Art Museum Jnl
Forse cercando un counterless di quelli che andavano in giro nella prima metà del Novecento mi sono imbattuto nell’Art Museum Jnl. Disegnato da Jeff Levine nel 2016, è una variante moderna delle classiche “lettere solide” in stile Art Deco. Emula lo stile del Futura Black, dice la didascalia su Myfonts. La forma è presa da un vecchio manifesto che promuoveva parchi nazionali e sport invernali, ma non si sa di che anno. “Notate l’insolita barra centrale della E e della F, invertita, ispirata alla scritta disegnata a mano per il manifesto”, dice sempre la didascalia.
Non è che mi ispiri molto, il font, ed è diverso da quello che cercavo. Ma mi ha colpito la lettera A, che è a forma di triangolo con un taglietto obliquo, come quella che compare nello storico marchio della Autobianchi (più sottile, in realtà).
Il marchio dell’industria automobilistica italiana venne disegnato da Ilio Negri, il cui nome ha qualcosa a che vedere con la tipografia visto che compare nella storia del Forma, come quello di Novarese. Pare che inizialmente questa insolita A-triangolo fosse inserita all’interno di un cerchio, che venne sostituito nella versione definitiva da un triangolo di Reuleaux. Che sarebbe quella forma geometrica particolare composta da tre lati curvi, che comunque sia ruotata mantiene una distanza costante tra il punto più alto e il punto più basso. Insomma, se inserita tra due parallele, le tocca sempre entrambe con qualsiasi orientamento.
Il triangolo di Reuleaux è anche quello che dà la forma allo scudetto della Lancia, altra industria automobilistica italiana. Il logo Lancia in questa versione risale al 1929, ma venne usato in maniera consistente solo dal decennio successivo.
Per tornare all’Art Museum (dove la A non è inserita in altre forme), i tag su Myfonts sono pochi e generici. E non c’è una lista automatica di font simili. Identifont non conosce questo font.
Il Font Moose di Luc Devroye, se gli invio solo una foto della A mi manda fino al Ritz Stencil Jnl, che è un altro font di Jeff Levine. La forma non è proprio uguale: qui ci manca un rettangolino al triangolo piccolo, diciamo al centro della lettera sulla linea di base. Il concetto di fondo di questo Ritz, come dice il nome, è che è uno stencil, non un counterless. Quindi la O è fatta da due semicerchi affiancati, con una striscia bianca verticale.
Passando la stessa immagine a What The Font invece, esclusi i risultati geometrici, il primo è lo Stencil Modernistic. Ancora un progetto di Jeff Levine. Qui vengono tagliati due dei vertici della A, e cambiano le proporzioni nelle altre lettere, rendendo il font molto più amichevole.
Più giù troviamo il Braggadocio della Monotype, una specie di Futura Black, dove c’è un trattino che unisce le due parti della lettera (più in alto rispetto al Futura) e la A ha la sommità piatta.
Nel Clip Joint si torna alla forma stencil, anche questo firmato da Jeff Levine. A quanto pare è l’unico disegnatore ad avere puntato su questa forma.
Un altro potrebbe essere Bogusky 2, che ha disegnato il Geo Wide, chissà perché lasciando vuote le posizioni delle lettere minuscole. Qui la particolarità è che una delle due parti che compongono la lettera A non è trapezoidale, ma ha la forma del parallelogramma, visto che la sommità piatta della lettera ha la stessa larghezza della base di quel tratto (che sostituirebbe l’asta di destra della lettera).
I font più “rilevanti” di Jeff Levine non hanno nulla a che vedere con questo stile qui. Ai primi tre posti sul sito di Myfonts ci sono tre senza grazie condensati, adatti ai titoli gridati dei giornali. Segue un Deco Edition, che è sempre un senza grazie, ma con tratti sottili e un certo contrasto di spessore tra i tratti più spessi e quelli più sottili. Mi viene in mente il Federo, ma qui l’effetto è molto più leggero, e c’è una ingombrante M coi tratti laterali divergenti.
Non è che mi ispiri molto, il font, ed è diverso da quello che cercavo. Ma mi ha colpito la lettera A, che è a forma di triangolo con un taglietto obliquo, come quella che compare nello storico marchio della Autobianchi (più sottile, in realtà).
Il marchio dell’industria automobilistica italiana venne disegnato da Ilio Negri, il cui nome ha qualcosa a che vedere con la tipografia visto che compare nella storia del Forma, come quello di Novarese. Pare che inizialmente questa insolita A-triangolo fosse inserita all’interno di un cerchio, che venne sostituito nella versione definitiva da un triangolo di Reuleaux. Che sarebbe quella forma geometrica particolare composta da tre lati curvi, che comunque sia ruotata mantiene una distanza costante tra il punto più alto e il punto più basso. Insomma, se inserita tra due parallele, le tocca sempre entrambe con qualsiasi orientamento.
Il triangolo di Reuleaux è anche quello che dà la forma allo scudetto della Lancia, altra industria automobilistica italiana. Il logo Lancia in questa versione risale al 1929, ma venne usato in maniera consistente solo dal decennio successivo.
Per tornare all’Art Museum (dove la A non è inserita in altre forme), i tag su Myfonts sono pochi e generici. E non c’è una lista automatica di font simili. Identifont non conosce questo font.
Il Font Moose di Luc Devroye, se gli invio solo una foto della A mi manda fino al Ritz Stencil Jnl, che è un altro font di Jeff Levine. La forma non è proprio uguale: qui ci manca un rettangolino al triangolo piccolo, diciamo al centro della lettera sulla linea di base. Il concetto di fondo di questo Ritz, come dice il nome, è che è uno stencil, non un counterless. Quindi la O è fatta da due semicerchi affiancati, con una striscia bianca verticale.
Passando la stessa immagine a What The Font invece, esclusi i risultati geometrici, il primo è lo Stencil Modernistic. Ancora un progetto di Jeff Levine. Qui vengono tagliati due dei vertici della A, e cambiano le proporzioni nelle altre lettere, rendendo il font molto più amichevole.
Più giù troviamo il Braggadocio della Monotype, una specie di Futura Black, dove c’è un trattino che unisce le due parti della lettera (più in alto rispetto al Futura) e la A ha la sommità piatta.
Nel Clip Joint si torna alla forma stencil, anche questo firmato da Jeff Levine. A quanto pare è l’unico disegnatore ad avere puntato su questa forma.
Un altro potrebbe essere Bogusky 2, che ha disegnato il Geo Wide, chissà perché lasciando vuote le posizioni delle lettere minuscole. Qui la particolarità è che una delle due parti che compongono la lettera A non è trapezoidale, ma ha la forma del parallelogramma, visto che la sommità piatta della lettera ha la stessa larghezza della base di quel tratto (che sostituirebbe l’asta di destra della lettera).
I font più “rilevanti” di Jeff Levine non hanno nulla a che vedere con questo stile qui. Ai primi tre posti sul sito di Myfonts ci sono tre senza grazie condensati, adatti ai titoli gridati dei giornali. Segue un Deco Edition, che è sempre un senza grazie, ma con tratti sottili e un certo contrasto di spessore tra i tratti più spessi e quelli più sottili. Mi viene in mente il Federo, ma qui l’effetto è molto più leggero, e c’è una ingombrante M coi tratti laterali divergenti.
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