La storia della stampa nel Quattrocento
Il Quattrocento è il secolo dell’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Gutenberg.
Scrive il sito Prepressure che entro la fine del secolo c’erano tipografie in 250 città europee. Ognuna di loro poteva stampare fino a 3600 pagine al giorno, dice il sito, senza spiegare come ci si arriva a questo risultato (se si conta di realizzare otto pagine con una singola impressione al minuto, e lavorare quasi otto ore, allora ci dovremmo essere).
La prima data che compare è quella del 1423, quando venne realizzata una xilografia di san Cristoforo, poi colorata a mano. La tecnica prevedeva di intagliare il legno lasciando in rilievo le linee da stampare. Che venivano cosparse con un inchiostro a base di fuliggine di olio per lampade. La tecnica venne inizialmente utilizzata per stampare immagini religiose e carte da gioco. Già da un secolo comunque si usavano tecniche simili, non per stampare su carta ma su tessuto.
Gutenberg iniziò a lavorare alla sua pressa nel 1436, dice il sito, e impiegò quattro anni per completarla. Il telaio era di legno.
Il meccanismo che imprime la pressione sul foglio e i caratteri è basato su quello delle presse da uva: c’è una grossa vite che spinge in basso il meccanismo quando si tira una leva.
Nel 1448 la tipografia è in funzione. Le prime bibbie, quelle delle 40 righe per pagina, vengono stampate a partire da due anni dopo.
Nel 1455 Gutenberg stampa 180 copie della Bibbia delle 42 righe.
Prima di venderle, finisce in bancarotta. Il finanziatore si appropria di tutto il materiale. Scrive il sito che viene perfino accusato di stregoneria, perché pretendeva che i libri fossero stati copiati a mano, e sembrava strano che fossero identici tra di loro. Dovette spiegare qual’era la tecnica usata per evitare il processo.
Tutte le lettere erano ottenute col processo di stampa, ma poi venivano aggiunte delle rifiniture a mano con inchiostri di altri colori. La stampa in vari colori diversi (da imprimere in fasi successive) venne inventata più avanti, sempre nello stesso secolo.
La stampa arriva in Italia nel 1464, prima a Subiaco, poi a Roma, grazie a persone che avevano imparato l’arte in Germania o Austria.
Nel 1467 viene realizzato il primo libro illustrato con incisioni in metallo, che prendono gradualmente il posto di quelle in legno.
Alla fine del decennio a Venezia si lavora a realizzare i caratteri romani moderni, che non tentano di imitare la scrittura a mano ma aspirano a forme perfette come quelle che si vedono sui monumenti romani.
All’inizio degli anni settanta la stampa arriva anche in Spagna e in Inghilterra. Poi è il turno della Danimarca.
L’ultima data della pagina, 1499, è dedicata a Manuzio e Griffo. Il primo è l’editore che stampò libri “in ottavo”, un formato portatile, mentre il secondo è l’artigiano che gli disegnò i caratteri, tra cui i primi italici (corsivi).
Scrive il sito Prepressure che entro la fine del secolo c’erano tipografie in 250 città europee. Ognuna di loro poteva stampare fino a 3600 pagine al giorno, dice il sito, senza spiegare come ci si arriva a questo risultato (se si conta di realizzare otto pagine con una singola impressione al minuto, e lavorare quasi otto ore, allora ci dovremmo essere).
La prima data che compare è quella del 1423, quando venne realizzata una xilografia di san Cristoforo, poi colorata a mano. La tecnica prevedeva di intagliare il legno lasciando in rilievo le linee da stampare. Che venivano cosparse con un inchiostro a base di fuliggine di olio per lampade. La tecnica venne inizialmente utilizzata per stampare immagini religiose e carte da gioco. Già da un secolo comunque si usavano tecniche simili, non per stampare su carta ma su tessuto.
Gutenberg iniziò a lavorare alla sua pressa nel 1436, dice il sito, e impiegò quattro anni per completarla. Il telaio era di legno.
Il meccanismo che imprime la pressione sul foglio e i caratteri è basato su quello delle presse da uva: c’è una grossa vite che spinge in basso il meccanismo quando si tira una leva.
Nel 1448 la tipografia è in funzione. Le prime bibbie, quelle delle 40 righe per pagina, vengono stampate a partire da due anni dopo.
Nel 1455 Gutenberg stampa 180 copie della Bibbia delle 42 righe.
Prima di venderle, finisce in bancarotta. Il finanziatore si appropria di tutto il materiale. Scrive il sito che viene perfino accusato di stregoneria, perché pretendeva che i libri fossero stati copiati a mano, e sembrava strano che fossero identici tra di loro. Dovette spiegare qual’era la tecnica usata per evitare il processo.
Tutte le lettere erano ottenute col processo di stampa, ma poi venivano aggiunte delle rifiniture a mano con inchiostri di altri colori. La stampa in vari colori diversi (da imprimere in fasi successive) venne inventata più avanti, sempre nello stesso secolo.
La stampa arriva in Italia nel 1464, prima a Subiaco, poi a Roma, grazie a persone che avevano imparato l’arte in Germania o Austria.
Nel 1467 viene realizzato il primo libro illustrato con incisioni in metallo, che prendono gradualmente il posto di quelle in legno.
Alla fine del decennio a Venezia si lavora a realizzare i caratteri romani moderni, che non tentano di imitare la scrittura a mano ma aspirano a forme perfette come quelle che si vedono sui monumenti romani.
All’inizio degli anni settanta la stampa arriva anche in Spagna e in Inghilterra. Poi è il turno della Danimarca.
L’ultima data della pagina, 1499, è dedicata a Manuzio e Griffo. Il primo è l’editore che stampò libri “in ottavo”, un formato portatile, mentre il secondo è l’artigiano che gli disegnò i caratteri, tra cui i primi italici (corsivi).
Commenti
Posta un commento