Sylheti

Sul sito Wikipedia.org è possibile avere un quadro generale di tutte le lingue in cui viene diffusa l’enciclopedia online. Quindici edizioni (tra cui quella italiana) hanno più di un milione di articoli, quarantasei superano i centomila, ottanta superano i diecimila, 115 superano i mille, 36 superano i cento, uno supera i dieci, 8 ne hanno almeno uno, due sono state create ma non hanno articoli, al momento. Nella visione normale, il nome di ogni lingua è scritto con i caratteri propri di quella lingua, mentre passandoci sopra col mouse è possibile vedere il nome trascritto in lettere latine. Nella visione dettagliata c’è una tabella con varie colonne: in una c’è il nome della lingua, in un’altra il nome che ha localmente, se necessario scritto con le lettere opportune.
Col mio computer tutti i nomi vengono visualizzati correttamente. Il tutto facendo uso esclusivamente dei font installati in memoria, senza bisogno di installarne di nuovi. Questo vuol dire che il software ha fatto enormi passi avanti rispetto al passato. Anche i linguaggi più sconosciuti vengono identificati e visualizzati correttamente dal sistema operativo. Per la lingua Sichuan Yi, che ha tre articoli in tutto, le lettere vengono prese dal font Microsoft Yi Baiti. Per il Tigrinya, che non ho idea di dove si parli, le lettere provengono dal font Nyala. Per la lingua Dzongka il file a cui si attinge è il Tibetan Machine Uni.
Si potrebbe pensare di avere raggiunto il supporto universale di qualsiasi lingua, ma non è così.
Se andiamo sulla pagina di Wikipedia dedicata alla lingua Sylheti vediamo che compaiono i famosi quadrati: quando il sistema non conosce la forma della lettera che deve inserire, carica un quadrato con all’interno le quattro cifre del codice della lettera corrispondente.
La lingua sylheti si può scrivere anche in lettere bengali, e quelle vengono visualizzate correttamente.
Il sylheti si parla in alcune regioni di India e Bangladesh.
La stima del 2007 è che ci siano 11 milioni di parlanti nativi.
Eppure non c’è neanche un articolo di Wikipedia scritto in quei caratteri, mi pare.
La forma delle lettere si basa su un concetto diffuso in altri alfabeti indiani, tipo il devanagari: una linea in alto unisce tutte le lettere formanti la stessa parola.
Anche i numeri, dovrebbero avere una forma diversa rispetto a quella usata in occidente. Ma la tabella di Wikipedia, mentre nella lingua bengali mostra quasi tutti i numeri in una forma originale (a parte il quattro che si disegna come il nostro otto), in Sylheti mostra lettere occidentali (p, d, V), e lascia vuota la casella dedicata al 5. Il fatto che non usino il numero 5 da quelle parti non mi pare molto verosimile, ma in altre edizioni dell’enciclopedia quella tabella manca del tutto. 
L’articolo segnala uno dei font Noto che offre supporto per questo alfabeto (gratuito). Tra quelli proprietari viene segnalato solo il New Surma.
Sul Google Play Store è possibile scaricare anche la tastiera che supporta il blocco Unicode necessario a visualizzare questa lingua, che si chiama Syloti Nagri, U+A800-U+A92F.
La famiglia Noto è stata sviluppata da Google con lo slogan “no more tofu”, dove i tofu sarebbero appunto i quadrati col codice che compaiono quando il computer non ha idea di quali lettere deve caricare.
Quindi basta andare sull’apposito sito, scaricare il Noto nella versione Syloti Nagri per poter visualizzare correttamente anche le scritte in lingua Sylheti.
Capire cosa c’è scritto... beh, quella è tutta un’altra storia.

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