OpenType
OpenType è un formato di font scalabili per computer.
Deriva dal TrueType, di cui mantiene la struttura di base, aggiungendoci però varie strutture di dati per prescrivere l’aspetto tipografico.
Il nome è registrato dalla Microsoft.
C’è stato il contributo della Adobe negli anni 90.
Inizialmente la Microsoft aveva provato ad ottenere la licenza di Gx Typography dalla Apple. Non riuscendoci aveva sviluppato la tecnologia in proprio, aggiungendo il supporto per il Type 1 della Adobe.
I primi passi risalgono al 1996. Nel 2005 è stato riconosciuto uno standard internazionale che viene mantenuto in sincrono con le specifiche OpenType.
L’intero archivio della Adobe è stato convertito in formato OpenType entro il 2002.
L’esigenza di avere i font multicolori nasce col rilascio della versione di Unicode 6.0, quando le emoji vennero considerate caratteri tipografici.
Arrivarono proposte diverse da Adobe, Microsoft e Google, tutte incorporate nello standard.
Ogni file non può contenere più di 65.535 glifi (che corrisponde a sedici volte il numero uno in codice binario, visto che l’indice occupa sedici bit di memoria). È possibile però creare una collezione, per inserire font multipli in un singolo file, dice Wikipedia. (Ma chi ha bisogno di così tanti glifi?).
L’estensione di una collezione è .ttc.
La pagina in italiano è abbastanza sintetica, una quindicina di righe. Quella in inglese è molto più dettagliata, ma contiene molte informazioni che possono interessare solo gli addetti ai lavori. Non compaiono comunque nomi di persone: sono le aziende che influiscono su queste questioni, non i singoli.
Il type code di un file OpenType è OTTO. Il codice si usa solo in Mac Os, mentre Windows usa il sistema delle estensioni. Tradizionalmente c’è una controversia sull’esigenza di avere un type code per i vari file. Alcuni preferirebbero che il sistema venisse abbandonato, ma la Apple non demorde, restando fedele a una filosofia diversa.
Le specifiche del formato OpenType sono esposte nel dettaglio sul sito della Microsoft.
Su un forum ho trovato una discussione su come distinguere i file OpenType da quelli Truetype, indipendentemente dall’estensione.
A giudicare dalla lunghezza della discussione la risposta non è scontata. A quanto pare i font TrueType sono anche OpenType. Poi esistono degli OpenType con linee basate sul TrueType. Qualcuno per distinguere controlla la presenza di particolari tabelle nel file. Altri si chiedono quale sia il motivo di distinguere.
Comunque l’intera discussione è comprensibile solo dagli addetti ai lavori. Molto più di tante altre questioni legate alla tipografia.
Sul sito di Adobe c’è una pagina di presentazione del formato, e di alcune sue caratteristiche accessibili solo con programmi appositi, tipo InDesign.
Deriva dal TrueType, di cui mantiene la struttura di base, aggiungendoci però varie strutture di dati per prescrivere l’aspetto tipografico.
Il nome è registrato dalla Microsoft.
C’è stato il contributo della Adobe negli anni 90.
Inizialmente la Microsoft aveva provato ad ottenere la licenza di Gx Typography dalla Apple. Non riuscendoci aveva sviluppato la tecnologia in proprio, aggiungendo il supporto per il Type 1 della Adobe.
I primi passi risalgono al 1996. Nel 2005 è stato riconosciuto uno standard internazionale che viene mantenuto in sincrono con le specifiche OpenType.
L’intero archivio della Adobe è stato convertito in formato OpenType entro il 2002.
L’esigenza di avere i font multicolori nasce col rilascio della versione di Unicode 6.0, quando le emoji vennero considerate caratteri tipografici.
Arrivarono proposte diverse da Adobe, Microsoft e Google, tutte incorporate nello standard.
Ogni file non può contenere più di 65.535 glifi (che corrisponde a sedici volte il numero uno in codice binario, visto che l’indice occupa sedici bit di memoria). È possibile però creare una collezione, per inserire font multipli in un singolo file, dice Wikipedia. (Ma chi ha bisogno di così tanti glifi?).
L’estensione di una collezione è .ttc.
La pagina in italiano è abbastanza sintetica, una quindicina di righe. Quella in inglese è molto più dettagliata, ma contiene molte informazioni che possono interessare solo gli addetti ai lavori. Non compaiono comunque nomi di persone: sono le aziende che influiscono su queste questioni, non i singoli.
Il type code di un file OpenType è OTTO. Il codice si usa solo in Mac Os, mentre Windows usa il sistema delle estensioni. Tradizionalmente c’è una controversia sull’esigenza di avere un type code per i vari file. Alcuni preferirebbero che il sistema venisse abbandonato, ma la Apple non demorde, restando fedele a una filosofia diversa.
Le specifiche del formato OpenType sono esposte nel dettaglio sul sito della Microsoft.
Su un forum ho trovato una discussione su come distinguere i file OpenType da quelli Truetype, indipendentemente dall’estensione.
A giudicare dalla lunghezza della discussione la risposta non è scontata. A quanto pare i font TrueType sono anche OpenType. Poi esistono degli OpenType con linee basate sul TrueType. Qualcuno per distinguere controlla la presenza di particolari tabelle nel file. Altri si chiedono quale sia il motivo di distinguere.
Comunque l’intera discussione è comprensibile solo dagli addetti ai lavori. Molto più di tante altre questioni legate alla tipografia.
Sul sito di Adobe c’è una pagina di presentazione del formato, e di alcune sue caratteristiche accessibili solo con programmi appositi, tipo InDesign.
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