Telegraph, Ludlow Tempo
Cercando la parola telegraph in Myfonts vengono fuori 14 risultati. Alcuni non hanno niente a che vedere col telegrafo, altri prendono ispirazione dai titoli dei quotidiani britannici (il Daily Telegraph, si suppone). Ma il primo della lista si chiama Telegraph e ha un bello specimen in cui viene simulato un telegramma degli anni 50, con l’intestazione Western Union. All’epoca agli uffici postali venivano dati dei fogli stampati con l’intestazione della compagnia e tutta una serie di indicazioni, più uno spazio bianco per il testo del messaggio e gli eventuali timbri. Le telescriventi non erano predisposte per andare a capo, quindi il messaggio veniva stampato, tutto in maiuscolo, su striscioline di carta che poi un impiegato/a provvedeva a tagliare manualmente, cospargere di colla e incollare rapidamente nello spazio bianco a disposizione.
Nello specimen il font viene utilizzato appunto per il testo sulle striscioline incollate.
Il carattere è commercializzato in quattro versioni: Natural, con tutte le imperfezioni derivanti dalle scannerizzazioni dei documenti d’epoca (difetti derivanti dalla stampa, dall’inchiostro, dalla carta); Clean, dove è stato corretto solo il bordo, avvicinandolo alla forma ideale che le lettere avrebbero dovuto avere al netto delle limitazioni tecniche; Straigth, come Natural ma con le lettere allineate sulla linea di base, in maniera tale da avere un andamento meno ballonzolante; infine Clean Straight, dove vengono appunto effettuate sia le correzioni di forma che di allineamento.
Il disegnatore è Gennady Fridman, la fonderia è la russa ParaType.
Tendenzialmente si tratta di un senza grazie, anche se qualche decorazione qua e là c’è: sulla T, sulla L, sulla I.
Su tutto Myfonts i caratteri taggati telegram sono solo 15. Alcuni non c’entrano niente coi telegrammi, altri magari sono normali caratteri typewriter.
Mi colpisce il Parcel, Michael Wallner, The Type Fetish, solo lettere maiuscole, senza grazie, condensato, con uno specimen interessante.
E il Tempo, di Steve Jackaman, Red Rooster Collection, senza specimen, di cui si dice solo che è basato sul peso medio del Ludlow Tempo.
Ludlow Tempo? Che roba è? Identifont non conosce neanche un font che si chiami Tempo. E però sul web ce ne sono varie versioni, anche gratuite come quella che sta su FontSpace (mancante di Kerning tra la T e la e).
Su Myfonts ci sono le versioni di Adobe e Linotype, in solo due stili, Heavy Condensed e Heavy Condensed Italic.
Spiega la didascalia che il disegnatore fu un certo Hunter Middleton, nel lontano 1930/31. Ispirato dal Futura, geometrico ma con influenza umanistica, usato per giornali, stampa commerciale, in questa versione adatto per i titoli. E basta.
Ma c’è una cosa che mi lascia ad occhi sgranati negli specimen mostrati dal sito di Devroye (che non corrispondono con ciò che si vede su Myfonts): nella versione Ludlow Tempo Medium, la t ha l’asta verticale rettilinea, che non curva in basso a destra, mentre la a non è quella del Futura, ma è una a a due livelli. Una accoppiata che è caduta completamente in disuso, e che ho cercato per un sacco di tempo visto che un carattere del genere l’avevo visto usato per le voci della Enciclopedia Universo, pubblicata in Italia all’inizio degli anni Sessanta.
Sul web ci sono molte foto dei volumi dell’enciclopedia dall’esterno, ma poche delle pagine, e tutte illeggibili.
Assurdo che questo ramo della tipografia sia stato completamente dimenticato al giorno d’oggi. Ma almeno da qualche parte rimane qualche traccia che dimostra che è esistito.
La versione gratuita che sta su FontSpace riprende appunto questa strana accoppiata tra t e a. Il font viene messo all’ultimo posto della lista dei sette proposti dallo stesso autore (Barry Stock Fonts).
Anche il Tempo della RedRooster ripropone la stessa soluzione, aggiungendoci le imperfezioni sui bordi per simulare una stampa d’epoca.
Nello specimen il font viene utilizzato appunto per il testo sulle striscioline incollate.
Il carattere è commercializzato in quattro versioni: Natural, con tutte le imperfezioni derivanti dalle scannerizzazioni dei documenti d’epoca (difetti derivanti dalla stampa, dall’inchiostro, dalla carta); Clean, dove è stato corretto solo il bordo, avvicinandolo alla forma ideale che le lettere avrebbero dovuto avere al netto delle limitazioni tecniche; Straigth, come Natural ma con le lettere allineate sulla linea di base, in maniera tale da avere un andamento meno ballonzolante; infine Clean Straight, dove vengono appunto effettuate sia le correzioni di forma che di allineamento.
Il disegnatore è Gennady Fridman, la fonderia è la russa ParaType.
Tendenzialmente si tratta di un senza grazie, anche se qualche decorazione qua e là c’è: sulla T, sulla L, sulla I.
Su tutto Myfonts i caratteri taggati telegram sono solo 15. Alcuni non c’entrano niente coi telegrammi, altri magari sono normali caratteri typewriter.
Mi colpisce il Parcel, Michael Wallner, The Type Fetish, solo lettere maiuscole, senza grazie, condensato, con uno specimen interessante.
E il Tempo, di Steve Jackaman, Red Rooster Collection, senza specimen, di cui si dice solo che è basato sul peso medio del Ludlow Tempo.
Ludlow Tempo? Che roba è? Identifont non conosce neanche un font che si chiami Tempo. E però sul web ce ne sono varie versioni, anche gratuite come quella che sta su FontSpace (mancante di Kerning tra la T e la e).
Su Myfonts ci sono le versioni di Adobe e Linotype, in solo due stili, Heavy Condensed e Heavy Condensed Italic.
Spiega la didascalia che il disegnatore fu un certo Hunter Middleton, nel lontano 1930/31. Ispirato dal Futura, geometrico ma con influenza umanistica, usato per giornali, stampa commerciale, in questa versione adatto per i titoli. E basta.
Ma c’è una cosa che mi lascia ad occhi sgranati negli specimen mostrati dal sito di Devroye (che non corrispondono con ciò che si vede su Myfonts): nella versione Ludlow Tempo Medium, la t ha l’asta verticale rettilinea, che non curva in basso a destra, mentre la a non è quella del Futura, ma è una a a due livelli. Una accoppiata che è caduta completamente in disuso, e che ho cercato per un sacco di tempo visto che un carattere del genere l’avevo visto usato per le voci della Enciclopedia Universo, pubblicata in Italia all’inizio degli anni Sessanta.
Sul web ci sono molte foto dei volumi dell’enciclopedia dall’esterno, ma poche delle pagine, e tutte illeggibili.
Assurdo che questo ramo della tipografia sia stato completamente dimenticato al giorno d’oggi. Ma almeno da qualche parte rimane qualche traccia che dimostra che è esistito.
La versione gratuita che sta su FontSpace riprende appunto questa strana accoppiata tra t e a. Il font viene messo all’ultimo posto della lista dei sette proposti dallo stesso autore (Barry Stock Fonts).
Anche il Tempo della RedRooster ripropone la stessa soluzione, aggiungendoci le imperfezioni sui bordi per simulare una stampa d’epoca.
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