Due anni
Questo blog va avanti da due anni. Non l’ho pubblicizzato, è una specie di messaggio inutile messo in una bottiglia e affidato alla corrente. Solo per vedere se arriva da qualche parte. Risultato: il post più intercettato è stato quello sulle Giovani Marmotte. Che non ha nulla a che vedere con la tipografia, perché finora non esiste un font con le forme inventate per la rivista Disney. La gente ci finisce anche perché ci sono le fotografie delle pagine della rivista, e soprattutto perché della stessa cosa non se ne parla altrove. Strano che nessun fan abbia pensato di dedicare un ricordo a un elemento che evidentemente ha fatto parte della sua infanzia, seppure per un breve periodo.
Al secondo posto, ma molto staccato, c’è un post dedicato al Wood Type Museum e a qualche tipografia vecchio stile. Come mai? Probabilmente anche perché dentro c’è qualche riferimento alla Banda degli Onesti di Totò e Peppino, che è penso il più popolare film in cui la tipografia svolge un ruolo fondamentale. Nel post nomino la Pedalina Bordini e Stocchetti di Torino, che è al centro di una divertente gag tra i due protagonisti del film, e di cui sul web si trovano soltanto informazioni frammentarie. A quanto pare nessuno si è posto l’obiettivo di spiegare se la fabbrica sia veramente esistita o no, e quali erano invece le vere fabbriche a produrre le pedaline realmente esistenti, quindi parecchio traffico viene dirottato dai motori di ricerca su questo sito. Talvolta quel risultato precede anche quelli relativi a chi ha stampato una maglietta col disegno di una pedalina e la scritta Bordini e Stocchetti, tuttora in vendita sul web.
Al terzo posto, ancora più staccato, il post in cui si parla della scritta che compare sui cancelli dei campi di concentramento. Chiaramente per molti è un dettaglio doloroso, e la gente che ci finisce sopra non sta cercando probabilmente dettagli tipografici. Però al momento non l’ho ancora rimosso. Anche perché, al di là delle considerazioni storiche sulla forma delle lettere (su cui non ho trovato materiale), c’è quel dettaglio della B rovesciata che ha attirato l’attenzione di qualcuno che ha cercato di farlo diventare un simbolo di resistenza, con tanto di monumento e targhe ricordo. Progetto in parte abbandonato, visto che nessuno ne ha più parlato. Ma una traccia su Wikipedia e su qualche sito estero è rimasta, seppure frammentaria.
Al quarto posto dei post più visti, c’è uno di quelli in cui ho parlato del cambio di grafica a Repubblica. Quello in cui non avevamo ancora visto il risultato finale, ma solo qualche specimen in cui si annunciava il “nuovo carattere”. In inglese esistono varie parole diverse per indicare cose diverse. Un segno che compare in un testo è un “character”, un file contenente le forme di lettere, numeri e segni vari è un “font”, un insieme di font con varianti delle stesse lettere (italiche, grassette) è un “typeface”, più oltre si parla di “famiglie”. Il nuovo carattere annunciato da Repubblica in realtà è una famiglia: un serif per i testi, un altro per i titoli, un sans per i titoli di alcune sezioni. A cui si aggiungono gli italici, ma anche versioni completamente diverse. Abbiamo visto poi che il sans che si usa comunemente nella sezione spettacoli è molto light, completamente diverso rispetto al sans che era stato presentato in quell’occasione.
L’articolo conteneva qualche riferimento al Corriere, che i propri caratteri se li era fatti ridisegnare anni prima (con due nomi diversi, uno per il serif e uno per il sans).
Al quinto posto un post che avevo intitolato “a vita bassa”, riferendomi al tag “low-waisted” che avevo trovato su certi siti commerciali, riferito al tratto centrale della E quando questo si trova al di sotto della metà dell’altezza della lettera. Come ci finiscono gli utenti su quella pagina? Non si sa. Probabilmente cercando tutt’altro. Difficile saperlo, visto che Blogger non fornisce informazioni sulle parole cercate per arrivare fin qui.
Il record di visite c’è stato il mese scorso. La progressione segna una lieve impennata. Il valore di giugno 2017 è stato battuto a giugno 2018. Nuovo record a settembre, poi a novembre, di nuovo a gennaio di quest’anno. Infine ad aprile un balzo notevole. Notevole? Diciamo che se prima ci erano capitati per sbaglio quattro gatti, adesso ce ne sono capitati otto. Sempre per sbaglio. Non è un problema. Il settore non è popolare, e il blog è progettato apposta per essere una cosa a tempo perso. Bene così. Seconda candelina. Happy birthday OT!
Al secondo posto, ma molto staccato, c’è un post dedicato al Wood Type Museum e a qualche tipografia vecchio stile. Come mai? Probabilmente anche perché dentro c’è qualche riferimento alla Banda degli Onesti di Totò e Peppino, che è penso il più popolare film in cui la tipografia svolge un ruolo fondamentale. Nel post nomino la Pedalina Bordini e Stocchetti di Torino, che è al centro di una divertente gag tra i due protagonisti del film, e di cui sul web si trovano soltanto informazioni frammentarie. A quanto pare nessuno si è posto l’obiettivo di spiegare se la fabbrica sia veramente esistita o no, e quali erano invece le vere fabbriche a produrre le pedaline realmente esistenti, quindi parecchio traffico viene dirottato dai motori di ricerca su questo sito. Talvolta quel risultato precede anche quelli relativi a chi ha stampato una maglietta col disegno di una pedalina e la scritta Bordini e Stocchetti, tuttora in vendita sul web.
Al terzo posto, ancora più staccato, il post in cui si parla della scritta che compare sui cancelli dei campi di concentramento. Chiaramente per molti è un dettaglio doloroso, e la gente che ci finisce sopra non sta cercando probabilmente dettagli tipografici. Però al momento non l’ho ancora rimosso. Anche perché, al di là delle considerazioni storiche sulla forma delle lettere (su cui non ho trovato materiale), c’è quel dettaglio della B rovesciata che ha attirato l’attenzione di qualcuno che ha cercato di farlo diventare un simbolo di resistenza, con tanto di monumento e targhe ricordo. Progetto in parte abbandonato, visto che nessuno ne ha più parlato. Ma una traccia su Wikipedia e su qualche sito estero è rimasta, seppure frammentaria.
Al quarto posto dei post più visti, c’è uno di quelli in cui ho parlato del cambio di grafica a Repubblica. Quello in cui non avevamo ancora visto il risultato finale, ma solo qualche specimen in cui si annunciava il “nuovo carattere”. In inglese esistono varie parole diverse per indicare cose diverse. Un segno che compare in un testo è un “character”, un file contenente le forme di lettere, numeri e segni vari è un “font”, un insieme di font con varianti delle stesse lettere (italiche, grassette) è un “typeface”, più oltre si parla di “famiglie”. Il nuovo carattere annunciato da Repubblica in realtà è una famiglia: un serif per i testi, un altro per i titoli, un sans per i titoli di alcune sezioni. A cui si aggiungono gli italici, ma anche versioni completamente diverse. Abbiamo visto poi che il sans che si usa comunemente nella sezione spettacoli è molto light, completamente diverso rispetto al sans che era stato presentato in quell’occasione.
L’articolo conteneva qualche riferimento al Corriere, che i propri caratteri se li era fatti ridisegnare anni prima (con due nomi diversi, uno per il serif e uno per il sans).
Al quinto posto un post che avevo intitolato “a vita bassa”, riferendomi al tag “low-waisted” che avevo trovato su certi siti commerciali, riferito al tratto centrale della E quando questo si trova al di sotto della metà dell’altezza della lettera. Come ci finiscono gli utenti su quella pagina? Non si sa. Probabilmente cercando tutt’altro. Difficile saperlo, visto che Blogger non fornisce informazioni sulle parole cercate per arrivare fin qui.
Il record di visite c’è stato il mese scorso. La progressione segna una lieve impennata. Il valore di giugno 2017 è stato battuto a giugno 2018. Nuovo record a settembre, poi a novembre, di nuovo a gennaio di quest’anno. Infine ad aprile un balzo notevole. Notevole? Diciamo che se prima ci erano capitati per sbaglio quattro gatti, adesso ce ne sono capitati otto. Sempre per sbaglio. Non è un problema. Il settore non è popolare, e il blog è progettato apposta per essere una cosa a tempo perso. Bene così. Seconda candelina. Happy birthday OT!
Commenti
Posta un commento