Agipo/Agip

La gran parte della gente non saprebbe spiegare a parole che differenza c’è tra l’Arial e il Comic Sans. E dall’altro lato invece c’è chi ha conoscenze tipografiche avanzatissime. Mi viene in mente il Font Review Journal, dove dato un determinato tipo di carattere si riesce ad impostare un discorso che va avanti per parecchie schermate, con attenzione ai particolari e tanti specimen e usi documentati dei caratteri in questione.
L’ultima recensione risale a febbraio, 4 mesi fa. L’Agipo, di Radim Pesko. Un senza grazie che è praticamente un Franklin con qualche modifica.
Non è un font conosciuto. Identifont almeno il nome e l’autore se li ritrova, ma non può fornire nessun esempio della forma delle lettere, visto che è in vendita soltanto sul sito ufficiale del disegnatore. Il quale ha realizzato altri caratteri, sempre con lo stesso sistema: nessuna anteprima disponibile.
Il nome del font è stranissimo. Per forza di cose mi ricorda la rete di distributori Agip, ora presente sulle strade con marchio Eni.
L’Agipo ha qualcosa di vedere coi distributori di benzina? Mi pare proprio di no, visto che è pieno di tocchi creativi, mentre quello usato in passato per le insegne dell’Agip/Eni non ha nulla di insolito.
Sul sito della compagnia c’è una lunga scheda dedicata all’evoluzione del marchio. Il primo restyling risale al 1972. Fino ad allora si usava un carattere tipografico stretto e alto, poco leggibile soprattutto a distanza. Il nuovo è “un carattere classico, lo Standard Bold, ma personalizzato dall’inserimento di un filetto bianco centrale”, per dare dinamicità e per evocare una strada a due corsie.
L’idea è del designer olandese Bob Noorda (famoso per essersi occupato della segnaletica di alcune metropolitane importanti, anche in Italia). 
Sul web non risulta quasi niente col nome di Standard Bold. Si può trovare uno Standard della CastleType, commissionato nel 1991 dal San Francisco Focus magazine per digitalizzare tre memri della famiglia Standard, dice Myfonts. È un lineare Continentale popolare in Svizzera negli anni 50 e poi negli Stati Uniti. Oggi è disponibile in vari pesi e larghezze, ma non in versione inline.
Sembra che lo stesso stile venne usato, oltre che per Eni e Agip, anche per un’altra società del gruppo, la Liquigàs, anche se è raro trovare qualche traccia su web. Oggi il marchio Liquigàs è completamente diverso. In quel caso la linea centrale si trovava anche nell’accento sulla a, ma non nel punto della i.
Su certi cartelli il punto sulla i della parola Agip (sempre pieno) era dello stesso colore del resto della scritta in altri era dello stesso rosso della fiamma che esce dalla bocca del cane.
Il carattere aziendale è cambiato di nuovo in seguito, ancora con l’intervento di Noorda, all’inizio degli anni 90, prima della privatizzazione dell’azienda e della sua quotazione in borsa. La n nel logo di Eni ha perso l’estremità superiore dell’asta (come nell’Ff Dax), la E è diventata minuscola, con lo spigolo a destra arrotondato (a differenza dell’Ff Dax). L’asta della i viene tagliata in obliquo nella parte superiore, il puntino è tondo anziché quadrato. La linea trasparente nelle lettere (gialla per via dello sfondo) è diventata più larga. 
Il marchio Agip sui distributori è ora stato sostituito da quello dell’Eni. Mai e poi mai si abbandona invece il singolare logo del cane a sei zampe che sputa fuoco. Al limite viene aggiustato in lunghezza, per adattarlo alla larghezza della scritta.
Cercando Agip, i motori di ricerca restituiscono ancora qualcuno dei vecchi cartelli con la scritta condensata. All’epoca le lettere erano tutte maiuscole, e il font era molto diverso: la A aveva i fianchi rettilinei e paralleli, raccordati con spigoli curvi ad una vetta rettilinea. La G aveva un lungo tratto rettilineo che saliva a destra, senza concludersi con grazie di nessun tipo. Chiaramente mancava la linea centrale lungo l’asse delle aste.

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