è infima: i personaggi sono stilizzati come quelli che indicano i bagni pubblici, anzi, molto peggio: le proporzioni sono sbagliate, e non sono indicati neanche i capelli. In qualsiasi categoria potrebbe stare tranne che in quella Sexy.
Esistono delle posizioni del Kamasutra disegnate nello stesso stile, e molto meglio, ma mai inserite dentro un font. E comunque non hanno nulla a che fare con le lettere.
Il lavoro di Malika Favre invece è di erotismo raffinato, e infatti viene menzionato da vari siti web. C’è anche un’apertura all’omosessualità, nella lettera G, dove oltre all’uomo giallo c’è un uomo bianco coi capelli rossi. Per giunta non si vedono parti intime, e quando si vedono sono così stilizzate che i filtri dei motori di ricerca non bloccano comunque il contenuto. Il lavoro è fatto per essere esposto e ammirato, non utilizzato come font, e infatti un font derivato non è stato mai realizzato.
Cercando kamasutra su Myfonts non viene fuori niente, neanche alla lontana. Di font taggati “sexy” ce ne sono a bizzeffe, ma nulla a che vedere.
Talvolta i motori di ricerca alla domanda “kamasutra font” restituiscono qualcosa che non ha niente a che vedere col sesso, ma che c’entra qualcosa con gli alfabeti.
Ad esempio l’Alfabeto Umano Pilobolus, che è un lavoro del fotografo John Kane, in cui i modelli, indossando tutine dello stesso colore (un colore diverso per ogni lettera), componevano le varie forme davanti a un fondale bianco. Certo, mettersi in quelle posizioni sarebbe un po’ imbarazzante e complicato, ma non c’è niente di sconveniente, le foto di tutte le lettere sono state pubblicate sul sito del giornale britannico Telegraph.
Il lavoro che viene citato come fonte di ispirazione da gente con le idee più contorte, tipo Peter Sylianou, che ha fatto il suo alfabeto kamasutra mettendo insieme le bambole Barbie, prendendone solo i contorni, e scomponendoli con un fastidioso alone rosso.
Sul web si trova anche poco altro, come per esempio un alfabeto realizzato da tipi bardati di nero su una spiaggia (Backbreaker dovrebbe essere il nome del progetto, ma è una cosa amatoriale, non si può ricondurre a nessuno di preciso, sembra).
Cercando Malika Favre coi motori di ricerca vengono fuori immagini delle sue opere (che, mi pare di capire, sono realizzate a computer e stampate in poche copie originali che vengono messe in vendita). Un fotoritratto dell’artista si trova sul sito del comune di Vicenza (dove ha partecipato ad un evento tre anni fa).
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