Manfred Klein

Qualcuno ha avuto l’idea di disegnare bambini disposti in maniera tale da ricordare lettere dell’alfabeto. Il risultato non è un granché entusiasmante, e soprattutto non è un font. È un’immagine, un poster diciamo, diffuso in varie versioni: in una ci sono solo le figure, nell’altra queste sono sottoposte al vero profilo della lettera corrispondente.
Secondo Identifont nel 1995 un tale Tim Ryan aveva provato a realizzare un font con profili di bambini occupati in varie attività, tipo annusare un fiore, dare da mangiare al cane, pulire sotto la gabbietta del pappagallo, attaccare un palloncino alla coda del cane e così via. La forma che si veniva a creare doveva ricordare le lettere dell’alfabeto. Uno magari neanche si faceva caso, chiedendosi semmai perché comparissero strani simboli outline sopra alcune delle figure (erano i segni diacritici, gli accenti). Si chiamava Kiddo e doveva trovarsi su Fonts.com, ma è scomparso. Probabilmente la domanda non è un granché.
Allo stesso disegnatore vengono attribuiti pochi altri font di scarsa importanza. In questo caso il Kiddo doveva essere pubblicato da Type Revivals e Monotype Imaging.
Abbastanza complicato trovare qualcosa di simile: il tag “children” è molto usato, nel senso che si attribuisce a qualsiasi font possa essere adatto a un biglietto o un libro per ragazzi.
In gran parte dei casi ci sono solo lettere, senza immagini. Le varianti più comuni che ci possono essere, semmai, è mettere un’immagine uguale per tutti, dove cambia la lettera (esempio palloncini con le lettere disegnate sopra, per comporre una scritta), oppure personaggi diversi che fanno capolino da dietro le lettere. Nel migliore dei casi, si tratta di un animale che ha quell’iniziale, negli altri, di un personaggio qualsiasi.
Talvolta, come forma d’arte, qualcuno può disporre ad esempio degli animaletti nella stessa forma delle lettere. Ma se questo può essere comune nelle immagini per insegnare ai bambini a prendere dimestichezza con le lettere, non è mai applicato ad un font usabile.
Tra i font gratuiti c’è al limite il Silhous, di Manfred Klein, che però è un dingbat. I profili dei ragazzini avvolti in attività di campagna (parlare con le pecore, catturare una tartaruga, suonare un tamburello) sono stati inseriti arbitrariamente al posto di glifi con cui non hanno nessuna rassomiglianza.
Klein risulta essere anche l’autore di un Old Newspaper Types, che simula le lettere imprecise di un vecchio quotidiano, del celtico Irish Unci Alphabet, e di vari tentativi di realizzare lettere usando oggetti naturali (le piante sono più malleabili): c’è il Plants Letters, fatto di foglie molto rigogliose, e il Floral, fatto invece di sottili steli, foglioline, petali.
Ha lavorato poi ad altri tentativi di silohuette: ad esempio ispirate al fitness, o agli antichi egizi, al settecento, alle relazioni sentimentali.
Corpi a disposti come lettere dell’alfabeto li ha messi, ma già morti: nel Tango Macabre sono gli scheletri a formare le varie lettere.
Alcuni font sono molto originali. Nel Drivers ogni lettera è un veicolo, con un guidatore tutto preso dalla guida veloce. Le lettere sono tutte storte, impennate. Difficile trovare un utilizzo pratico, ma divertente a vedere a cosa è andato a pensare, si presume a tempo perso. 
Lo stesso autore ha diffuso font più tradizionali, fraktur, art noveau, vari medievali (che hanno colpito Devroye), anche un bodoni.

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